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Influenzati? 6 milioni Col virus? 9 mila

Il Paese si è desertificato, le attività economiche si sono fortemente rallentate, il terrore (sentimento di forte paura e di vivo sgomento) si è diffuso in modo abnorme, per cui la maggior parte dei cittadini è fortemente spaventata.
Una virologa importante ha fatto presente che in una normale stagione invernale circa sei milioni di cittadini prende l’influenza, quasi tutti guariscono e solo una parte di essi muore perché probabilmente già aveva delle patologie importanti.
Il rapporto fra sei milioni e novemila fa comprendere come tutte le precauzioni prese dal governo siano state eccessive rispetto al virus, causando un danno al Paese che si comincia a stimare fra i settanta e i cento miliardi. Questo danno creerà morti e feriti, molti di più di quelli che potrebbe provocare il virus.
La tremenda paura che ha attanagliato anche gli scienziati è derivata soprattutto dalla sorpresa di un qualcosa non ancora identificabile ed identificato, perché il virus nessuno sa cosa sia né come affrontarlo: la paura dell’ignoranza.

Secondo alcuni scienziati quest’oggetto misterioso ha sorpreso il nostro sistema immunitario, il quale – come è noto – ogni giorno uccide miliardi di batteri, di virus e di germi di ogni genere, già conosciuti, ma quando arriva un nemico del tutto nuovo, anche il nostro meraviglioso gendarme ha difficoltà. Tuttavia, siccome è intelligente, non solo appronta nuove difese, ma prende le misure al nemico sconosciuto per accentuare e migliorare tali difese.
Vi è anche un’opinione diffusa negli ambienti medici, secondo la quale i sistemi immunitari delle diverse persone fra di loro dialogano e si trasmettono informazioni con la conseguenza che si rinforzano reciprocamente.
Intendiamoci, questi sono ragionamenti comuni di chi non è addetto ai lavori, però hanno una logica che è altrettanto valida di chi ha il dovere di agire secondo scienza e coscienza, in base a dati certi ripetuti e ripetibili in prove analoghe.
È il buonsenso che dovrebbe prevalere quando si verificano situazioni nuove di emergenza. Ma non sempre questo accade come nella vicenda che vi raccontiamo.
Aerei vuoti, scuole ed università chiuse, stadi blindati, ma le fabbriche, per fortuna, sono rimaste aperte, i servizi pubblici soprattutto quelli essenziali come sanità, trasporti e forze dell’ordine continuano a funzionare. Le raccomandazioni sono valide, ma ognuno le deve utilizzare col buonsenso comune.
Nei diversi decreti del Presidente del Consiglio (Dpcm) vi sono dei divieti abnormi e del tutto inefficaci, frutto più di irresponsabilità che di buonsenso. Intendiamoci, riteniamo che qualunque governo di qualunque colore li avrebbe presi. Quindi questa non è una critica all’attuale compagine governativa.
Eppure, se il governo avesse avuto un po’ più di coraggio, con la consapevolezza di affrontare qualche rischio in più, non sarebbe arrivato a questa situazione che ha di fatto fermato il Paese.
Stolte sono quelle persone che non vogliono correre rischi di sorta, dimenticando che la vita è tutta un rischio e che ciascuno di noi vive in un rischio perenne, compreso quello della cessazione del corpo, che può arrivare all’improvviso, senza che ce ne rendiamo conto.

Ripartire e ritornare all’ordinario sarà molto difficile perché, se da un canto è facile essere pessimisti, all’opposto viene di salita essere ottimisti. In verità bisognerebbe essere realisti e concreti, capaci di valutare i pro e i contro di ogni circostanza, bilanciandoli bene, evitando eccessi nell’uno o nell’altro caso.
In questa vicenda, che crea lacrime e sangue per la popolazione, soprattutto quella più debole, non vi è stato un giusto equilibrio fra il problema virus e i rimedi adottati, che sono stati di gran lunga superiori, per quantità e numero, rispetto al problema stesso.
Non sappiamo se i fatti ci daranno ragione. Lo verificheremo fra un paio di mesi. Una cosa è del tutto chiara: il governo dovrà mettere molta più energia per il ritorno alla normalità di quanto ne ha messa per sfasciare la normalità.
È veramente un peccato che un nuovo indebitamento, che potrà arrivare anche a 10-15 miliardi, venga impiegato per riparare guasti conseguenti alla pavidità piuttosto che per fare crescere il Paese.