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La distanza divide le persone, non gli affetti

La distanza divide le persone, non gli affetti
statua libertà

Gli italiani, soprattutto meridionali, che si sono spostati nel mondo, non hanno perso le relazioni con i loro parenti

Sui libri è riportata la storia dell’emigrazione italiana, quando decine di migliaia dei nostri compatrioti partivano per il Centro Europa, per il Nord America e per il Sud America, ove, per esempio in Argentina, costituiscono il ceppo più numeroso.

L’esodo non era paragonabile a quello degli attuali immigrati perché allora nessuno poteva approdare in quei siti senza un contratto di lavoro, che normalmente gli procuravano i propri parenti residenti colà.
Questi/e italiani/e, soprattutto meridionali, che si sono spostati/e nel mondo, non hanno perso le relazioni con i loro parenti, perché hanno seguito il motto secondo il quale: “La distanza divide le persone, ma non gli affetti”.

Ovviamente le generazioni residenti all’estero sono aumentate di numero e quindi via via anche i legami si sono affievoliti, probabilmente anche per l’assenza di tutte quelle tecnologie che oggi permettono di rimanere in contatto.

Poi vi sono i casi dei personaggi noti, dei quali si ricordano le origini e non sono pochi. Da Frank Sinatra a Quentin Tarantino, da Nancy Pelosi a Franco Modigliani, da Leonardo Di Caprio a Lady Gaga.
Non solo i/le nostri/e conterranei/e hanno trovato lavoro all’estero, ma hanno avuto spesso successo perché sono stati/e quelli/e più intraprendenti e più coraggiosi/e, che hanno lasciato famiglie e luoghi cari per approdare in nazioni sconosciute, come gli Stati Uniti, ove la forza è proprio l’eterogeneità della popolazione e la sua provenienza.

Fra essa, rilevante è la componente afroamericana, che originariamente è giunta in America a causa della schiavitù nel diciannovesimo secolo, ma che oggi è costituita da cittadini e cittadine americani/e, che si sono integrati/e a quel sistema. Per esempio, il quarantaquattresimo presidente degli Usa fu Barack Obama, anche se rappresenta un’eccezione.

Gli afroamericani hanno avuto periodi molto duri, perché negli Stati del Sud di quel Paese la schiavitù e il razzismo (tuttora presente) erano molto diffusi e i feudatari non intendevano perdere il lavoro a costo zero. Questo fenomeno ci ricorda ciò che sta accadendo ai nostri giorni con il lavoro in nero, in cui si sfrutta la manodopera dei migranti, che hanno più difficoltà a difendersi legalmente.

La concentrazione della ricchezza in poche mani – come accadeva durante il feudalesimo – è aumentata in questi ultimi decenni in modo spropositato. Vi sono ricchi come Elon Musk che, con gli oltre quattrocento miliardi di patrimonio, superano il Pil di oltre cento nazioni. È contro l’esorbitante ricchezza nelle mani di una sola persona che gli Stati dovrebbero mettere dei limiti quantitativi oltre che delle imposte patrimoniali progressive.

Quanto scriviamo non sembri fuori luogo rispetto all’argomento in rassegna oggi, perché il lavoro è una componente essenziale dell’economia e va trattato con molta onestà e correttezza.
Nella nostra era di questo ventunesimo secolo, di cui un quarto si sta finendo di consumare, gli affetti non sono più rilevanti come lo erano una volta. Per cui, mentre allora le distanze e gli anni passavano, ma gli affetti rimanevano, oggi basta poco tempo perché essi si dileguino.

I sentimenti, soprattutto quelli buoni, non nascono per magia e non sono frutto di atti materiali, ma sono conseguenza di conoscenza, di cultura, di pratica diuturna e di insegnamenti che buoni maestri e maestre e buoni genitori dovrebbero dare ai/alle loro ragazzi/e. Ormai, però, nelle scuole tutto ciò si insegna sempre meno e in molte famiglie è diminuito l’amalgama, poiché ogni componente non si sente più parte integrante dello stesso organismo, ma sente prevalere l’egoismo che porta alla disgregazione delle famiglie stesse.

Certo, l’avvento degli smartphone non produce di buoni sentimenti, perché ha materializzato tutti i rapporti e in qualche modo ha isolato gli individui, nonostante questo possa sembrare paradossale. Infatti, se da un lato ci permettono di essere in contatto con tutto il mondo, dall’altro, a causa di un utilizzo eccessivo ed errato, ci richiudono nel nostro piccolo mondo, limitando le interazioni reali.
Perciò bisognerebbe prendere iniziative, per non perdere del tutto le componenti più importanti dell’umanità: rispetto, volersi bene, aiutarsi e esercitare la solidarietà, soprattutto nei confronti dei più deboli.