Incontro con l’eternità, il Koùros ritrovato - QdS

Incontro con l’eternità, il Koùros ritrovato

redazione

Incontro con l’eternità, il Koùros ritrovato

Barbara Mileto  |
sabato 03 Settembre 2022

In mostra al Castello Ursino di Catania fino al prossimo 2 ottobre

Il Koùros di Lentini è tornato in mostra a Catania, fino al 2 ottobre, al Castello Ursino e nessuno, turista o cittadino che sia, dovrebbe perdere l’occasione di poterlo ammirare.
Si intravede appena varcata la soglia nella sala posta a sinistra dell’atrio d’ingresso, e in lontananza, dall’alto del suo piedistallo, la statua già promana tutta la sua bellezza. Il percorso guidato all’interno del Museo Civico, che si concluderà nella sala dell’attrazione e che si snoda su tre piani, distrae però dallo scopo della visita, tanto le collezioni di opere suddivise nelle varie sezioni artistica, storica e archeologica sono suggestive e tanto il nuovo allestimento ne valorizza l’esposizione. La guida multimediale fornita all’ingresso scorta il visitatore tra dipinti, sculture, reperti archeologici e monete fino alla terrazza dell’unico torrione visitabile del maniero catanese dello Stupor Mundi, da cui si ammira la Muntagna che fuma ininterrottamente, a rimarcare quel senso di immanenza e immortalità delle cose importanti che resistono al tempo e all’incuria dell’uomo.

Con questo pieno d’arte e storia si ridiscende assaporando il gusto dell’attesa, ormai breve, dell’incontro con il simbolo della vittoria della tenacia e dell’intuito sull’immobilità.

La storia del Koùros nasce da una querelle internazionale tra archeologi sull’appartenenza della testa (reperto ritrovato nel Settecento, appartenuto al principe Biscari e donato al museo del Castello Ursino) al busto (ritrovato successivamente e comprato dall’archeologo Paolo Orsi). Solo grazie alla tenacia del compianto Sebastiano Tusa, sovrintendente del Mare e assessore ai Beni Culturali, possiamo oggi ammirare il risultato del magico assemblaggio e, quindi, dello splendore della statua nella sua interezza che incarna il detto “bello come un dio greco”.

Il corpo nudo scolpito nella pietra è ipnotico, il marmo bianco sembra rivestire come un velo trasparente le forme delineate e muscolose di un giovane greco, talmente le proporzioni anatomiche sono rispettate: la perfezione; il sorriso eroico appena accennato: la consapevolezza di essere un dio e per questo eterno se non altro nella memoria dei secoli che ha superato indenne; la testa boccolosa (a lumachelle): la vanità proclamata; il movimento solo percepito (il Kouros manca di entrambi gli arti) della gamba che avanza: la libertà di porsi in cammino.

Tutti segni caratterizzanti i Koùroi, statue maschili che hanno origine intorno alla metà del VII secolo a.C. e che prendono spunto, per forma e per stile, dalle statue egizie, con significato commemorativo.
L’intera storia della disputa durata un secolo e l’illustrazione delle tecniche di indagine che hanno condotto all’assemblaggio, riportate su pannelli informativi, arricchiscono la visita di quest’opera che la terra siciliana ci ha restituito e che appartiene a ognuno di noi.

Barbara Mileto

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A Palermo sta accadendo qualcosa che esige la sua presenza: per la soluzione del mistero saranno importanti l’aiuto della sua squadra e l’impegno del commissario in pensione Biagio Patanè, che a dispetto dell’età non si ferma davanti a niente.

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