Italian Port Days a Catania, Nanfitò: "Porto, asset strategico" - QdS

Italian Port Days a Catania, Nanfitò: “Porto, asset strategico per il nostro Paese”

Italian Port Days a Catania, Nanfitò: “Porto, asset strategico per il nostro Paese”

Redazione  |
martedì 18 Ottobre 2022

Un seminario nell'ambito dell'evento nazionale "Italian Port Days", organizzato ogni anno da Assoporti nell'Auditorium della Vecchia Dogana del porto di Catania.

L’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale ha promosso un seminario nell’ambito dell’evento nazionale “Italian Port Days“, organizzato ogni anno da Assoporti nell’Auditorium della Vecchia Dogana del porto di Catania alla presenza degli allievi dell’I.S.I.S. “Duca degli Abruzzi” di Catania.

Durante il seminario è intervenuto il relatore Roberto Nanfitò, già Segretario Generale dell’ex Autorità Portuale di Catania e già Dirigente della Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale, nonché giornalista.

Di seguito si riporta il testo dell’intervento: “”Il porto commerciale: dinamiche ed analisi del suo impatto economico sul territorio di riferimento”.

Seminario: “Il porto commerciale, dinamiche e analisi dell’impatto economico”

“Il contributo all’economia nazionale del sistema marittimo è pari a circa il 3% del Prodotto Interno Lordo . E all’interno dei cluster, i porti svolgono un ruolo fondamentale, oltre che strategico, il cui valore diretto complessivo è circa 8,1 miliardi di euro, ovvero il 17,5% del totale della blue economy“.

“Un trend, che ha subìto un decremento economico per via dei tanti porti competitor che si affacciano sul Mediterraneo e a causa della recessione economica dovuta al diffondersi della epidemia influenzale del virus denominato Covid 19, che dalla Cina ha raggiunto rapidamente l’Europa, rallentando fortemente l’intera catena logistica e distributiva. La ‘supply-chain’, che la globalizzazione dei mercati è da tempo localizzata nelle grandi aree produttive del Sud Est Asiatico si è interrotta in maniera traumatica, causando un forte squilibrio nella filiera produttiva mondiale, mandando in tilt l’intero complesso industriale, che poggiava sull’interscambio di materie prime e semi-lavorati tra l’Oriente e i Paesi maggiormente manifatturieri come Germania e Italia”.

“Ma, nonostante le succitate imprevedibili avversità, il nostro Sistema Portuale ha comunque retto allo ‘tsunami’ cinese, puntando sulla efficienza e competitività dei comparti produttivi nazionali che, forti della rete logistica e intermodale, hanno tenuto unito generosamente il nostro Paese, provvedendo a rifornire le nostre imprese industriali, i grandi ei piccoli centri commerciali di ogni merce necessaria al sostentamento delle famiglie, nonché medicinali e vaccini che sono stati spediti in ogni angolo dell’Italia, via terra e via mare, a cui va il nostro plauso sincero. Il traffico mondiale delle merci viaggia per il 90% via mare, il cui trasporto marittimo, unito al settore della logistica, produce il 12% del P.I.L. globale“.

“I porti sono il punto di accesso privilegiato per il rifornimento delle materie prime, e la successiva commercializzazione dei prodotti, sono strategici per la catena produttiva del Paese. E come ‘nodi della logistica‘ contribuiscono a ridisegnare la catena di valore, che deve essere necessariamente accorciata e ‘regionalizzata’ per evitare l’interdipendenza dalle produzioni del Sud Est Asiatico, che è possibile, se il nostro sistema manifatturiero provveda a innovarsi, puntando per esempio sulle stampanti tre D per produrre manufatti che vengono realizzati in quei Paesi. Una vera e propria rivoluzione industriale del XXI° secolo deve essere incentivata dal nuovo Governo per implementare nuovi impianti industriali nel nostro Meridione, approfittando dei fondi assegnati dal Next Generation E.U. per ammodernare le nostre reti logistiche e trasportistiche multimodali, che grazie alle Zone Economiche Speciali, rappresentano una occasione unica per rilanciare l’economia del Sud sui mercati internazionali”.

“E il recente conflitto scoppiato tra la Russia e l’Ucraina sta determinando il rientro delle catene di valore di produzione dei beni dai Paesi dell’estremo oriente, alla Europa, agli Stati Uniti necessario per mantenere attivi e in sicurezza gli impianti industriali ivi esistenti. Di conseguenza, anche i traffici marittimi subiranno un’inversione di rotta, abbandonando il Mar Nero, per privilegiare il Sud dell’Europa, più lontano dalle attuali zone belliche, dove verrà riposizionato il traffico navale mercantile. E, pertanto, il Mediterraneo (Mare Nostrum), ritorna baricentro dei traffici mondiali, attraverso il Canale di Suez, che recentemente è stato allargato, che – pur coprendo l’uno% dei mari del mondo – rappresenta il 20% del traffico mondiale, sulle cui coste si affacciano ben 18 porti di grande livello. Una sfida importante che i porti italiani hanno raccolto per essere ancora più competitivi ed eco-sostenibili, migliorando la loro offerta dei servizi e puntando sulla digitalizzazione e semplificazione dei servizi, istituendo lo Sportello Unico, che garantisce efficienza e velocità dei procedimenti”.

“Se la pandemia in parte nel nostro Paese è stata superata, non lo è ancora per la Cina, cui la rigidissima politica di ‘Covid zero‘ imposta dal Premier in carica alle imprese produttive cinesi sta facendo rallentare fortemente la catena distributiva a livello mondiale, causando forti ritardi della consegna delle merci che viaggiano prevalentemente containerizzate, oltre alla penuria degli stessi container, e specialmente quelli vuoti, rimasti bloccati nei porti americani, che risultano fortemente congestionati”.

“Il container, quella scatola che viaggia a bordo delle gigantesche navi porta container anche di oltre 20.000 t.e.u. è stata inventata da un imprenditore americano negli anni ’50 del secolo scorso, Mr. Malcom Mc Lean, che dovendo aspettare per caricare le merci trasportate sul suo autocarro sulla nave da carico ormeggiata in porto, sentendo il bisogno di fumare una sigaretta, si recò presso una rivendita automatica già esistente al tempo, e – vedendo impilati regolarmente i pacchetti di sigarette – gli illuminò la lampadina nel suo effervescente cervello, e pensò di sfruttare quello che aveva intuito per realizzare un trasporto marittimo più veloce e anche più economico, e pertanto vendette la sua azienda di trasporti per acquistare due navi, che vennero modificate per ospitare quelli che diventeranno i container di oggi”.

“Infatti, la data ufficiale della nascita del container è riportata dalle cronache come il 26.4.1956, un evento che rivoluzionerà il ciclo mondiale dei traporti marittimi e creerà nuove grandissime ricchezze tra le grandi Compagnie Armatrici del mondo, che daranno impulso alla realizzazione del gigantismo navale, cui i porti si dovranno adeguare per potenziare i pescaggi e ampliare fortemente le banchine e le aree portuali (oltre che retroportuali). Non tutti i porti riescono a sostenere questi ‘giganti del mare‘ e vengono costruiti nuovi porti, e quelli ‘fuori mercato’ per qualche decennio vengono abbandonati a se stessi perché non vi sono risorse finanziarie disponibili per loro. Ma, come sempre la ‘genia’ degli uomini fa la differenza e questi porti ormai di serie B vengono riutilizzati per essere trasformati in centri culturali polifunzionali”.

“Nasce il ‘Water-Front‘, un movimento culturale che si sviluppa per primo nei porti canadesi e poi quelli americani, cui architetti, ingegneri, artisti, si mettono insieme per far rifiorire le antiche città portuali, che diventano il cuore pulsante della cultura locale e creano nuovo sviluppo produttivo. Nascono ristoranti, teatri, bar, alberghi che vengono presi d’assalto da tanta gente, che viene attratta dal fascino dell’ambiente portuale. Un fenomeno culturale che rapidamente si diffonde nella vecchia Europa e città portuali come Marsiglia, Londra, Amburgo, Lisbona, Barcellona, e per l’Italia, Genova che grazie al grande Architetto genovese Renzo Piano, rivoluziona il porto di Genova, in occasione del quinto centenario della scoperta dell’America di Cristoforo Colombo. L’Archistar genovese, crea il ‘porto antico’ di Genova, riqualificando un pezzo di porto ormai cadente, che come per magia, i depositi che ospitavano le merci, diventano raffinati edifici culturali, oltre a un acquario che è fra i più belli d’Europa”.

“Anche l’ex Autorità Portuale di Catania raccoglie la sfida e riesce a riqualificare l’edificio della cosiddetta Vecchia Dogana, realizzato dall’Ingegnere Filadelfo Fichera alla fine del 1800 scorso, in un centro culturale, e anche sede di importanti Uffici che ospitano agenzie marittime e società armatoriali”.

“Per concludere, il porto – oltre a costituire un asset strategico per il nostro Paese – è sicuramente una grande comunità, dove lo Stato è rappresentato dagli Organi più importanti, che qui desidero citare, cominciando con le Capitanerie di Porto, che prima delle Autorità Portuali hanno amministrato con grande impegno e professionalità i nostri porti, sostituite dalle ex Autorità Portuali con una nuova mission istituzionale, di ‘governance’ dei porti, e successivamente dalle Autorità di Sistema Portuali, dalle Agenzie delle Dogane, dalla Guardia di Finanza, dalla Polmare, dall’USMAF (Sanità Marittima Aerea), Provveditorato alle Opere Pubbliche (già Uffici del Genio Civile per le Opere Marittime), dai Vigili del Fuoco, e per settore privato: 1 Servizi ancillari della navigazione: Piloti, Rimorchiatori, ormeggiatori. E figure insostituibili e preziose come i Doganalisti, gli Agenti Marittimi Raccomandatari, i Broker, i Terminalisti, le Imprese Portuali e anche i pescatori, che – con il loro prezioso e difficile lavoro – affrontano giorno e notte i nostri mari per rifornire di pesce le nostre tavole, a cui va il nostro abbraccio più caro. Una grande comunità di uomini e di donne che servono il Paese con grande slancio e tanta professionalità”.

Roberto Nanfitò

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