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L’ironica e vulcanica Marisa Laurito si racconta: “Credo nella potentissima energia dell’amore”

L’ironica e vulcanica Marisa Laurito si racconta: “Credo nella potentissima energia dell’amore”
Marisa Laurito

Va in scena “Vasame”. Il 3 e 4 gennaio al teatro Abc di Catania e dal 7 al 9 al Golden di Palermo

Un tornado di erre moscia, accento napoletano e risate brillantemente condensati in una donna libera, che ha sempre fatto quel che voleva. Ironica, vulcanica, nazionalpopolare nel senso più verace del termine. La verve straordinaria di Marisa Laurito torna felicemente alla ribalta portando in scena l’amore, universale, rivoluzionario. Quello di “Vasame”.

Dall’incontro artistico con Enzo Gragnaniello nasce uno spettacolo, diretto da Massimo Venturiello, che esplora il sentimento umano in tutte le sue forme, dal desiderio alla perdita, dalla speranza alla memoria. Il mezzo è un entusiasmante concerto che, prodotto da Acast Produzioni in coproduzione con Compagnia Moliere, farà tappa in Sicilia dal 3 al 4 gennaio 2026 all’Abc di Catania (inserito nell’abbonamento alla nuova stagione Turi Ferro al Teatro Musco con la direzione artistica di Francesca Ferro) e dal 7 al 9 gennaio 2026 al Golden di Palermo.

Un’esperienza emotiva che trascende il tempo e le convenzioni. Potremmo dire una sorta di messa laica dedicata all’amore?
“È così! Abbiamo voluto fortemente questo spettacolo per portare in giro il seme dell’amore che sembra essere sparito. Succubi come non mai dell’egoismo politico che bada solo all’economia, piuttosto che a riscoprire l’umanesimo di cui in Italia eravamo maestri. Purtroppo oggi siamo circondati da aggressività, violenza ed egocentrismo. Dobbiamo invece recuperare la scuola dell’anima, che è fatta di emozioni, amore universale, rispetto per sé e per gli altri”.

È sempre una questione di cuore?
“Il cuore viene prima di ogni cosa, e l’energia di Enzo Gragnaniello si è unita alla mia. Splendidamente”.

Come si sente nelle vesti di “gran sacerdotessa” del sentimento?
“Sono molto a mio agio, perché è tutta la vita che studio per non arrabbiarmi, facendo meditazione e corsi che mi portano a essere sempre più lontana dall’orrore che ci circonda”.

In un simile contesto, quanto spazio occupa l’ironia?
“L’ironia è la base, la leggerezza con cui va affrontata la vita. Leggerezza non superficialità, bada bene”.

Tra dolcezza e crudeltà, malinconia e spensieratezza, l’amore è l’essenza stessa della vita: una vibrazione che si espande e richiama l’eco di una Napoli primordiale e viscerale. Una città che vive nei cuori e nelle voci di chi sa ascoltarla.
“Napoli è regina dell’amore, non per altro il mio amico Luciano De Crescenzo la definiva l’ultimo baluardo dell’umanità. È la madre, con il Vesuvio che è la mia montagna sacra. È il luogo del cuore da cui non vorrei mai distaccarmi. È casa mia. Tutto il bello che Napoli sa dare mi appartiene”.

Radici secolari che affondano nella scaramanzia e nella superstizione. Anche lei una praticante?
“Scaramanzia e superstizione non fanno per me, anche se Eduardo De Filippo diceva: ‘Essere superstiziosi è da ignoranti, non esserlo porta male’”.

Allargando la riflessione, in cosa crede?
“Credo nell’energia potentissima dell’amore. Amore universale, energia salvifica. Credo nel potere del cervello che può attrarre tutto quello che vogliamo, se lo vogliamo”.

Passione ed energia che si irradiano anche in un’altra controversa realtà come quella della Sicilia.
“La Sicilia è un’isola lussuriosa: la bellezza, il cibo, il melodramma, il mare… la amo”.

A una personalità vulcanica come la sua, proiettata verso l’esterno, capita spesso di fare introspezione?
“Faccio autoanalisi fin da giovanissima. Un attore, se vuole svolgere bene il proprio lavoro, non può vivere senza fare introspezione e senza analizzare la psicologia dei personaggi che interpreta”.

Gli attori si dividono in quelli che “si credono” e quelli che hanno la misura delle cose. L’esuberante Marisa Laurito a quale categoria appartiene?
“Sono in continua evoluzione. Non credo di essere ‘arrivata’, cerco sempre di migliorare. Mi trovo mille difetti, e questa è una grande fortuna perché imparo sempre ogni giorno qualcosa di più. Men che meno appartengo a quelli che hanno la misura delle cose”.

Popolare è un termine che vuol dire tutto e il contrario di tutto. Per lei cosa significa?
“Quando ho iniziato, volevo solo diventare brava e mantenermi con il mio lavoro. La popolarità quindi è stato un di più, un grande regalo che devo al pubblico. Sono stata molto fortunata perché, per strada, cammino tra gente che mi abbraccia, mi vuole bene, mi ringrazia per le risate che ho fatto fare. E non potevo sperare di meglio! Ci saranno anche quelli che non mi sopportano, ma non me lo dicono”.

Scatenata chanteuse dalla irresistibile “mossa” esaltata da applausi entusiasti, è attrice, cantante, presentatrice, ballerina, conduttrice, scrittrice e, da tempi non sospetti, anche pittrice.
“Ho iniziato a tredici anni a dipingere. Mio padre voleva che facessi la pittrice, che mi sposassi ecc. Io invece volevo diventare un’attrice. E ce l’ho fatta! Attrice, cantante, conduttrice, ballerina – si fa per dire – ballicchio (ride, ndr). Pittrice lo sono da tanto, e ho trovato una critica d’arte, in tarda età, che mi ha lanciata anche in quest’ambito. Arbore mi ha fatto diventare autrice attraverso l’improvvisazione, ma un artista ha cinque sensi e li deve usare tutti senza mettere limiti ai propri talenti”.

L’arte declinata dunque nei suggestivi quadri che realizza. Ma anche nella fotografia, nelle installazioni, nella creazione di vasi, lampade, ciotole. Non deve essere facile contenere un tale caleidoscopio di versatilità?
“Ho timidamente tentato una nuova strada. D’altronde, cos’è un artista se non un coraggioso esploratore che tenta, che sente, annusa, gioca, corre avanti agli altri, regalando a mani piene il proprio entusiasmo incorruttibile e la propria energia instancabile! So bene che non c’è sperimentazione senza rischio di errore e questa è una grande forza, oltre al talento e allo studio. Adoro le vittorie, ma accetto le sconfitte come salite da cui ricominciare a ricostruire e finalmente volare. Non come fallimenti. In ‘Casa Laurito forme d’Arte’ ho sperimentato altre mie passioni e duttilità. Ho mischiato, impastato colori, materie e tessuti. Ho creato da sola, e questo già mi rende felice. Se piacerà anche a voi ne sarò fiera e, se dovesse essere altrimenti, ritenterò ancora. Non so dove né come, ma so che ritenterò”.