Tra i “veleni” degli invasi siciliani, la metà in stato chimico non buono - QdS

Tra i “veleni” degli invasi siciliani, la metà in stato chimico non buono

Michele Giuliano

Tra i “veleni” degli invasi siciliani, la metà in stato chimico non buono

sabato 17 Dicembre 2022

Risultati del monitoraggio dell’Arpa: il 53% dei bacini artificiali presenta tassi elevati di mercurio. Più “rassicuranti” le condizioni ecologiche: sufficienza per il 74% dei corpi idrici analizzati

PALERMO – Più della metà degli invasi siciliani monitorati dall’Arpa ha uno stato chimico non buono, e almeno due terzi sono appena sufficienti in riferimento al proprio stato ecologico. Una condizione dovuta, secondo i dati raccolti e messi a disposizione dall’Arpa Sicilia, principalmente al superamento delle “sostanze prioritarie” quali, tra tutti, il mercurio. Soltanto gli invasi di Cimia, Garcia, Prizzi, Rosamarina, Biviere di Lentini, Piana degli albanesi, Poma e Santa Rosalia, hanno presentato uno stato chimico buono. Complessivamente, per tutti gli invasi monitorati, risulta che circa il 74% ha uno stato ecologico sufficiente e il 53% uno stato chimico non buono. In particolare, si registra uno stato ecologico buono soltanto per gli invasi Garcia, Piano del Leone, Prizzi e Piana degli Albanesi.

Per gli invasi che hanno raggiunto un valore, per lo stato ecologico, appena sufficiente, la motivazione è dovuta principalmente ai valori piuttosto elevati per l’indice LTLeco, collegato principalmente al concetto di trasparenza. Nella relazione dell’Arpa, a questo riguardo viene fuori un consiglio agli uffici regionali: “La Regione – si legge – dovrebbe valutare se l’origine del fattore limitante che riguarda la trasparenza dipenda dalla naturale presenza di particolato sospeso dovuta alle caratteristiche naturali del corpo idrico. In questo caso potrebbero essere derogati i limiti di classe previsti per il calcolo dell’indice LTLeco”.

In particolare, gli elementi chimici presenti in quantità elevate sono state registrate nell’invaso di Ancipa, Castello, Cimia, Nicoletti, Pozzillo. E ancora, nell’invaso Villarosa-Morello, Piana degli Albanesi (che, nonostante questo, raggiunge comunque un valore buono nella media dei diversi fattori considerati) e Poma.

Il monitoraggio dei corpi idrici, che siano laghi o invasi, è effettuato ai sensi della direttiva quadro europea sulle acque (2000/60/Ce), recepita in Italia dal decreto legislativo 152/2006 e prevede la valutazione dello stato di qualità dei corpi idrici significativi sulla base di parametri e indicatori ecologici, idrologici e chimico-fisici. La direttiva individua, tra gli obiettivi minimi di qualità ambientale, il raggiungimento per tutti i corpi idrici dell’obiettivo di qualità corrispondente allo stato “buono” e il mantenimento, se già esistente, dello stato “elevato”.

Nel caso degli invasi, comunque, non è possibile raggiungere lo stato di “elevato”, a causa della loro non naturalità idromorfologica. In Sicilia, purtroppo, in pochissimi hanno raggiunto i valori minimi considerati necessari dalla normativa, nonostante la Regione abbia redatto l’aggiornamento del “Piano di gestione del distretto idrografico della Sicilia” del 2010, relativo al 2° ciclo di pianificazione (2015-2021).

L’adozione del “Piano di gestione di distretto” impegna fortemente tutti gli enti per competenza, sulla base dello stato dei corpi idrici, a mettere in campo tutte le azioni e le misure necessarie atte al mantenimento e al raggiungimento dello stato di qualità “buono”. Nei casi in cui non è stato possibile raggiungere tale obiettivo nel 2015 – termine stabilito dalla direttiva – era prevista sia la possibilità di prorogare questi termini al 2021 o al 2027, sia la possibilità di derogare per mantenere obiettivi ambientali meno rigorosi, motivandone le scelte. Il “Piano di gestione del distretto idrografico della Sicilia” del 2010 individua 34 corpi idrici lacustri significativi, di cui solo tre risultano essere di origine naturale (Biviere di Cesarò, Biviere di Gela e Lago di Pergusa).

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