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La Champagne presenta Rapporto d’impatto su responsabilità sociale

La Champagne presenta Rapporto d’impatto su responsabilità sociale

“Migliori Insieme” definisce piano condiviso di sviluppo sostenibile

Milano, 18 dic. (askanews) – Dopo due anni di lavoro condiviso, la filiera dello Champagne ha presentato “Migliori Insieme”, il Rapporto d’impatto sulla responsabilità sociale che definisce una visione comune di sviluppo sostenibile per affrontare in modo strutturato le sfide economiche, ambientali e sociali. Il documento rappresenta la sintesi di un percorso collettivo che coinvolge l’intera Denominazione e mira a integrare in maniera coerente le tre dimensioni della sostenibilità, individuando obiettivi misurabili e azioni per il futuro.

Il Rapporto nasce dall’analisi di una filiera composta da 16.200 Vigneron, 390 Maison de Champagne e 125 cooperative, e si fonda su quattro grandi assi che guidano l’azione collettiva del settore: agire insieme per preservare il bene comune, perpetuare la capacità di elaborare vini d’eccellenza nel tempo, cooperare per valorizzare il territorio e contribuire alle principali sfide della società. A partire da queste direttrici si articolano dodici sfide strategiche, concrete e misurabili, che strutturano le azioni future della filiera, sia attraverso l’avvio di nuovi progetti sia mediante il rafforzamento delle iniziative già in corso.

Sul fronte climatico, la Champagne è stata la prima regione viticola al mondo a redigere un bilancio delle emissioni di gas serra, già nel 2003, aggiornandolo regolarmente ogni cinque anni per monitorarne l’evoluzione. Nel 2022 è stato fissato l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, in coerenza con l’Accordo di Parigi: per conseguire il traguardo la filiera punta a ridurre del 75% le proprie emissioni e a ricorrere a misure di compensazione per la quota residua. Nel 2025 è stato raggiunto un primo obiettivo intermedio, con una riduzione del 25% delle emissioni. Per garantire nel tempo vini d’eccellenza, la Champagne è impegnata da oltre trent’anni nella riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari, con l’obiettivo di migliorare la qualità del suolo e dell’acqua e preservare la biodiversità. Il percorso ha già portato a una diminuzione del 95% nell’utilizzo di insetticidi, grazie a pratiche alternative come la confusione sessuale e il ripristino degli equilibri naturali. L’uso di erbicidi è stato ridotto del 15% con lavorazioni meccaniche e inerbimento dei suoli, mentre i fertilizzanti chimici sono stati dimezzati a favore della fertilizzazione ragionata e dello sviluppo di materie fertilizzanti organiche.

Oggi il 68% delle superfici vitate è certificato, con l’obiettivo del 100% entro il 2030. Per affrontare le sfide del cambiamento climatico, la Champagne sperimenta nuove soluzioni, con prove su vitigni come il Voltis e la partecipazione a progetti di ricerca interregionali, tra cui Qanopée, dedicato alla sicurezza del materiale vegetale. In trent’anni la temperatura media in Champagne è aumentata di circa 1,8 gradi, e la filiera continua a intervenire su tutte le componenti della produzione per garantire l’eccellenza e la tipicità dei vini della Denominazione.

La valorizzazione del territorio passa anche da una gestione responsabile delle risorse e da una politica di recupero dei rifiuti prodotti: ogni anno la filiera tratta circa 10.000 tonnellate di materiali, raggiungendo livelli di recupero pari al 92% attraverso attività di ricerca e sviluppo. Dal 2014 il 100% degli effluenti vinicoli è completamente trattato, mentre ogni anno sono valorizzate 110.000 tonnellate di sottoprodotti della vinificazione e 80.000 tonnellate di residui legnosi provenienti dalla potatura della vite. In parallelo la Champagne rafforza il proprio ruolo di motore territoriale anche attraverso l’enoturismo e il coordinamento delle iniziative locali, con l’obiettivo di valorizzare saperi, mestieri e identità della regione.

Il Rapporto, disponibile in francese e inglese, riafferma il valore del modello collettivo della Champagne, unico per impostazione e governance, fondato su una rappresentanza paritaria e sulla condivisione equa del valore, oltre che sulla tutela della Denominazione. In questo impianto si colloca anche la riserva interprofessionale, strumento che consente, negli anni favorevoli, di accantonare una parte della raccolta da utilizzare in caso di vendemmie scarse.

La difesa del nome Champagne si traduce in un’attività costante di tutela: oltre 130 Paesi riconoscono e proteggono giuridicamente la Denominazione Champagne, con circa 500 nuove azioni legali ogni anno contro imitazioni e usi impropri. Il riconoscimento Unesco dei Coteaux, Maisons et Caves de Champagne rafforza la responsabilità della filiera nella tutela di un patrimonio culturale e paesaggistico unico.

“Responsabilità collettiva ed eccellenza sono legami indissolubili che uniscono gli Champenois generazione dopo generazione” ha commentato David Chatillon, presidente dell’Union des Maisons de Champagne e co-presidente del Comité Champagne. Maxime Toubart, presidente del Syndicat Général des Vignerons e co-presidente del Comité Champagne, ha aggiunto: “Da sempre gli Champenois sono animati da uno stesso spirito, rispettosi della tradizione e pionieri al tempo stesso. È quindi naturale che la responsabilità sociale d’impresa sia al centro della nostra strategia collettiva”.