La faglia mediterranea e la teglia di pasta al forno - QdS

La faglia mediterranea e la teglia di pasta al forno

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La faglia mediterranea e la teglia di pasta al forno

Giovanni Pizzo  |
domenica 26 Giugno 2022

In questa cartina geopolitica c’era anche la Sicilia e i suoi dintorni. Vengono descritti come la Faglia Mediterranea, zona di confine tra Ordolandia, di cui quindi non fanno parte, e Caoslandia

Sul numero di marzo di Limes, intitolato la fine della pace, rivista geopolitica di questo simpatico Paese senza consapevolezza chiamato Italia, c’era, oltre a dotte e sapienti considerazioni, una bella cartina geopolitica.

Il mondo veniva diviso in Ordolandia, dove ci sono potenze economiche e militari che hanno il controllo del proprio territorio e delle loro sfere di influenza, e Caoslandia, i territori mutevoli per peso e stabilità, solitamente terreno fertile di conflitti locali che poi determinano scenari di crisi internazionali, non solo militari, ma economiche e sociali.

Quando questi conflitti, e ne abbiamo uno di dimensione semiglobale in corso attualmente, esplodono le conseguenze riguardano tutti noi. Anche in sede locale. Aumenta la benzina, l’energia va alle stelle, non si trovano materie prime e si fermano le produzioni, le persone perdono improvvisamente il lavoro, se non il cibo e l’acqua nei contesti più disgraziati.

Non siamo né soli né isolabili nel mondo globale, e la pandemia ce lo ha fatto capire.

In questa cartina geopolitica c’era anche la Sicilia e i suoi dintorni. Vengono descritti come la Faglia Mediterranea, zona di confine tra Ordolandia, di cui quindi non fanno parte, e Caoslandia. Faglia già il nome non dice niente di buono. Certifica una situazione di pericolo per imminenti terremoti.

E le zone di confine si sa sono quelle messe in mezzo dai flussi bidirezionali che attraversano questi mondi. In Sicilia lo dovremmo sapere, abbiamo il Muos e Sigonella, abbiamo avuto la tragedia di Ustica, seppellita dal segreto di Stato, e i flussi migratori, quelli ancora modesti, che provengono dal continente africano o dalle guerre in Medio Oriente. Pensate cosa saranno l’anno che verrà con crisi da mancanza di grano, o dalla siccità che sta strozzando il Sael.

Ma nonostante questa nostra collocazione sull’orlo di un abisso geopolitico la Sicilia, ormai in campagna elettorale, parlerà di altro. Sta venendo giù il mondo ma noi abbiamo la nostra solita pasta al forno fatta di resistenze generazionali, dispute tra vecchi compagni viaggio, ormai stremati dal troppo tempo passato a farsi le scarpe, mafie e antimafie, da utilizzare tra opposte fazioni e niente di nuovo all’orizzonte. Come a Troia ci sono delle sparute Cassandre che chiedono ai siciliani di alzare lo sguardo dal solito piatto di pasta al forno, senza nemmeno l’uovo sodo e la crosta di melenzane, perché le casse della Regione sono vacanti come il lago di Piana.

Lo scenario internazionale è bollente come l’olio delle panelle, ma la nostra disputa è quale donna,foglia di fico, mettere in copertina sui giornali estivi, prima che i maschi, ormai più bolliti che fritti, decidano il da farsi. Ma per fare cosa ancora non si è capito, quale ruolo produttivo, quale Mission darsi in questo nuovo contesto, in cui tutto quello che davamo per scontato non lo è più.

Un anno fa uno dei miei figli, ormai all’estero da anni, mi disse che voleva fare un piccolo investimento in una casa vacanze in Sicilia. Poi mi ha richiamato dopo qualche mese dicendomi che a Londra, dove vive, considerano la Sicilia a rischio desertificazione, i quasi 50 gradi di Floridia dell’estate scorsa avevano avuto un grande eco nella City. Pertanto ha rinunciato a farsi vedere na casetta in Sicilia.

Rimaniamo ancorati nelle nostre piccole dispute, spesso percorse da rancori ed invidie, mentre il Titanic Sicilia affonderà tra disastri geoclimatici e guerre di frontiera. Pensiamo che solo Lampedusa sia Frontiera mentre lo è la Sicilia tutta.

Non uno che spenda una parola su dove siamo e in che mondo finiremo, per dare un segnale di consapevolezza alla comunità siciliana e di un futuro per cui lottare. Continuiamo a spartirci i pisellini della pasta al forno, che cuciniamo senza sosta ogni 5 anni. In cui il confine tra vincitori e vinti non esiste. Perché tra poco, se non ci svegliamo, saremo tutti vinti.

Vorremmo che fossero questi i temi della prossima campagna elettorale siciliana. In che mondo, in quale Mediterraneo, in quale rapporto con l’Europa vivremo. Ma tanto parleremo di vittime della Mafia e di fiancheggiatori della stessa. Ne siamo certi.

Così è se vi pare.

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