ACI CASTELLO – Proteggere le praterie di posidonia oceanica dai fondali dell’Area marina protetta Isole Ciclopi. È questo il cuore di un progetto che sarà finanziato con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, attualmente al vaglio della commissione tecnica-specialistica dell’assessorato regionale al Territorio chiamata a valutarne i potenziali effetti ambientali. Nello specifico, all’esame del organismo indipendente guidato da Gaetano Armao c’è la Vinca, la valutazione d’incidenza ambientale che viene attivata nel momento in cui i territori interessati dagli interventi siano aree protette. Come nel caso dei fondali antistanti le località di Acitrezza e Aci Castello, ormai da tanti anni sotto regime di tutela nonostante le persistenti minacce rappresentate dalla mancanza di un sistema di depurazione all’altezza e l’attuale presenza di scarichi a mare.
Ma se su quest’ultimo fronte, l’auspicio è quello che il problema venga risolto con il completamento e l’entrata in funzione del collettore fognario che dovrà portare i reflui verso l’impianto di Pantano d’Arci, per quanto riguarda la protezione della posidonia l’attenzione è rivolta nei confronti della riorganizzazione dei punti di ormeggio delle imbarcazioni. L’obiettivo è quello di fare in modo che l’uso delle ancore non danneggi la vegetazione nei fondali. A riguardo il Pnrr alla misura M2C4, investimento 3.5 prevede fondi per il ripristino e la tutela dei fondali e degli habitat marini con “azioni su vasta scala finalizzate a invertire l’attuale tendenza al degrado di tali ecosistemi”.
Per riuscire a salvaguardare la posidonia oceanica, l’Area marina protetta Isole Ciclopi ha avviato una mappatura e un monitoraggio delle attuali condizioni dei fondali, a cui ha fatto seguito la decisione di presentare una proposta, frutto anche di un accordo con l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), riguardante l’installazione di tre campi ormeggio. “Il progetto – si legge nella relazione inviata alla Cts della Regione – prevede misure di conservazione e protezione dell’habitat attraverso l’installazione di tre campi boe di ormeggio, l’imposizione, secondo la normativa nazionale, di divieto di ancoraggio e di pesca all’interno degli stessi, la gestione, la sorveglianza e il monitoraggio ambientale”. Nello specifico, l’intenzione è quella di costituire due nuovo campi di ormeggio, denominati Sud 1 e Sud 2, mentre per il terzo, denominato Nord e situato nei pressi della frazione acese di Capomulini, si prevede la sostituzione “con eliminazione di una struttura precaria”.
Per quel che concerne i due campi boe che sorgeranno per la prima volta si parla di quasi 90mila metri quadrati: il campo Sud 1 sarà ampio 47mila metri quadrati e sarà dotato di 23 boe di ormeggio, di cui 12 gavitelli per imbarcazioni inferiori ai sette metri e mezzo di lunghezza, e undici destinati a mezzi nautici al di sotto dei dodici metri; il campo Sud 2, invece, occuperà una superficie di circa 40mila metri quadrati e avrà 19 boe, delle quali sei per le imbarcazioni più piccole e le restanti 13 per natanti fino a dodici metri di lunghezza.
“I gavitelli verranno agganciati al fondo, a seconda delle caratteristiche dello stesso, applicando una redancia con tassello fissato con resina epossidica sulla roccia basaltica – si legge nella parte della relazione in cui si descrivono le tecniche “ecocompatibili” con cui saranno progettati i campi boe – Dall’ancoraggio partirà una linea di ormeggio fino ad un jumper pretensionatore per evitare lo strisciamento sul fondo del cavo di ritenzione in cavo di poliestere ad alta resistenza. L’ultimo metro della linea di ormeggio del jumper – continua il documento – sarà in catena genovese zincata a caldo per evitare il rischio di troncamento della linea di ormeggio ad opera delle eliche di diportisti poco accorti. Dal jumper partirà una catena fino all’estremità inferiore della boa di ormeggio di forma doppio troncoconica”.
Adesso la palla passerà alla Cts, a cui spetterà tenere conto anche delle attuali condizioni dei fondali. “La prateria di posidonia oceanica, compatta e in buono stato di conservazione nell’area a sud dei faraglioni lungo la direttrice parallela alla costa che punta verso il castello normanno di Aci Castello – viene spiegato nella relazione su cui si svilupperà la Vinca – ricopre il 7,7 per cento dell’intera superficie del sito, mentre la presenza di Posidonia nel settore nord, sempre lungo la costa nell’area tra l’Isola Lachea e capo Mulini, su batimetriche che partono dai 10 metri sino ai 22 è diffusa a matte tra la roccia e in nuclei di ricolonizzazione strutturati sulle aree sabbiose posizionate tra l’area chiamata Galatea e l’abitato di Aci Trezza, formando una semiprateria vulnerabile ai danni da ancoraggio”.
Per la realizzazione dei campi boe con i fondi del Pnrr, sarà imprescindibile rispettare le scadenze. In tal senso, tutto dovrà essere completato entro il mese di giugno del prossimo anno.