Irrilevanza generazionale - QdS

Irrilevanza generazionale

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Irrilevanza generazionale

Giovanni Pizzo  |
domenica 31 Luglio 2022

La Sicilia e la tattica quotidiana della sopravvivenza personale. Tre dati a dimostrazione dell'irrilevanza dell'isola, tutto si decide a Roma.

Ci si stupisce, con falsa sorpresa, di un dato politico tutto siciliano. La Sicilia una volta era laboratorio, ma per esserlo devi avere degli scienziati, ed è dai tempi di Rino Nicolosi, ed in opposizione Crisafulli, che non abbiamo menti politiche capaci di elaborare strategie. Da anni ci limitiamo solo alla tattica quotidiana della sopravvivenza personale. C’è da dire che è anche ovvio considerando il clima di diffidenza, tradimento, odi e rancori in cui l’isola è profondamente immersa da trent’anni.

Ma il dato antropologicamente più evidente del fatto che l’isola sia irrilevante, e tutto ormai viene deciso a Roma, ci sovviene da tre dati.

Il primo è la senilità di gran parte della classe dirigente siciliana. Quando si è giovani, per impeto, desiderio di affermazione, anche incoscienza, si è inclini a fare di testa propria, affermare idee e pulsioni. Quando si è più che maturi, possiamo anche definire anziani sul dato politico, si predilige la prudenza, la paura di sconfitte, l’appoggio su qualcuno che si prenda cura, anche se per convenienza, di noi. Ci si affida, come quegli anziani che si fanno ritirare la pensione dai figli o dai nipoti. Si tende, per la paura del futuro, che non è più così immaginifico, a volare bassi, a spegnere le ambizioni, e a mangiare minestrine, più che rosolare carni sode di difficile masticazione. Questo in gran parte spiega la rinuncia a scegliere, in autonomia nell’isola, il suo destino politico, e l’affidavit a badanti romani.

Il secondo dato è quello istituzionale. Una volta eravamo la Regione dell’Autonomia. Oggi, soprattutto dall’abolizione della camera di compensazione che era rappresentata dal Commissario dello Stato, buona parte delle norme siciliane sono impugnate per default da parte dell’ufficio legislativo di Palazzo Chigi. È come se viaggiassimo con un vigile urbano con il blocchetto delle contravvenzioni seduto nel sedile posteriore. Alla faccia dell’Autonomia.

Il terzo dato è economico. La Sicilia è povera. Sono poveri i suoi abitanti, dato stratosferico in Italia, sono povere le sue imprese, sono poveri i conti della Regione. Il bilancio regionale è asfittico, sulla parte variabile, rispetto agli impegni ed ai problemi dell’isola. Pertanto dipendiamo enormemente dalla Finanza pubblica Romana. E chi dipende economicamente sarebbe velleitario se non lo fosse anche politicamente.
Solo una ribellione concettuale e politica potrebbe invertire il trend. Ma se notate nella Storia dell’umanità i rivoluzionari sono tutti giovani, non sono ultrasessantenni o settantenni posizionati su poltrone e sgabelli.

Hasta la vista Comandante!

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