La maggioranza siciliana, come quella forse italiana, verrà messa alla prova?
Molti si domandano come mai non c’è ancora un’idea di governo regionale in Sicilia. Intanto possiamo dire che non c’è un governo nemmeno in Italia, visto che le nazionali sono state votate lo stesso giorno delle regionali. E le due questioni sono notevolmente intrecciate.
Per questioni procedurali, politiche e di rapporti istituzionali. Intanto mentre il Parlamento italiano oggi si insedia e misura i rapporti parlamentari di forza interni, ci sono le elezioni dei presidenti di Camera e Senato, quello regionale non si insedierà prima di novembre.
Voi mi chiederete che c’entra questo, un Presidente è stato eletto direttamente, si chiama Renato Schifani. Intanto il Presidente della Regione solo tra poche ore sarà proclamato ufficialmente dagli organi preposti, ed il ritardo dello scrutinio delle schede regionali, con il caso Siracusa, è imbarazzante.
Ma la formazione del governo Schifani è molto influenzato dai rapporti di forza romani, da discese ardite e risalite di personalità, e da quelli che si paleseranno all’inserimento dell’Ars. La scorsa volta la sintesi era chiara. Musumeci Presidente della Regione, Miccichè presidente dell’Assemblea di Sala d’Ercole. Oggi la sintesi ancora non c’è, e da quella dipenderanno tensioni, rivalse eventuali e richieste di compensazione. E non è solo la Presidenza di Palazzo dei Normanni, ma anche di tutto l’ufficio di Presidenza e delle Commissioni. Sia a Roma che a Palermo per l’elezione di queste cariche vige il voto segreto, ed i Franchi di lingua sono pochi, ma quelli di penna si trasformano spesso in tiratori.
La maggioranza siciliana, come quella forse italiana, verrà messa alla prova?
Lo sapremo solo vivendo, ma è chiaro che nessuno si fida dell’altro, e le diverse date, con conseguenti variabili sorprese, rendono le cose concatenate di ardua soluzione. Difficilmente FdI non creerà problemi sulla formazione del governo Schifani se la propria proposta di Presidente Ars, che peraltro, per non certe convergenze interne, ancora non è stata formulata, non venga votata.
In più, in tutto questo quadro di variabili c’è una costante. Il fattore “M”, che non è quello di Scurati, non si parla di fascismo, tutt’altro, anzi per gusti musicali potremmo pure chiamarlo il “Signor G”. Il Convitato di Pietra di questa legislatura regionale, che tiene tutti con il fiato sospeso, sull’asse Palermo – Roma, è ineluttabilmente Gianfranco Miccichè. Che farà l’eterno, non più Enfant, non se ne rammarichi, “Prodige” del centrodestra siciliano? Dal suo ruolo, dalle sue intenzioni, dipende molto del destino di questo inizio di legislatura.
Inoltre c’è il dato istituzionale, sul combinato disposto di assonanza tra Roma e Palermo. La tanto enunciata Autonomia dell’isola è alla frutta, se non al capolinea. L’enorme numero di leggi siciliane impugnate da parte degli organi costituzionali ne è il tragico sintomo.
Per tutto questo da quasi tre settimane dalle elezioni assistiamo ad una controdanza sulla formazione del governo dell’isola, tra “solo” deputati Assessori, e “solo” competenti, tra termovalorizzatori si, ma forse non quelli lì, e “rifacciamo le Province”. Il vuoto in attesa che le tessere del puzzle trovino il suo posto, deve essere riempito, mentre gli arrotini affilano i coltelli delle umane ambizioni.
Cosi è se vi pare.
Giovanni Pizzo