Non si prospetta un autunno facile per il commercio in Sicilia. Nelle stime preliminari Istat per la Sicilia nel mese di novembre, per le vendite al dettaglio si parla del -0,2% in valore e del -0,3% in volume rispetto al mese precedente, quindi ottobre 2023. Su base annua, sempre per la Sicilia, si prevede, a novembre, un +2,1% in valore e un -3,8% in volume. Sono questi i dati di partenza dai quali partirà l’analisi di Confcommercio Sicilia nella due giorni organizzata al Verdura Resort di Sciacca (lunedì e martedì). L’associazione parla di un quadro complicato e di uno stato di “permacrisi”, di crisi permanente dopo il Covid, l’aumento del costo delle materie prime, l’inflazione e adesso le crisi legate alla situazione internazionale.
A ottobre, sempre in Sicilia, rispetto al mese precedente di settembre, sono risultate in diminuzione sia le vendite dei beni alimentari (-0,2% in valore e -0,7% in volume) che quelle dei beni non alimentari (rispettivamente -0,3% e -0,4%). A livello tendenziale, i beni alimentari sono cresciuti del 4,9% in valore e sono diminuiti del 3,8% in volume, mentre i non alimentari registrano una variazione negativa sia in valore (-0,3%) sia in volume (-4,4%). Da qui la preoccupazione che, al di là del periodo delle festività natalizie, sino alla fine dell’anno il segno “-” possa essere il leit motiv sia della grande distribuzione quanto delle vendite al dettaglio, alla luce di una sempre più persistente contrazione dei consumi. L’elaborazione è dei dati dal centro studi Confcommercio.
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La prossima settimana tutte le articolazioni della confederazione del commercio si confronteranno per tracciare un punto sul lavoro che è stato fatto ma anche su quello che c’è da fre. “Insieme alla permacrisi, viviamo un altro fenomeno nuovo: c’è chi l’ha chiamata de-globalizzazione, chi l’ha chiamata ri-globalizzazione, chi nuova globalizzazione”, spiega chiarisce il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti, “di sicuro, siamo all’alba di una nuova geografia mondiale della politica e dei mercati, dove globale e locale si incrociano e si ricompongono in maniera inedita. E, in questo contesto, la Sicilia deve essere chiamata a ritagliarsi il proprio ruolo, deve riuscire a farsi spazio. Ma questo non potrà accadere se non andremo incontro a una stagione nuova da attuare per il mondo delle imprese, da un lato, e per quello delle istituzioni dall’altro, che spesso viaggiano su binari paralleli, senza mai incontrarsi”. Per questo Manenti parla di “necessità” di un incontro-confronto, “senza cui progettare il futuro, proprio perché ci stiamo confrontando con situazioni critiche, non è possibile”.
Ma a temere per la tenuta dei consumi sono anche gli analisti della grande distribuzione organizzata che vedono come l’inflazione stia erodendo la capacità di acquisto delle famiglie italiane e a conferma di questo trend al ribasso ci sono anche di dati elaborati dall’osservatorio Jakala-Confimprese. Secondo i dati relativi a settembre la Sicilia ha subito un calo di vendite nel settore ristorazione, abbigliamento-accessori e altro retail del -2,8% (nonostante il boom turistico). Un dato che presenta una marcata volatilità nei dati relativi alle città di provincia. A cominciare da Palermo a +4,3%, in pieno recupero rispetto al negativo di agosto, seguita da Messina a +3,2%. Tutte le altre province registrano flessioni importanti, soprattutto Siracusa -8,7% e Ragusa -7%. Trapani chiude a -6,1%. Caltanissetta presenta perdite più contenute -2,6%.