La pandemia, la rabbia e l’ignoranza. Le conseguenze del Covid-19 rischiano di essere anche politiche e sociali
Quanto a lungo possiamo ancora resistere?
Alla fine di ottobre, un programma televisivo ha invitato come ospiti due giovani immigrati cinesi per discutere della causa del “virus cinese” e dell’ipotesi di un risarcimento da parte della Cina. I due poveri ragazzi parlavano un italiano fluente; tuttavia, quando vieni mitragliato dalle accuse, non importa quanto tu sia ragionevole, raramente qualcuno è disposto ad ascoltarti. Il programma si è rivelato una trappola, puntava a esasperare i due giovani con discorsi fuori luogo arrivando alle accuse di lavoro illegale. Era uno spettacolo aberrante, che però ha fatto sì che la gente simpatizzasse per i due ragazzi cinesi.
Ammiro questi giovani che, per difendere la dignità della madrepatria, hanno il coraggio di scendere sul campo di battaglia e schivare i colpi del nemico. A “fare fuoco” c’erano anche alcuni deputati, che sbraitando reclamavano un risarcimento da parte della Cina.
Anche io sono stata “gentilmente” invitata a prendere parte allo stesso programma Tv, ma non ho osato accettare; non si batte un soldato con la ragione, e io avevo paura di trovarmi davanti qualche guerrafondaio a cui non avrei saputo oppormi, data l’educazione cinese con cui sono cresciuta.
Dal giorno in cui la città di Wuhan venne messa in quarantena, noi cinesi d’oltremare non abbiamo mai avuto un giorno di pace. I primi tempi la gente ci guardava come se fossimo dei virus ambulanti e, chi più chi meno, venivamo emarginati. Capisco però che questa discriminazione era legata al virus, alla paura di contrarre una malattia infettiva, e non a una questione sociale. Era una sensazione condivisa da sessanta milioni di cinesi d’oltremare, il cui morale è sprofondato nelle tenebre.
A marzo, l’epidemia si è diffusa anche in Italia: il paziente zero non aveva nulla a che vedere con la Cina, ma le persone continuavano comunque a imputare l’origine del virus al mio Paese.
Come se non bastasse, ogni giorno Donald Trump ricordava, ringhiando, che la Cina doveva pagare un risarcimento per aver provocato la diffusione del “virus cinese”. I media italiani davano quotidianamente spazio alla voce dell’America, ma mai a quella della Cina, nonostante ogni giorno il portavoce del Ministero degli Esteri cinese rispondesse alle accuse. Così, senza nemmeno accorgercene, il concetto “il virus viene dalla Cina, quindi la Cina deve risarcire il mondo” è diventato una realtà. Ecco quanto sono potenti i media: se ogni giorno ti ripetono che una cosa bianca è nera, prima o poi anche coloro che credono fermamente che sia bianca cederanno.
Sono trascorsi nove mesi dall’inizio dell’epidemia in Italia. Cosa ha fatto la comunità cinese in questo tempo? All’inizio molti distribuivano mascherine ai vicini oppure agli enti pubblici italiani, poi si sono rinchiusi in casa aspettando la fine di questo incubo.
La situazione aveva iniziato a migliorare davvero, l’enorme numero di infetti e di decessi era lentamente diminuito fino all’arrivo dell’estate, quando i casi sono scesi ad alcune centinaia. La gente credeva che la fine dell’epidemia fosse imminente.
Ma al ritorno dalle vacanze estive è arrivata la seconda ondata e, durante l’altalena delle elezioni americane, il virus si è inferocito. Non si può negare che, se la situazione epidemica globale è arrivata a un livello simile, è anche per il cattivo esempio dato dagli Stati Uniti. Si dice che l’America sia il grande fratello del mondo, ed è per questo che teme l’ascesa della Cina, che potrebbe prenderne il posto. Quello che non è chiaro, è che se anche un giorno la Cina dovesse diventare la prima economia mondiale, il suo ruolo sarebbe completamente diverso da quello che ricopre oggi l’America; senza contare che, essendo un Paese in via di sviluppo, ha ancora tanta strada da fare. Le nostre ideologie sono troppo diverse perché il successo della Cina nel contenimento dell’epidemia possa essere preso da esempio.
Alcuni occidentali prevedono che, in caso di guerra tra Cina e Stati Uniti, tutto il mondo si schiererà dalla parte degli americani.
A lungo la Cina ha subìto l’isolamento da parte dei Paesi occidentali. Negli anni ’60, a causa della rottura dei rapporti con la Russia prima e di tre anni di calamità naturali poi, il popolo cinese ha sofferto la fame. Inoltre, i danni causati da undici anni di Rivoluzione Culturale hanno reso la Cina un Paese povero, almeno fino agli anni ‘80.
Tuttavia, questi anni di arretratezza e di povertà hanno reso il popolo cinese più forte e, quando il Paese ha aperto la sua economia al mondo esterno, questa forza è esplosa. Così, negli ultimi quarant’anni, l’operosità del popolo e il vantaggio demografico del Paese hanno portato la Cina alla prosperità.
Durante la pandemia il governo cinese ha dimostrato il suo valore e l’acume della sua strategia politica. Tutta la Cina si è unita per aiutare Wuhan e la rigidezza delle misure di contenimento ha fatto sì che il Paese non sprofondasse. I cittadini sapevano che una quarantena temporanea poteva impedire l’altrimenti inesorabile diffondersi del virus: non avevano bisogno dei controlli della polizia in strada per rispettare le regole.
Un giorno l’Occidente si chiederà: davvero abbiamo fatto tutto correttamente? E davvero la Cina aveva torto? Riusciremo mai a toglierci dalla testa le teorie complottiste?
L’origine del virus è una questione scientifica, non politica e soprattutto non può essere ipotizzata o lasciata all’immaginazione. Il 15 novembre i media hanno annunciato che la diffusione del virus in Italia era iniziata già a settembre del 2019, allontanando così Wuhan dalla gogna.
Abbiamo vissuto per dieci mesi ricevendo ogni tipo di accusa; quello che sentivamo dire al telegiornale e nei programmi TV ha avuto effetti devastanti sulla nostra mente. Eravamo terrorizzati dalla minaccia costante del virus, e circa settecento immigrati cinesi si sono ammalati. Tutte le attività commerciali sono state messe in pausa, condividendo la stessa sofferenza delle aziende italiane. I nostri compatrioti in Cina non possono nemmeno immaginare i problemi che abbiamo noi cinesi d’oltremare.
Quanto a lungo possiamo ancora resistere? In futuro, non ci saranno più attacchi così crudeli durante i programmi TV, smetteranno di condannare la Cina e dovranno abbandonare l’idea di ottenere un risarcimento.
Ma quando finirà questa epidemia?
La strada per tornare a casa è ancora lunga, ma la determinazione a combattere l’epidemia al fianco degli italiani è sempre più debole. Dove troveremo il coraggio?
我们还能忍耐多久?
十月底,某电视台针对“中国病毒”的传播与赔偿为主题进行了讨论, 拉去两个在意大利长大的华侨二代作为主嘉宾。可怜的中国小伙子意大利语说得地道, 但面对机枪群射,再有理也少有人听。而且这节目设的陷阱很深,不时会激怒华人青年, 说出过头的话,而又被人戴上不守法的帽子。节目让人看得心里憋气,也同情敢于上场的华人青年。
我佩服这些年轻人,他们为了捍卫祖国的尊严,敢于上战场,被敌人射击。 开枪的人也有政府的议员,叫嚣中国赔偿论。
我也被此电视台“盛情”邀请,没敢去,我怕秀才见兵,有理说不清,更怕胡搅蛮缠,受中国文化教育长大,着实不是对手。
从武汉封城那天,我们身居海外的华侨就没过一天好日子。最初被人当病毒看待, 大小歧视都有。可以理解,歧视的缘由来自病毒,传染病问题,不归罪于社会问题。 六千万海外华侨对于歧视,多少都有感受,从那时起,心里蒙上阴影。
3月,意大利疫情爆发了,虽然零号病人与中国无关,但人们坚信病毒非来自中国不可。
接着,美国川普天天叫“中国病毒”,天天嚷着要中国人赔偿。意大利电视就天天播放来自美国的声音,尽管中国外交部发言人每天回击,意大利的电视并不播报。无意间,“病毒来自中国, 中国政府要对全世界赔偿”成为真理。传媒工具力大无比,白色的东西如果每天被说成黑的,终有一天,即便坚信白色的人也会动摇,怀疑自己。
意大利疫情爆发初始至今,九个月过去了。这九个月华侨经历了什么?在最初的日子,很多人把口罩分发给许多意大利公共部门和邻居,然后平静地居家,等待疫情好转的日子。
真的好转了,巨大的感染和死亡数字慢慢下降,直到夏日的百十来个人感染,几个人死亡。人们以为疫情结束的日子就在不久的将来。
假期结束了,第二波疫情来了,随着美国大选的跌宕起伏,病毒来得更加凶猛。 不得不说这次全球疫情糟糕到这样的程度,美国做了坏的榜样。如果说美国是全世界的老大哥,而且他们极为害怕中国有一天成为第一,大哥的地位将被动摇。尚不知即便有一天中国经济强盛到世界第一,也不会与美国今天的样子同日而语。更何况作为发展中国家,中国还有太长的路要走! 中国的抗疫成功不会被人拿来做榜样,因为意识形态不同。有西方人士预测如果中美真的打起来,中国方面没有朋友,世界都是美国的哥们。
中国曾经被西方孤立过很长时间。在六十年代初因为与俄罗斯的决裂, 加上三年的自然灾害让中国百姓甚至受到饥饿之苦。加上中国11年文化大革命的损失, 直到80年代初,中国仍是一个贫穷的大国。
多年的经济落后让中国人积蓄了力量,当国家开放,经济自由,这股力量爆发了, 以中国人的勤劳智慧,以中国市场的人口红利,在四十年间不断走向富强。在抗疫的过程中,政府的力量是强大的,决策是英明的,全中国支援武汉,严格的封城换来整个中国没有走向危险的深渊。中国百姓知道暂时的居家可以躲避长久的病毒危害,不需要警察在路上检查, 公民需要有道德底线。
西方能否有一天自问一下:我的一切都是正确的?中国的都是错误的?能不能不总以为别人有阴谋?
病毒来源是科学问题,不是政治问题,更不是可以假设或者臆想的问题。在11月15日,意大利各大媒体公布了2019年9月在意大利已经传播的新闻,为武汉摘去了帽子。
我们在各种诽谤中生活了10个月,一些电视新闻和个别节目对我们的心理伤害是巨大的,病毒的威胁令人恐惧,每天的感染就在身边,华侨约有700余人感染。 所有的商业活动处于半停滞的状态,与意大利企业一起受着煎熬。这一切是国人无法想象的。
我们还能忍耐多久?未来,电视台的节目再不会上演那样残酷的攻击节目, 因为他们再无法治罪于中国,向中国索要赔偿的贪心也只好收了。但是,这疫情什么时候是头?
回家的路漫漫,与意大利人一起抗疫的决心在不断坍塌,谁能再给我们勇气?
Testi di Hu Lanbo, 胡兰波 – Traduzione di Giulia Carbone