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Irragionevole durata del processo penale

Corte Costituzionale bacchetta il Governo

È passata sotto silenzio la sentenza 278/2020 della Corte Costituzionale che ha salvato la sospensione della prescrizione nei procedimenti penali, rimasti fermi dal 9 marzo all’11 maggio 2020. Tali norme sono pervenute da diversi Tribunali in quanto i giudici hanno riscontrato che la sospensione retroattiva della prescrizione appariva come una lesione delle garanzie costituzionali.
La Corte ha ricordato alcuni principi costituzionali: quello di legalità della norma penale, che si affianca al diritto di difesa, alla presunzione di innocenza e alla ragionevole durata del processo.
Per quanto sia stata salvata la sospensione della prescrizione, tuttavia la Corte ha avvisato che interverrà quando vi saranno rinvii dai Tribunali relativi a questioni manifestamente irragionevoli o sproporzionate, in relazione alla gravità del reato, per cui, quando lo Stato non ha operato con un processo tempestivo, l’imputato ha “diritto all’oblio”.

La sciagurata legge 3/2019 sulla prescrizione è stata oggetto di innumerevoli censure perché lo Stato non può nascondere la propria inefficienza, facendo durare i processi a tempo indeterminato, con una prescrizione illimitata che serve come pannicello, atto a nascondere la deficienza istituzionale della durata dei processi. Allora si disse che tale legge doveva essere modificata rapidamente, ma, come si sa, l’incaponimento dell’ex ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha impedito che si ritornasse su una decisione contraria ai principi costituzionali.
La stessa Corte ha scritto che: “Non può non notarsi l’eccessiva durata di giudizi che già solo in primo grado, ancora in corso, hanno esaurito il tempo massimo di prescrizione”.
La riforma dei processi civile e penale è all’ordine del giorno del Governo Draghi, anche perché essa è una condizione sine qua non che ha posto l’Unione europea per usufruire delle risorse del Recovery Plan. Ricordiamo che tale riforma dovrà essere affiancata da altre due, essenziali, e cioé quella della Pubblica amministrazione e del Fisco. Ma ve n’è una quarta, quella delle Pensioni, che viene anch’essa richiesta dall’Unione europea per rendere compatibile il sistema previdenziale con il bilancio dello Stato.
La riforma della Giustizia deve partire dai criteri di semplificazione delle leggi e di riduzione di tutti i tempi morti dei processi, che producono lungaggini senza fine e che tengono sulla graticola gli imputati per quanto riguarda il processo penale, e le parti, per quanto riguarda quello civile.
La digitalizzazione, che continua a progredire, seppure in modo non rapido, dovrebbe aiutare a ridurre i tempi dei processi per portarli a quella che è definita ragionevole durata. Ma non basta. Serve che si completi l’organico dei magistrati, carente di almeno mille unità, e quello del personale di cancelleria e amministrativo, carente di molte migliaia di unità.
Vi è poi una questione non secondaria riguardante la Giustizia e cioè quella dei giudici onorari di tribunale (got), i procuratori onorari e i giudici di pace. Si tratta di laureati in giurisprudenza cui vengono assegnate funzioni delicate, senza essere passati da concorsi che, in qualche modo, ne validino la capacità.

Affidare la Giustizia a persone di cui non si conosce la preparazione è pericoloso. Dobbiamo tuttavia rilevare che nelle tre categorie di giudici non togati vi è una gran parte di persone preparate, coscienziose, che svolgono un ottimo lavoro. Dunque, non è in discussione la presenza di tali giudici non togati nel sistema giudiziario, ma l’assenza di passaggi concorsuali che possano testimoniare la loro competenza professionale.
Certo, il compito del Professore Draghi è improbo e lo sarà in particolare quando dovrà affrontare questa riforma, ma egli ha i requisiti, la capacità, l’equilibrio e il buonsenso necessari perché dia le direttive che costituiranno il binario su cui dovrà essere formulata tale riforma.
Siamo convinti, inoltre, che il neo presidente del Consiglio punterà anche all’utilizzo di un linguaggio semplice e privo di richiami ad altre leggi, consentendo così a ogni nuovo testo di essere omnicomprensivo ed esaustivo.
Fra non molto avremo la prova di quanto scriviamo.