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Giro d’Italia per la mostra su Palma di Montechiaro

redazione

Giro d’Italia per la mostra su Palma di Montechiaro

venerdì 27 Maggio 2022

Il sindaco Stefano Castellino ha annunciato l’intenzione di far girare per il tutto il Paese la rassegna sulla città del Gattopardo, organizzata dal circolo Leontinoi

PALMA DI MONTECHIARO – “La vicenda di Palma narrata in questa grandiosa mostra immersiva, tra pagine terribili e meravigliose, è un emblema del Meridione: gli eredi di chi la popolò furono condannati all’emigrazione da miseria e degrado, ma oggi la città sta riconquistando la dignità delle origini e soprattutto la memoria”.

Far girare per l’Italia la Mostra sulla città del Gattopardo

Con queste parole il sindaco Stefano Castellino ha annunciato, durante l’inaugurazione nel Palazzo Ducale, l’intenzione di far girare per l’Italia la Mostra sulla città del Gattopardo, che, nata da un’idea di Ciro Militti e per la regia di Alfredo Martines, è stata organizzata dal Circolo Leontinoi e si concluderà questa domenica, 29 maggio.

Nei giorni scorsi, prima del Gran ballo del Gattopardo con l’associazione culturale Danzando l’Ottocento, i visitatori hanno potuto, attraverso grandi schermi, ammirare il film tratto da Luchino Visconti dal capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, le sequenze girate a Palma di “Palermo o Wolfsburg”, documentari e pagine di giornale sugli anni dell’inferno, e foto della recentissima rigenerazione urbana: quasi la metà delle opere, finanziate con 70 milioni di euro sono già state realizzate, cambiando il volto alla città.

In precedenza, nella piazza Giulio Tomasi, nel corso di un incontro moderato dal giornalista Lucio Di Mauro, lo storico catanese Tino Vittorio aveva ricordato come la prima pietra di Palma, una delle 73 città della colonizzazione feudale interna lanciata da Filippo il grande, fosse stata posta il 3 maggio del 1637 dopo che, in gennaio, era stata concessa la licentia populandi: in 15 anni il numero dei coloni, giunti dal nisseno e dal ragusano, crebbe vorticosamente.

“L’esigenza politica dei Tomasi – ha spiegato Vittorio – era quella di mutare un feudo ignobile, ossia spopolato, in uno nobile, consentendo così al feudatario di entrare nei Bracci della struttura di comando vicereale palermitana. Successivamente, il desiderio di legittimità politica porterà anche a enormi investimenti nell’edilizia religiosa da parte della famiglia, che nel frattempo aveva mutato il leone aragonese del blasone con un gattopardo. Come e quando quel leone rampante, descritto nel primo dei tre volumi, del 1647, del Teatro Genologico di Filadelfo Mugnos, sia diventato gattopardo incuriosisce assai, ma gli araldisti non la sanno spiegare”.

Vittorio ha concluso parlando della Torre per l’avvistamento dei pirati barbareschi fatta erigere dai Tomasi e da cui “oggi non ci sono da avvistare pirati, ma occasioni: mare, trasporti e turismo”. E proprio guardando il mare dal Castello Montechiaro, ha raccontato Filippo Bellia, decano dei giornalisti di Palma, Giuseppe Fava esclamò di non aver mai visto panorama più bello. Delle condizioni del paese trent’anni fa ha parlato anche e Letizia Pace dell’Istituzione Giuseppe Tomasi di Lampedusa, mentre Bellia ha inoltre rivelato come “Visconti avrebbe voluto girare “Il Gattopardo” a Palma, ma la Titanus, comprendendo che, visto che in paese non esisteva nemmeno una locanda, avrebbe dovuto investire un mucchio di denaro, sparse la voce che la mafia si opponeva”.

Sul “Gattopardo” cinematografico si è poi concentrato lo storico del Cinema Sergio Barone, affermando: “Uno dei luoghi comuni più duri a morire quando ci si pone davanti a un film tratto da un libro, specie quando il testo letterario è un capolavoro, è quello di ritenere che una pellicola non possa mai competere con lo scritto che lo origina”.

“Naturalmente – ha aggiunto Barone – la considerazione parte da un approccio errato, perché si mettono a confronto due linguaggi del tutto diversi. Il caso del Gattopardo di Visconti diventa, in tal senso, esempio di scuola. Un libro e un film con evidenti differenze stilistiche ma che raggiungono, ognuno nei suoi ambiti, vette altissime”.

Purtroppo, come detto, Visconti non girò a Palma, anche se, nel 1979, come ha ricordato Bellia che contribuì all’organizzazione, la città dei Tomasi sarebbe diventata set di una importante pellicola grazie a Giuseppe Fava. Il giornalista fu infatti sceneggiatore di “Palermo o Wolfsburg” tratto dal suo romanzo “La passione di Michele” e diretto da Werner Schroeter. Il quale, con il film, vinse l’Orso d’oro a Berlino.

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