PALERMO – Da qualche mese l’edilizia residenziale pubblica è sotto la lente d’ingrandimento. Quella annunciata, molto probabilmente, sarà una vera e propria rivoluzione. Sì perché, se tutto andrà in porto, non sentiremo più parlare dello Iacp, gli Istituti autonomi case popolari, enti avente lo scopo di promuovere, realizzare e gestire edilizia pubblica finalizzata all’assegnazione di abitazioni ai meno abbienti, segnatamente in locazione a canoni calmierati.
Nato a seguito della L. 254 del 31/5/1903, la cosiddetta legge Luzzati, le prime realizzazioni abitative presero il via nel 1906 a Roma. In realtà lo Icp, questa era la denominazione iniziale dell’Istituto, non aveva un unico ordinamento nazionale, ma si articolava di fatto in più compagini che si formavano localmente a livello comunale o provinciale in virtù del fatto che la norma prevedeva la possibilità di costituire enti di pari caratteristiche, in rango di ente economico. E questo fece proliferare in tutto il paese Istituti che si occupavano della cosiddetta edilizia popolare.
In Sicilia, sono presenti dieci sedi dell’Istituto, una per ogni provincia cui si aggiunge quella di Acireale (Catania). Le funzioni attribuite sono relative al “Provvedere alla realizzazione dei programmi di intervento di edilizia residenziale pubblica e di edilizia convenzionata ed agevolata, nonché alle opere di edilizia sociale e alle case-albergo di tipo economico e popolare…

