Roma, 26 nov. (askanews) – Bulbo di colore chiaro, sapore dolce, facilmente digeribile anche se mangiata cruda: la cipolla bianca di Castrovillari, in provincia di Cosenza, è un nuovo Presidio Slow Food e va ad aggiungersi al già ricco paniere di 18 cipolle in tutta Italia protette dall’associazione della Chiocciola. Questa cipolla si coltiva sull’Appennino calabro-lucano, alle pendici del Pollino, ed era usata come merce di scambio con i pastori lucani in cambio dei loro formaggi, spiega Vincenzo Alvaro, referente Slow Food del Presidio.
Un tempo coltivata un po’ da tutti a Castrovillari, e in particolare nei terreni più fertili vicini ai corsi d’acqua, con il progressivo abbandono della campagna è finita nel dimenticatoio. Alcuni coltivatori custodi hanno però conservato e tramandato il seme. Poi, grazie anche al riconoscimento della denominazione comunale, la cipolla ha riconquistato popolarità tra i produttori locali. “Oggi la superficie complessivamente coltivata a cipolla sfiora i venti ettari, in parte gestita dai sei produttori che aderiscono al Presidio Slow Food” – prosegue Alvaro.
Il disciplinare di produzione adottato dai produttori del Presidio stabilisce tecniche e pratiche agronomiche da rispettare in campo e vieta l’utilizzo di fertilizzanti chimici. La cipolla matura tra maggio e giugno, quando le tuniche più esterne si tingono di sfumature rosa chiaro e i bulbi possono raggiungere il chilo di peso, ma non è raro che si raccolga il cipollotto fresco, tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera: in questo caso, spiega Alvaro, “è commestibile anche il gambo verde che esce dal terreno, che tradizione vuole si usi nelle frittate”. La produzione resta comunque di piccolissima scala e il raccolto non supera i cento quintali all’anno.
Il Presidio Slow Food della cipolla di Castrovillari è sostenuto dalla Regione Calabria nell’ambito del progetto “Presidiamo la Calabria”, che prevede l’avvio di sei Presìdi Slow Food e la catalogazione di dieci prodotti dell’Arca del Gusto.

