I recenti tragici fatti di Palermo e Caivano, con branchi di adolescenti che stuprano senza, all’apparenza, capire la gravità del loro gesto; i troppi femminicidi di uomini che poi davanti ai magistrati sembrano non avere neanche un minimo di quella lucida follia con cui vengono etichettati e contraddistinti. E ancora i tanti giovani che hanno manifestato problemi psichici a causa del perdurare del lockdown per la pandemia. La perdita di valori che una volta apparivano un collante per la società e la gravità della società dell’apparire anziché dell’essere. Di questo e altro abbiamo parlato col direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asp di Catania, Carmelo Florio.
Dottore cosa sta accadendo ai giovani e dove stiamo andando?
“Negli ultimi 40 anni la domanda e i bisogni di salute mentale sono profondamenti cambiati. In particolare sono i soggetti che oggi arrivano nei nostri ambulatori, soprattutto nella fascia dei giovani, ad essere radicalmente diversi. Tant’è che cambiando la domanda, anche i nostri servizi si sono dovuti adattare a questi bisogni emergenti. Nella nostra Asp c’è un servizio che si occupa della psicopatologia dell’adolescenza. è dedicato a soggetti di fascia di età compresa tra i 14 e i 18 anni che si rivolgono al nostro servizio per una serie di problematiche comportamentali. Stiamo parlando non soltanto di giovani con problematiche evidenti e rilevanti, ma di giovani per i quali noi ci prefissiamo di arrivare il prima possibile ad apportare correttivi prima che queste problematiche sfocino in patologie evidenti e nell’età adulta in un vero e proprio disturbo mentale”.
In particolare nei giovani d’oggi quali sono le particolarità che suonano come un campanello d’allarme?
“Oggi una delle condizioni emergenti è caratterizzata dai disturbi della personalità. Ed è una condizione che è collegata naturalmente alle determinanti sociali e culturali. Un mondo individualista, un mondo dove la componente narcisistica è diventata prevalente, un mondo in cui i riferimenti riguardano solo l’area del piacere, non sono più soddisfacenti per i minori. Quindi i giovani vanno alla ricerca di sensazioni forti. Inoltre in certi gruppi soprattutto sottolineo anche l’aspetto del consumo di sostanze stupefacente che è chiaramente un mix esplosivo nei giovani. Se poi si aggiunge a questo che la cornice sociale, istituzionale, la Scuola e le famiglie sono profondamente cambiati, il quadro è perfettamente delineato”.
Insomma viviamo in una società che è radicalmente cambiata in peggio, ma questa non è una novità di oggi…
“No, ma oggi sono saltati molti di quei confini che una volta erano ancora presenti”.
La pandemia oggi come ha influito nei comportamenti mentali di adolescenti, ma anche di una parte degli adulti?
“Noi abbiamo alcuni dati che non si riferiscono soltanto al numero di accessi che sono aumentati nei nostri ambulatori. Nella fascia dei giovani l’incidenza di patologie collegate alla pandemia è molto aumentata. E questo ce lo dice il numero di accessi e i dati anche sul rischio maggiore di comportamenti suicidari nei giovani che è allarmante. In pronto soccorso con una cadenza costante arrivano giovani con pensieri suicidi. Oggi il tema primario è quello della ‘disregolazione emotiva affettiva’. è come se il nostro sistema di controllo dell’emotività e dell’affettività, soprattutto nella fascia adolescenziale, appaia profondamente turbato”.
Beh, in questa problematica tutti chiamano in causa la dissoluzione della famiglia in quanto istituzione che impartisce comportamenti corretti…
“Certo, il tema della famiglia è uno dei più importanti. Una famiglia molto delegante non fa altro che aggravare nell’adolescente una visione distorta della società. Se poi saltano anche i meccanismi di ascolto, vicinanza, tolleranza, allora la situazione diventa difficile da riequilibrare. Un papà o la mamma distratta da altre vicende stanno a significare che molti giovani spesso non hanno quei riferimenti che una volta erano presenti”.
Come fate ad aiutare questi giovani. E ci sono strumenti e servizi adeguati alla crescente richiesta di aiuto?
“Intanto è bene dire che i servizi di Salute mentale sono allo stremo. Purtroppo la Salute mentale rischia di diventare la cenerentola della Sanità. è molto più facile parlare di malattie cardiovascolari, malattie infettive….ma non si parla di Salute mentale che torna alla ribalta solo quando, ad esempio, ci sono gruppi di giovani che commettono condotte devianti dal punto di vista sessuale. Ora a parte il fatto della carenza di risorse il dato è allarmante e l’Agenas dice che la Salute mentale in Italia, in termini di risorse, sconta un gap negativo del 45% e conferma che in Italia le persone affette da malattie mentali sono meno importanti di malati di altre patologie. Dal punto di vista dell’approccio terapeutico, invece, stiamo affrontando il fenomeno sotto un duplice aspetto, mettendo in campo nuovi servizi adeguati e nuove competenze, in un approccio trasversale tra vari esperti di branche differenti, perché il malato mentale non appartiene soltanto al mondo della salute mentale, ma anche da altri settori, come l’aspetto del disturbo della personalità che non lo curi soltanto con gli psicofarmaci, oppure richiudendo il paziente in una comunità, togliendomi il pensiero e saltando una serie di passaggi proiettati alla prevenzione”.
Senta oggi abbiamo a che fare con numerosi femminicidi quasi sempre opera di giovani. Qual è quel meccanismo che è saltato nella nostra società?
“Il rischio è che questi episodi vengano etichettati come opera di un mostro o di un folle, come se dietro questi efferati fatti ci sia un comportamento folle. Avviene questo perché è molto più rassicurante per la persona trovare un contenitore che noi chiamiamo ‘tour-court follia’ in cui inseriamo di tutto e di più. Invece bisogna fare molta attenzione a non psichiatrizzare condotte che noi potremmo individuare solo come abnormi, cioè che sfuggono alla norma. In realtà siccome la violenza è in una condizione multidimensionale e ha tutti aspetti che ci spingono a dire che laddove non c’è una percezione e il riconoscimento dell’altro, quest’altro perde di significato e diventa un disvalore. Purtroppo in questi casi viene superato il limite che viene collegato a un sistema narcisistico della persona”.
Allora siamo davanti a persone che potrebbero non avere alcun vero disturbo mentale…
“Ci sono soggetti in cui il deserto dell’affettività è molto marcato e l’altro può diventare una minaccia. Di recente a Catania abbiamo stabilito un rapporto di collaborazione con la questura e un pool di magistrati che si occupano di questi generi di reati di volenza sulle donne. Per soggetti ammoniti e stalker abbiamo attivato un servizio dedicato all’ascolto di questi individui. Abbiamo già avuto 300 soggetti segnalati, ma meno del 15% di questi avevano un passato caratterizzato da un disturbo mentale già certificato. Per il resto un 50% non è mai venuto all’appuntamento. Quelli che invece sono venuti al colloquio hanno minimizzato, negato i fatti e non avevano alcun tipo di coscienza. Ciò conferma quanto è difficile incidere in questo mondo in cui non c’è una reale malattia mentale…”.