L’udienza non può tenersi perché non ci sono giudici a sufficienza. È questo il motivo che ha portato il presidente del Consiglio di giustizia amministrativa, Ermanno De Francisco, a rinviare a data da destinarsi l’esame della richiesta di revocazione della sentenza con cui lo stesso Cga, un anno fa, aveva dichiarato nulle le autorizzazioni ambientali di Oikos.
Il pronunciamento, arrivato lo scorso giugno, aveva portato alla chiusura della discarica catanese di Valanghe d’inverno. Un epilogo che sembrava definitivo – trattandosi di un giudizio di secondo grado, l’ultimo previsto dalla giustizia amministrativa – ma che invece, in autunno, è stato impugnato dai titolari dell’impianto.
Per i legali della famiglia Proto, gli imprenditori che a partire dalla fine degli anni Duemila hanno gestito il business dei rifiuti tra i territori di Motta Sant’Anastasia e Misterbianco, il verdetto del Cga sarebbe stato viziato da marchiani errori di valutazioni, un “abbaglio dei sensi” così come è stato definito nel ricorso che, se confermato, rimetterebbe in piedi l’autorizzazione integrata ambientale (Aia) a suo tempo rilasciata dalla Regione.
L’ennesimo capitolo di questa storia, che da anni va avanti dentro e fuori le aule delle tribunali, con i comitati No discarica impegnati a tenere alta l’attenzione sia sui rischi ambientali e per la salute, si sarebbe dovuto scrivere il 15 maggio. Così però non sarà.
A ufficializzare il “rinvio a nuovo ruolo” della causa 814 del 2023 è stato un decreto firmato dal presidente Ermanno De Francisco venerdì scorso, quando mancavano pochi minuti alle 13. Nel documento si prende atto della mancanza delle condizioni per lo svolgimento dell’udienza. Nello specifico, l’impossibilità di formare il collegio giudicante.
La legge prevede che siano cinque i giudici: oltre al presidente, due giudici del Consiglio di Stato e due tra quelli designati dalla Regione Siciliana. Nomine che interessano un organo giudiziario ma avvengono con l’avallo della politica, così come previsto dal decreto legislativo 373/2003.
I problemi si sono registrati proprio nella rappresentanza dei componenti scelti dalla Regione. A incidere sono stati due fattori: le recenti dimissioni, effettive da marzo, del professore Marco Mazzamuto e l’astensione dell’avvocato Nino Caleca. Defezioni che non garantiscono il raggiungimento del numero minimo di giudici, nonostante l’applicazione temporanea alla sezione giurisdizionale dell’avvocata Paola La Ganga, solitamente assegnata alla sezione consultiva del Consiglio.
“Il consigliere Caleca, come nelle precedenti udienze rispetto alla stessa parte, ha chiesto e ottenuto di essere autorizzato ad astenersi dalla trattazione dell’affare in ragione di pregresse attività professionali svolte, pur se in diverso ambito, in favore di taluna delle parti in causa”.
Il riferimento, contenuto nelle premesse del decreto di rinvio, va ai precedenti incarichi legali assunti da Caleca, che è avvocato penalista, in procedimenti giudiziari che hanno interessato i titolari di Oikos.
Caleca, in passato anche assessore regionale ai tempi del governo Crocetta, dal 2016 ha difeso Mimmo Proto in Terra Mia, il processo in cui l’imprenditore era accusato di corruzione nei confronti del funzionario regionale Gianfranco Cannova. Lo stesso che a più riprese si era occupato delle autorizzazioni ambientali per le discariche di proprietà della società.
Sulla scorta delle prove raccolte nel corso dell’indagini e che hanno retto anche in aula, Proto e Cannova sono stati condannati in primo e secondo grado, e poi assolti – per intervento della prescrizione – dalla Cassazione.
Se il principale effetto dell’annullamento dell’udienza sarà quello di dover ulteriormente attendere per capire quale sarà il verdetto definitivo su una storia intricatissima – in cui si incrociano documenti dalla dubbia originalità e particelle catastali che sarebbero state usate abusivamente –, quello indiretto, ma non per questo meno importante, si riflette sull’attuale sistema regionale di gestione dei rifiuti.
In concomitanza con la presentazione del ricorso per la revocazione della sentenza, Oikos aveva ottenuto dal Cga il via libera alla riapertura dei cancelli in cambio di una cauzione da un milione di euro. L’autorizzazione era stata data limitatamente alle capacità ancora a disposizione in discarica, che in autunno erano state quantificate in circa 240mila tonnellate, e in attesa che il Consiglio esaminasse nel merito le rivendicazioni della società. Il rinvio dell’udienza permetterà di fatto alla società di andare avanti con lo smaltimento dei rifiuti. Un’attività che, così come sottolineato dagli attivisti anti-discarica calcolatrice alla mano, garantisce profitti ben più cospicui della cauzione pagata.
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