Roma, 5 dic. (askanews) – L’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura ha lanciato ieri l’Anno Internazionale della Donna Agricola 2026, una campagna globale volta a riconoscere il contributo indispensabile ma spesso trascurato delle donne ai sistemi agroalimentari globali e a stimolare gli sforzi per colmare i persistenti divari di genere.
Istituito dall’assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2024, l’Anno Internazionale mira a mettere in luce le realtà affrontate dalle donne agricoltrici e a promuovere riforme politiche e investimenti per promuovere la parità di genere, l’emancipazione femminile e la costruzione di sistemi agroalimentari più resilienti. La FAO, insieme alle altre agenzie delle Nazioni Unite con sede a Roma – il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) e il Programma Alimentare Mondiale (WFP), coordinerà le attività per tutto il 2026.
Le donne rappresentano una quota significativa della forza lavoro agricola mondiale e sono indispensabili in tutte le filiere agroalimentari – dalla produzione e trasformazione alla distribuzione e al commercio – svolgendo un ruolo centrale per la sicurezza alimentare e la nutrizione delle famiglie. Nel 2021 i sistemi agroalimentari impiegavano il 40% delle donne lavoratrici a livello globale, quasi la stessa percentuale degli uomini.
Ciò nonostante, il contributo delle donne rimane sottovalutato e le loro condizioni di lavoro sono spesso più precarie, sottolinea la Fao: irregolari, informali, part-time, sottopagate, ad alta intensità di manodopera e altamente vulnerabili. Continuano a scontrarsi con barriere sistemiche, tra cui un accesso limitato alla terra, ai finanziamenti, alle tecnologie, all’istruzione, ai servizi di divulgazione e alla partecipazione ai processi decisionali a tutti i livelli.
L’Anno è stato ufficialmente inaugurato durante una cerimonia tenutasi a margine della 179esima sessione del Consiglio della FAO. Il discorso di apertura è stato pronunciato dall’economista capo della FAO, Maximo Torero, che ha avvertito che i progressi in materia di emancipazione femminile nei sistemi agroalimentari si sono bloccati nell’ultimo decennio. “Il costo dell’inazione è enorme. Sappiamo da stime recenti che colmare il divario tra uomini e donne in agricoltura potrebbe aumentare il PIL globale di mille miliardi di dollari e ridurre l’insicurezza alimentare per 45 milioni di persone”, ha detto.

