Le isole minori italiane, scrigni di biodiversità e di bellezze naturalistiche, sembrano trovarsi ancora in una fase di stallo per quanto riguarda l’applicazione di strategie per la sostenibilità ambientale. Il flusso del turismo di massa, le attività economiche e commerciali, l’espansione urbana, comportano rischi come l’inquinamento, la perdita di habitat e la pressione sulle risorse naturali.
A fare il quadro sui piccoli territori insulari è il Rapporto “Isole Sostenibili 2025”, curato dall’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche e da Legambiente. L’analisi ha preso in considerazione 26 piccole isole abitate in Italia, amministrate da 33 Comuni che ospitano più di 188 mila abitanti residenti, sulla base di dati del 2023 di fonti nazionali ed europee. Dai dati emerge che la transizione ecologica, in generale, procede a rilento, sebbene non manchino degli esempi virtuosi. Ne parliamo con Francesco Petracchini, tra gli autori del Report, direttore del Dipartimento scienze del sistema Terra e tecnologie per l’ambiente del Cnr.
Direttore Petracchini, rispetto all’anno scorso, come si presenta l’indice di sostenibilità nelle isole? “Abbiamo potuto riscontrare che l’indice di sostenibilità del 2025 si attesta al 46,8%, appena l’1,3% in più rispetto al 2024 e questo dato ci dimostra che c’è ancora molto da fare in queste aree. Tra le isole minori, le più virtuose sono l’Isola di San Pietro (indice del 62%, +8% rispetto al 2024), seguita dall’Isola di Capri (61%, -1%), Sant’Antioco (57%, -3%) e le Isole Tremiti (55% come nel 2024). I dati raccolti si devono allo studio dell’Osservatorio ‘Isole Sostenibili’ di Legambiente fondato nel 2018”.
Quali sono gli elementi più critici che ostacolano il percorso verso un maggiore equilibrio?
“La raccolta differenziata ad esempio fa fatica a decollare: nel 2023 si attestava al 58%, un incremento di appena il 2% rispetto all’anno precedente, ancora sotto l’obiettivo europeo del 65% , nonostante alcune isole come Ustica (93%) e Favignana (85%) si distinguano in positivo. Prendendo come periodo di riferimento i dati dal 2017 al 2023 (escludendo dalle valutazioni gli anni 2020 e 2021 influenzati dal periodo del Covid) e analizzando la variazione di anno in anno della quantità di rifiuti urbani prodotti, differenziati e del secco residuo, si nota come la quantità di rifiuti urbani generati sia cresciuta nel periodo considerato con un tasso medio del 6% all’anno. Questo dato medio dei 33 comuni presenti sulle isole minori indica scarsa attenzione alle politiche necessarie di prevenzione. Sul fronte delle fonti energetiche si è registrato un aumento nel fotovoltaico che, tra il 2021 e il 2023, ha visto crescere la potenza installata del +116%, superando in media il 50% del target fissato dal DM 2017. I casi più positivi sono Ustica (+153%) e Ventotene (+93%). Ma per il resto solo 7 delle 26 isole analizzate sono interconnesse alla rete elettrica nazionale, mentre le altre 19 dipendono ancora da costosi e inquinanti gruppi elettrogeni a gasolio. Infine, va assolutamente migliorata la gestione delle risorse idriche per evitarne la dispersione”.
Nelle isole siciliane quali aspetti bisogna ancora migliorare?
“È fondamentale accelerare il processo di decarbonizzazione e l’installazione di fonti rinnovabili, promuovere politiche innovative di gestione dei rifiuti a livello locale”.

