Investimenti, investimenti, investimenti, Sicilia al fallimento se non ci si muove - QdS

Investimenti, investimenti, investimenti, Sicilia al fallimento se non ci si muove

Carlo Alberto Tregua

Investimenti, investimenti, investimenti, Sicilia al fallimento se non ci si muove

sabato 17 Ottobre 2020

È inutile girarci attorno: le parole non risolvono i problemi e neppure le intenzioni. Occorrono atti concreti perché la situazione sociale ed economica della nostra Isola esca dal letargo e dal degrado, per altro esistenti prima dell’epidemia.
La carenza di infrastrutture (reti ferroviarie Lav, autostrade, strade), il territorio disastrato, molti Comuni in stato di prefallimento, i rifiuti solidi urbani che stanno sommergendo la Sicilia e tanti altri problemi irrisolti nei decenni, non vengono affrontati con determinazione e concretezza perché il guaio peggiore della Sicilia è il personale pubblico, soprattutto quello regionale, abituato a non far niente, che segue la vecchia regola: ‘Lo stipendio è un vitalizio, il lavoro si paga a parte’.
Il grido di dolore del Presidente della Regione: ‘Il settanta percento del personale regionale è inutile’ è una denunzia importante seppur tardiva. Noi lo scriviamo da decenni e i precedenti Presidenti, da Cuffaro, a Lombardo, fino a Crocetta ci rispondevano che non era vero perché la Regione siciliana ha più incombenze di altre.

Se la burocrazia non funziona, tutta la ruota economica e sociale rallenta e persino si ferma, perché nel nostro territorio non vi sono attività produttive, come nelle Regioni del Nord, l’agricoltura annaspa, il turismo è stato un settore florido lo scorso anno per sei mesi e poi si è fermato, i cantieri sono bloccati, i fondi europei non utilizzati completamente.
Per contro vi sono oltre 18 mila pensionati regionali ed altri continuano ad andare in pensione, mandando in deficit il Fondo. Ma non si tiene conto delle pensioni che vengono erogate direttamente dalla Regione.
Di fronte ad una situazione così disastrata ci vogliono forti attributi mentali, e non solo, oltre ad una forza di volontà fuori dal comune per tentare di rimettere sui binari questo treno lentissimo e quasi sempre a rischio di deragliamento.
Ovviamente questo sforzo eccezionale viene richiesto al Presidente della Regione, che è consapevole di tutto quanto è scritto precedentemente. Un Presidente che ha saputo scegliere molti assessori di valore e che quindi è in condizione di affrontare questo stato di guerra che, ribadiamo, è precedente all’epidemia, da nono usare come alibi.
Occorre un piano di guerra perché il virus ha peggiorato molto la situazione. è come se ad un malato grave arrivasse un’ulteriore malattia. Il dato più preoccupante è quell’arretramento del Pil che sintetizza la patologia dell’Isola e cioé quasi sette miliardi in meno che fanno ritornare l’economia al 1993.
Se questa è la diagnosi, e sfidiamo chiunque a provare il contrario, la cura dev’essere da cavallo, senza guardare in faccia nessuno, senza perdere più tempo e mettendo in atto tutti i rimedi e le risorse disponibili con la massima rapidità.
Ecco, il fattore tempo è determinante. Se ad un malato non si somministrano le medicine tempestivamente, si aggrava e finirà per morire. Non credo che vi sia qualcuno che auspichi la morte civile del popolo siciliano, ma se non si fa l’impossibile per evitarla, essa inesorabilmente arriverà.
E chi, se non il Presidente della Regione, deve impugnare il comando che tutte le norme dello Statuto gli attribuiscono e mettere in atto quei provvedimenti essenziali per ricominciare una salita impervia, ma indispensabile e urgente?

Aprire tutti i cantieri, approvare tutti i progetti conformi alle norme europee e farli finanziare dalla Commissione, emettere il bando per insediare gli undici termocombustori, uno per ogni ex-area industriale, ora attribuite ai relativi Comuni.
A proposito di rifiuti, dobbiamo contestare le balle che hanno scritto giornali e televisioni a proposito di una sentenza del Tar per un ricorso presentato dalla Regione Marche. Hanno scritto che il Tar aveva annullato il Dpcm Renzi in materia. Se avessero letto la sentenza, come abbiamo fatto noi, si sarebbero accorti che il Tar del Lazio aveva semplicemente detto che è comunque necessaria la Vas (Valutazione ambientale strategica) e non ha annullato il Dpcm. Conseguenza è che, se Musumeci, prendendo coraggio, pubblica il bando che prevede la Vas, il Ministero si può attaccare al tram e con esso il relativo Ministro, che usa due pesi e due misure fra Nord e Sud.

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