La fine dell'impero - QdS

La fine dell’impero

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La fine dell’impero

Giovanni Pizzo  |
lunedì 21 Novembre 2022

Forza Italia è il più piccolo partito del centrodestra, ha un leader pressoché arrivato agli ultimi suoi giorni politici.

L’ultimo imperatore romano fu Augustolo. Ai giorni nostri, con meno fasto, il declino del partito che rappresenta il PPE in Italia va avanti da un pezzo. Forza Italia perdeva pezzi da anni, per abbandono o per cambio di casacche. Ma in politica ci vogliono dei passaggi formali, che simboleggiano, certificano le fratture.

La scissione di Alfano, che si portò dietro il neo governatore siciliano Schifani, avvenne in un momento di calo politico di Berlusconi, che però era ancora il capo del centrodestra, avendo in mano il partito di maggiore consenso di quell’area politica.

Oggi sembra passata un era geologica. Forza Italia è il più piccolo partito del centrodestra, ha un leader pressoché arrivato agli ultimi suoi giorni politici. E la galassia che aveva costruito in trent’anni si disfà. In Sicilia, sempre laboratorio, anche se in questo caso di dissolvimento, una volta la sua roccaforte, non esiste più Forza Italia.

Ce ne sono due, con lo stesso nome, in un paradosso pirandelliano da uno, nessuno e centomila. La terra del Kaos sta sperimentando quello che accadrà a livello nazionale. Una parte di Forza Italia sta diventando una costola della destra meloniana, più per sopravvivenza di ceti che per adesione ideologico-culturale al sovranismo.

Un’altra parte, com’è successo prima del voto con la Carfagna e la Gelmini, si è divaricata mantenendo una posizione critica. In Sicilia tutto questo ha avuto i crismi dell’ufficialità politica. Sono nati due gruppi parlamentari nel Parlamento più antico del mondo.

Forza Italia 1, non è una metafora ma il verbale d’aula, capitanata da un fedele dell’attuale Presidente Schifani, molto sensibile al potere romano della Meloni, e Forza Italia 2 al comando dell’eterno viceré berlusconiano Gianfranco Miccichè, che ha dichiarato di sentirsi escluso dalla maggioranza di centrodestra.

In Parlamento nazionale questa crasi tra governisti e critici non è accaduta, vuoi perché il sistema parlamentare può gestire più facilmente i sussidi interni, vuoi perché i regolamenti delle Camere non agevolano, per i numeri necessari, la composizione di diversi gruppi parlamentari.

Il futuro sembra evidente. La forza centrifuga della politica farà sì che le distinte posizioni verranno attratte verso destra e verso il centro dello schieramento politico. Dove attende sornione Matteo Renzi, che con il Cavaliere si toglie solo quarant’anni.

È questione di tempo e di finanziarie, il momento topico in cui i parlamenti si denotano nel chi sta con chi. L’entrata in campo e il risultato della Moratti sarà dirimente per definire questi processi. Da Palermo a Milano.

Così è se vi pare.

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