Lo ha detto Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe ai microfoni della trasmissione 'L'Italia s'è desta' su Radio Cusano Campus. Differenze importanti su base regionale.
“Siamo lontani mille miglia dall’obiettivo europeo per cui entro il 31 marzo bisognava vaccinare l’80% degli over 80”. Lo ha detto Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe ai microfoni della trasmissione ‘L’Italia s’è desta’ su Radio Cusano Campus.
“Noi abbiamo avuto un primo
piano presentato a metà dicembre dal ministro Speranza dove nel primo trimestre
del 2021 – ha spiegato Cartabellotta – erano previste 28 milioni di dosi che
ora si sono ridotte a 15 milioni e 700mila, quindi sono state quasi dimezzate.
Di questi 15 milioni e 700mila – ha aggiunto – mancano all’appello circa 6
milioni di dosi. Quindi il primo vero grosso problema è che i vaccini arrivati
sono pochi”.
“Nella prima versione del piano
le categorie con priorità – ha ricordato Cartabellotta – erano gli operatori
sanitari, ospiti e personale Rsa e poi gli over 80. Siccome si attendevano più vaccini,
oltre agli operatori sanitari è stato vaccinato tutto il personale che ruota
intorno agli ospedali. Alla fine sono rimasti indietro gli over 80, la fascia
di età che ha pagato il prezzo più caro nella pandemia ed era la prima che
bisognava proteggere”.
“Alla fine ogni regione ha dato priorità diverse rispetto al piano vaccinale. Oggi – ha sottolineato il presidente della fondazione Gimbe – abbiamo il 4,1% della popolazione che ha fatto le due dosi, ma ci sono differenze importanti su base regionale.
Alcune regioni non hanno un’anagrafe vaccinale, hanno personale sanitario rispetto ad altre, le differenze sono legate a tutte queste variabili. E’ impossibile al momento – ha concluso Cartabellotta – definire un quadro sistematico. Quello che è certo, come ha detto anche Draghi, è che le regioni vanno in ordine sparso”.