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Istat, codice Ateco per le escort

Istat, codice Ateco per le escort
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Prostituzione nata con l’uomo

Era il fatidico settembre 1958. Entrò in vigore la famigerata legge promossa dalla senatrice Lina Merlin, con la quale veniva dichiarata la cessazione dell’esistenza delle cosiddette “Case chiuse”, più comunemente conosciute come “Bordelli”.

Personalmente non ho avuto la possibilità di frequentarle, perché compivo 18 anni due mesi dopo, però esse hanno lasciato un ricordo positivo fra tutti quelli che le frequentavano in quanto gli ambienti erano normalmente controllati, sia dal punto di vista dell’ordine pubblico che da quello sanitario.
Allora, nonostante i miei 18 anni, pensai che l’iniziativa fosse sbagliata e ora, a distanza di 66 anni, ne sono ancor più convinto. La senatrice Merlin, con una stupida iniziativa, pensò di abolire la prostituzione, quando è noto a tutti che essa sia nata con l’uomo e poi con la donna perché anch’essa oggi utilizza i “prostituti”. Quell’azione ha creato il danno di rendere clandestina la prostituzione, non più controllata né legalmente né medicalmente.

La novità di questi giorni è che vi è un barlume di resipiscenza in quanto l’Istat, da aprile, assegna un Codice di attività detto Ateco per “Escort e servizi sessuali”. Tale codice, 96.99.92, comprende anche agenzie e locali di prostituzione e consente di svolgere “attività di accompagnatori e accompagnatrici o anche forniture e organizzazioni di servizi sessuali, organizzazione di eventi di prostituzione o gestione di locali di prostituzione”. In pratica, se non è la riapertura dei bordelli poco ci manca.

Cos’è che manca? Una legge abrogativa della Merlin in quanto non basta iscriversi alle Camere di Commercio con il suddetto Codice Ateco. Si tratta di una sorta di cortocircuito perché, da un canto il predetto Codice consentirebbe il libero esercizio della indicata attività, mentre è permanente la legge che vieta e persegue i reati di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, con pene che vanno fino a otto anni di reclusione. Però l’Istat si giustifica dicendo che non si tratta di una propria iniziativa, ma del recepimento di una norma europea “Nace Rev 2.1” introdotta nel 2023 con il Codice 96.99.

La questione è chiara: la solita contraddizione e contorsione delle leggi italiane, inapplicabili perché incomprensibili.

La prostituzione è libera in Svizzera ove, nello Stato del Canton Ticino, ogni lavoratrice “versa un’imposta forfettaria di 25 franchi al giorno”, in Germania le prostitute pagano le tasse sul fatturato, con una percentuale del 19%, e nella loro dichiarazione dei redditi possono dedurre le spese sostenute nell’esercizio dell’attività. Ancora, in Olanda, è noto il quartiere a luci rosse di Amsterdam con le prostitute che si espongono in bella mostra dai vetrinoni delle loro stanze.

Essa è presente in tanti altri Paesi dell’Unione, ma anche in tanti altri stati extracomunitari che hanno tenuto conto della verità prima esposta e che ripetiamo: la prostituzione è nata con l’uomo.
Il fenomeno in rassegna non è da sottovalutare, perché consentire alle persone di effettuare delle attività senza danneggiare nessuno è normale. Sono i parrucconi che, secondo il loro punto di vista, intendono imporre limitazioni agli altri.

Non sembri l’inserimento di un argomento che non c’entra: la castità prevista nella religione cattolica. Essa non è nata ai tempi di Cristo, bensì formalmente stabilita dal Concilio Lateranense IV nel 1215, convocato da Papa Innocenzo III. Si tratta di un divieto insensato, perché viola il principio naturale della persona umana, la quale è stata formata in un certo modo per cui anche la sua attività sessuale rientra nella natura.

Proprio tale divieto ha comportato guai per la religione cattolica (unica ad averlo istituito) con scandali a catena di pedofilia e similari. Quelle persone che, per secoli e anche ai giorni nostri, hanno utilizzato comportamenti discriminatori nei confronti di altri, di fatto, devono essere considerati liberticidi, perché è del tutto pacifico che ogni persona può fare qualunque cosa a condizione che essa non rechi danno ad altri, secondo la prima regola del vivere civile che è il rispetto verso i terzi. Un principio che potrebbe tranquillamente sostituire i dieci comandamenti di Mosé o le regole del Corano o di qualunque altra religione. Ma è proprio il rispetto che molto spesso viene dimenticato.