Ormai, quando siamo giunti alla fase conclusiva dei “lavori”, la quarta manovra del governo Meloni giunge al suo perfezionamento. Ancora però, restano da delineare diversi dettagli: dal taglio sugli stipendi dell’Irpef ai possibili benefit economici, quindi imprese, spese militari e il settore della Difesa.
Manovra governo Meloni, al lavoro per migliorare le pensioni
Uno dei capitoli ancora abbastanza da “lavori in corso” resta però quello delle pensioni, con il congelamento – per almeno un biennio – degli scatti che alzano l’età pensionabile che rimane una priorità del governo Meloni. Attualmente fissato a 67 anni, previsto dal primo gennaio del 2027 lo scatto – a meno di interventi – a 67 anni e 3 mesi. Ma il governo ragiona anche sull’ampliamento di condizioni che permettano l’uscita anticipata dal lavoro per tutti gli idonei a tale misura.
In tal senso, tra le ipotesi sul tavolo del governo Meloni c’è quella di autorizzare l’utilizzo volontario del Tfr per aiutare i contributi misti ad andare un po’ prima in pensione, ma c’è ancora molto da discutere i questo tema.
Il settore degli stipendi. Le attenzioni sul ceto medio della popolazione
Per quel che riguarda gli stipendi invece, tutte le strade portano a una riduzione della pressione fiscale sul ceto medio. In questa ottica valutata dai vertici statali, la riduzione dell’aliquota mediana Irpef che va dal 35% al 33 sui redditi compresi tra i 20 e i 50.000 euro porterebbe un cospicuo beneficio economico da massimo 440 euro (in caso di guadagno di 50.000 euro). Il costo dell’operazione è stimato intorno ai due miliardi di euro.
Tra le varie proposte ideate per la popolazione di ceto medio, l’eventuale taglio dell’imposta sul reddito per le persone fisiche oltre che la possibile detassazione straordinaria, tredicesima e lavoro festivo. Per i buoni pasto si continua ancora a lavorare, con una soglia di esenti che potrebbe essere elevata: si pensa a più rispetto agli attuali 8 euro previsti dalla legge.
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Imprese, sconto Ires e manovre sulla Difesa
In manovra inoltre, si lavorerà con insistenza sugli investimenti alle imprese (si vuole rendere strutturale lo sconto da Ires), per quel che riguarda la Difesa – senza procedure Ue – 12 miliardi di euro potrebbero venire destinati alle spese militari per i prossimi tre anni. Da questo punto di vista, il governo sembra abbia la volontò di portare le spese per il comparto al 2,5% del pil nel 2028, e la spesa aggiuntiva per la difesa rischia però di fare un “buco” nei conti, ciò comporterebbe l’attivazione della salvaguardia nazionale (clausola) per evitare una nuova procedura d’infrazione per deficit eccessivo.
Tornando alle misure ideate per le imprese infine, di qualche giorno fa le parole del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso: “Stiamo programmando di realizzare una misura di incentivo orizzontale, come sono stati Industria 4.0 e Transizione 5.0, che utilizzi solo risorse nazionali”, ha dichiarato nei giorni scorsi in proposito il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

