La burocrazia pesa molto più del Covid - QdS

La burocrazia pesa molto più del Covid

Carlo Alberto Tregua

La burocrazia pesa molto più del Covid

venerdì 27 Novembre 2020

Lode a medici e infermieri, sufficienza o
insufficienza all’organizzazione retrostante. Questa è la diagnosi chiarissima
che emerge dopo dieci mesi di epidemia. Vi sono dei bugiardi che dicono che la
sofferenza del sistema sanitario è conseguente al taglio dei finanziamenti. Una
menzogna clamorosa, smentita dai seguenti dati: finanziamento 2012, 108
miliardi; finanziamento 2020, 118miliardi. Non è che le maggiori risorse affluite
siano state ben spese, anche perché il bizzarro sistema italiano, secondo cui
lo Stato centrale devolve risorse alle Regioni e queste ultime le spendono in
base ai propri intendimenti, non consente di verificare l’efficacia della
spesa. Vero è che esistono i Lea (Livelli essenziali di assistenza) però – come
ci diceva il ministro della Salute di allora, Giulia Grillo, ospite del nostro Forum
pubblicato il 15 dicembre 2018 – i Lea sono più elementi statistici che dati in
base a cui il Ministero possa intervenire. La conseguenza di quanto precede è
che vi è una buona organizzazione sanitaria nelle regioni del Nord, addirittura
eccellente in Veneto, e una pessima nelle regioni del Sud, con la peggiore
risultata nella Calabria.

Qui da noi, in Sicilia, la sanità non è ai più alti
livelli, nonostante a essa siano attribuiti ben 9,2miliardi
(leggediBilancio2020). Tanti facinorosi hanno approfittato dell’epidemia per tentare
di fare risorgere dalle ceneri i piccoli ospedali, del tutto inutili e incapaci
di fare un’assistenza, date le loro modeste dimensioni. Questo accade perché c’è
sempre chi specula sulle disgrazie che capitano alla popolazione. Che i
cittadini debbano essere curati non v’è dubbio, ma non si capisce, e nessuno ci
ha spiegato, perché la sanità pubblica debba essere privilegiata rispetto a
quella privata, ambedue previste dall’articolo 32 della Costituzione. Al
cittadino interessa avere le migliori cure possibili, in base a cui il soggetto
erogatore emette le cosiddette fatture (Drg). Al Servizio sanitario nazionale
deve importare che le cure siano del più alto livello qualitativo possibile e non
chi le abbia prestate. Solo degli imbecilli ideologizzati possono dire che la
sanità pubblica è migliore di quella privata o viceversa. Sarebbe invece opportuna
una sana competizione tra i due servizi. Abbiamo assistito in questi dieci mesi
all’improvvisazione dei servizi sanitari, di cui hanno fatto le spese non
soltanto i cittadini, ma anche medici e infermieri che li hanno dovuti curare. A
monte di tutto questo, vi è stata la totale insufficienza della politica, che
non ha programmato la specializzazione dei giovani medici in quantità
sufficiente, non soltanto per affrontare l’ordinario ma anche le emergenze come
in questo caso. La conseguenza è stata una forte carenza di medici e infermieri
di cui ora c’è disperato bisogno, ma non si trovano. Napoleone vinceva a
ripetizione le sue battaglie non soltanto perché era un grande stratega, ma perché
aveva inventato un’organizzazione diversa da quella degli altri eserciti, primo
fra i quali quello austro-ungarico. I due elementi al centro di questa organizzazione
erano: un sistema di staffette che portava gli ordini direttamente dall’imperatore
ai suoi generali sul campo, senza la trafila della catena di comando, quindi
rapidità dello spostamento delle truppe; secondo, una prossimità ravvicinata della
sussistenza, cioè l’assistenza sanitaria per i feriti, le cucine con cibi abbondanti,
i vestiari, la possibilità di riposare quando i soldati non erano in battaglia.

Che significa tutto questo? Significa che l’organizzazione
retrostante alla prima linea deve funzionare al miglior livello per sostenerne
gli sforzi prolungati. Non sembra che la burocrazia retrostante abbia sostenuto
gli sforzi di medici e infermieri, per la semplice ragione che essa non
funziona in base ai principi di efficienza, merito, produttività e
responsabilità. Non funziona e basta. La conseguenza di quanto precede è che il
Governo nazionale e i Governi regionali, pavidi, hanno privilegiato una
prudenza eccessiva rispetto al rischio, che si sta concretizzando nei
cittadini, di terrore del virus e fame. Tra ottobre e novembre soltanto l’1% delle
persone morte per Coronavirus godeva di ottima salute (fonte Iss). Ma gli
organi d’informazione non ne parlano e continuano a diffondere paura.

Articoli correlati

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017