Damiano Caruso al Giro di Sicilia per vincere, l'Etna farà la differenza

Damiano Caruso al Giro di Sicilia per vincere, “La scalata sull’Etna farà la differenza”

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Damiano Caruso al Giro di Sicilia per vincere, “La scalata sull’Etna farà la differenza”

Nunzio Currenti  |
venerdì 08 Aprile 2022

Damiano Caruso è già in Sicilia da qualche giorno e si sta allenando sull'Etna ammirandone anche i paesaggi. Il campione ibleo si racconta al QdS.

L’alba sul Vulcano è un quadro già disegnato. La Natura regala emozioni. Le sforna. Tutto attorno al Rifugio Sapienza è uno scenario da favola. Damiano Caruso prepara il Giro di Sicilia in un universo, tra natura e mistero, che ci invidiano in tutto il mondo.

Oltre agli allenamenti il campione ibleo, secondo al Giro d’Italia dello scorso anno, si nutre delle sensazioni speciali della sua terra. È pronto a vivere quattro giorni da copertina in Sicilia (si parte il 12 da Milazzo) undici anni dopo l’ultima apparizione, a quel campionato italiano del 2011 corso ad Acicatena. Quanta acqua è passata sotto i ponti per Caruso. Lui ne è consapevole, ma è una responsabilità pronto a caricarsi sulle spalle, alla guida della Nazionale di Bennati. “Si sono create le condizioni per essere al via, non sono con la Bahrain, ma avrò con me tanti giovani pronti a fare bene””.

Damiano Caruso

Cosa è cambiato dall’ultima volta in Sicilia?

“Per me era un sogno essere lì con la maglia della Liquigas e al campionato italiano. Ero un Caruso acerbo. In questi anni è cambiato tanto. Il cambio di ritmo è arrivato in termini di risultati, nella testa e nella mentalità è cambiato tanto. Mi sono tolto questo auto-blocco che avevo io. Oggi raccontiamo un’altra storia degli ultimi due anni. Dalla vittoria in Spagna, nel circuito di Gexto, è cambiato tanto. Sono arrivate vittorie e prestazioni importanti”.

Proprio quest’anno alla Tirreno Adriatico si è presentato con credenziali importanti rispetto al passato.

“Ho avvertito la differenza rispetto al passato, prima poteva essere magari una percezione che ero al loro livello. Adesso ne ho avuto la piena conferma. Giusto avere un approccio alle gare da pari, non da battuto. Si parte per vincere, poi alla fine puoi cedere, ma sempre a testa altissima”.

Parte per vincere il Giro di Sicilia.

“Certamente sì. L’impegno che ci sto mettendo in questa gara è come se preparassi un grande appuntamento. Non sono certo uno che snobba gli appuntamenti. Il Giro di Sicilia per me è uno straordinario appuntamento. Sono consapevole che verrà tanta gente a vedermi. Promesse di vittoria? Non di certo, ma ce la metterò tutta per ben figurare”.  

Analizziamo il percorso di questa edizione.

“Secondo me è disegnato bene. La presenza di tante Continental renderà le tappe molto combattute e con tanti attacchi. Tante squadre cercheranno di mettersi in forma. Da Milazzo a Bagheria sarà sulla carta destinata a velocisti. L’arrivo a Caltanissetta sarà un arrivo più interessante, potrebbe arrivare una fuga. La terza tappa, che si completa a Piazza Armerina, dovrebbe avere lo stesso copione della giornata precedente. La quarta che arriva sull’Etna si addice alle mie caratteristiche e deciderà la classifica”.

L’ultima tappa quali insidie nasconde?

“Ho provato il percorso. Presenta diversi spunti tecnici e non poche difficoltà. Da Mascali, il finale è una vera cronoscalata dal mare alla montagna. Gli ultimi tre chilometri, che portano a Piano Provenzana, faranno la differenza. I presupposti ci sono tutti”.

Chi sono i favoriti?

“Nibali e Pozzovivo sono in uno stato mentale importante e li vedremo protagonisti. Non si può sottovalutare nessuno. Nelle ultime gare in questo primo scorcio di stagione sono emersi diversi outsider. Quindi occorre massima attenzione. Ci proveremo senz’altro”.

Pogacar continua a inanellare successi.

“Impressionante. Non ha paura, quando decide di attaccare fa la differenza. Prende l’iniziativa in discesa, in salita, in rettilineo. Per lui non fa la differenza. Corre alla maniera che colpisce e fa innamorare la gente”.

È cambiato anche il modo di correre.

“Le corse sono diventate più belle. Più imprevedibili ed emozionanti. Ormai è cambiato il metodo di approccio alla gara. Si corre per vincere e non per il piazzamento. La gente non vuole vedere corse noiose, vuole emozionarsi”.

Anche la sua condotta in gara ne ha beneficiato?

“Quando mai si era visto attaccare il secondo del Giro a 50 chilometri dall’arrivo. Il mio 75 per cento della carriera l’ho già corso. Ho scelto di chiudere il percorso, divertendomi”.

Nella sua carriera l’Etna è diventata una tappa obbligata”.

“Proprio così. Non solo per gli allenamenti. Un esempio? Amo passeggiare. Una mattina mi sono alzato alle 6. Ho visto l’alba dal Sapienza. Sono momenti che mi sono ricavato nel mio lavoro e che mi hanno dato grande serenità. Ho ammirato il paesaggio e le straordinarie bellezze del Vulcano”.

Quante differenze tra le due vittorie nei Grandi Giri dello scorso anno?

“All’Alpe Motta attaccai per paura e voglia di vincere. La miglior difesa è l’attacco, del resto. Alla Vuelta fu incoscienza pura. Ho creduto nell’impresa. In quelle due ore da solo ho pensato agli allenamenti”.

Lei ha fatto emozionare molte persone.

“Sono fortunato, avere avuto la possibilità di regalare la gioia a tanti innamorati di questo sport. Un giorno potrò spiegarglielo a miei figli. Ha un senso tutto”.

credit foto: pagina fb Damiano Caruso Fans Club

Nunzio Currenti

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