Istat, due milioni di nuovi poveri - QdS

Istat, due milioni di nuovi poveri

Carlo Alberto Tregua

Istat, due milioni di nuovi poveri

mercoledì 01 Novembre 2023

La speculazione colpisce ancora

In questi giorni, l’Istat ha accertato (statisticamente) due milioni di nuovi poveri, che si addizionano ai 3,5 milioni “certificati” precedentemente. Sono considerati tali quelli che hanno un Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) basso, cioè chi percepisce proventi intorno ai settecento euro al mese.

D’altra parte, però, lo stesso Istituto di statistica qualche giorno fa ha accertato, sempre nel medesimo modo, un’economia sommersa di 192 miliardi. Se si confrontano i due dati opposti, si capisce che la verità non è nel primo e neppure nel secondo, perché delle due l’una: o è vero che c’è una ricchezza non evidenziata del valore prima indicato, e allora non ci possono essere quei poveri segnalati, ovvero il rovescio e cioè, se vi sono quei poveri segnalati, non vi può essere quella economia sommersa. Occorre che i due dati si confrontino e si trovi una spiegazione.
La statistica è una materia interessante, ma non è il “Vangelo di Santa Messa”.

In ogni caso, anche se i poveri fossero meno dei 5,5 milioni indicati, sicuramente ci sono. La povertà diffusa è anche conseguenza della guerra russo-ucraina, poiché quando improvvidamente l’Unione europea, accodandosi agli Usa, decise di applicare le sanzioni economiche nei confronti della Russia, scattò il meccanismo dell’inflazione, cui si aggancia come un vagoncino quello della speculazione.
Ricordiamo che le sanzioni non hanno riguardato solo il blocco parziale (che poi non ha funzionato) della fornitura di petrolio, ma anche sequestri di yacht e di altre proprietà in Italia dei magnati russi, ritiro di qualche gruppo imprenditoriale da Mosca, San Pietroburgo ed altre importanti città, ed iniziative simili.
Tuttavia, molti gruppi imprenditoriali non hanno seguito queste indicazioni ed hanno mantenuto e potenziato le loro attività economiche in quell’immenso Paese.

Inflazione e speculazione hanno tartassato le fasce economiche basse della popolazione perché hanno ridotto il potere di acquisto di oltre il venti per cento in tre anni, cosicché chi percepiva uno stipendio netto di 1.500 euro, oggi – la stessa cifra – ha un valore effettivo inferiore a 1.200 euro mensili.
Dunque, la povertà vera è sensibilmente aumentata. Però, non possiamo non evidenziare ulteriormente come quell’enorme valore dell’economia sommersa nasconda centinaia di migliaia o forse milioni di falsi poveri, i quali lo sono ai fini dell’Isee, ma sotterraneamente sono pieni di soldi, con i quali fanno un’attività lussuosa di auto Gran Turismo, ville, viaggi, ricevimenti e via enumerando, tutto ovviamente incassando e pagando al di fuori del mondo fiscale.

Non vi sono dati certi su quanto scriviamo all’infuori di quelli ufficiali dell’Istat, ma la deduzione che abbiamo fatto sopra sembra incontrovertibile perché non c’è dubbio che il denaro in nero che circola in Italia sia in quantità sproporzionata e sia alimentato dall’uso dei contanti, che serve proprio per mascherare le attività illecite.
Infatti, è illogico ed anacronistico che con la comodità di carta di credito e bancomat, con l’accredito automatico di stipendi e pensioni, col pagamento digitale di bollette di ogni genere, ancora vi sia qualcuno che preferisca il contante, che per altro è oltre la metà dei mezzi di pagamento circolanti.

La speculazione è un fenomeno che difficilmente si può combattere perché è la risultante di tante piccole azioni per ogni passaggio dei beni, dall’origine al bancone di vendita. Siccome i passaggi sono decine, basta mettere un quid per ognuno di essi, col ché il prezzo di vendita di un bene o di un servizio aumenta in modo ingiustificato proprio perché fuori dal ciclo economico.

Così è. Sfidiamo chiunque a smentire quanto scriviamo. Per cui, ci risulta inspiegabile la decisione relativa alle sanzioni, di maestri di macroeconomia, i quali sapevano benissimo che sarebbero scattati i due fenomeni prima indicati: inflazione e speculazione.

La Banca Centrale Europea, nella decisione di qualche giorno fa, ha mantenuto il tasso al 4,5 per cento perché si è accorta che il costo del denaro così elevato aveva rallentato molto l’economia. Ma il cancro dell’inflazione c’è ed è ancora alto. Ci vorranno alcuni anni per condurlo alla ragione, cioé al livello fisiologico del 2 per cento. Speriamo.

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