L’Italia cresce meno dell’Europa nonostante il Pnrr: secondo l’Istat, infatti, nel terzo trimestre il Paese registra la maggiore debolezza economica di tutta l’Unione europea. Lo 0,4% è la crescita prevista del Pil italiano nel 2025. La ragione sta anche nella crisi dell’industria, che peggiora sempre di più anche per il costo crescente dell’energia, con i servizi che puntano con sempre maggiore interesse ai redditi dati dagli affitti brevi. Cresce di gran lunga Malta con un 4,3% nel 2025; crescono anche l’Irlanda e la Polonia. Perfino la Lituania fa meglio di noi, con una previsione di crescita del 3%.
Mi chiedo, dunque, come si possano perdere tempo ed energia a discutere in modo noioso, ripetitivo e totalmente inutile per i cittadini italiani su temi che interessano sempre meno l’elettorato: le beghe della politica ormai scollata dalla gente, chiusa nel castello delle fiabe, che non tiene conto degli oltre 5 milioni di poveri, dei giovani che non restano a lavorare e vivere nelle loro terra, del calo demografico, delle infrastrutture carenti, obsolete e pericolose. Nel frattempo, sono stati stanziati oltre 31 miliardi di euro per le spese militari, 21 miliardi in più del 2019 (cioè +46%) contro un +25% per la sanità.
La direzione non mi sembra quella giusta se non si è ancora compreso che alla gente bisogna offrire una visione concreta, assieme a prospettive e strategie per attuarla. I comizi gridati poco hanno a che fare con la Politica con la P maiuscola, da qualunque parte arrivino. Un senso di smarrimento e di malessere accomuna ormai gli uomini e le donne di buona volontà: anche se intraprendenti, di grande entusiasmo e tanta voglia di costruire, essi faticano non poco a restare con la schiena dritta di fronte alla corruzione generalizzata, alla superficialità che rende tutto apparentemente facile, a un’informazione sempre più scadente che punta non tanto alla qualità quanto all’audience, lasciando perplessi di fronte a cotanta banalità. Stipendi di tanti politici, manager, dirigenti della PA sproporzionati rispetto ai risultati e rispetto ai milioni di italiani, di siciliani, che faticano per portare ogni mese un dignitoso stipendio a casa. Il divario tra ricchezza e povertà aumenta inesorabilmente, spaventando i più. Il denaro facile è diventato il sogno, un paradiso da raggiungere con poca fatica e in poco tempo. Nei giorni più pesanti, però, ricordo a me stessa che la vita, quella vera, è fatta di impegno, energia, determinazione e onestà. E soddisfazione, poi, per il risultato ottenuto. Noi italiani siamo capaci: nei decenni dopo la guerra, abbiamo ricostruito un Paese senza scoraggiarci. Oggi non abbiamo nulla di meno rispetto ad allora, ma forse abbiamo perso la speranza nel “sogno italiano” che ha reso grande il nostro Paese.

