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La Flotilla e l’Arca di Noè

La Flotilla e l’Arca di Noè
La nave pro Gaza di Flotilla Coalition – Imagoeconomica

La Global Sumud Flotilla tenta di rompere il blocco navale di Gaza, tra ideali pacifisti, critiche di propaganda e timori di strumentalizzazione da parte di Hamas

La missione della Global Sumud Flotilla, che, a suo dire, spiega le vele per i più nobili ideali, in questi giorni in cui l’estate comincia a declinare, mi ha fatto venire in mente la canzone che Sergio Endrigo ebbe a presentare al Festival di Sanremo del 1970, che si intitolava “L’arca di Noè”, giacché mi sembra significativamente profetica, nella strofa che fa: “Partirà la nave partirà, Dove arriverà questo non si sa. Sarà come l’arca di Noè, il cane il gatto, io e te”. Mi pare calzi a pennello a questa impresa sedicente pacifista, che ha abbandonato l’idea due Popoli e due Stati e che non spende una sola parola per i poveri ostaggi israeliani. Questa flottiglia, principalmente da diporto e a vela, si propone di rompere il blocco navale imposto da Israele, motivato dallo stesso quale atto di protezione per impedire l’illecito ingresso di armi, a sua difesa nella guerra contro Hamas, i cui guerriglieri spadroneggiano sulla Striscia di Gaza.

Un’area dove, secondo diverse ricostruzioni, i militanti di Hamas fanno incetta degli aiuti umanitari che entrano nell’enclave, per rivenderli a prezzi da borsanera per autofinanziarsi, o distribuirli largheggiando tra i propri accoliti e negandoli o centellinandoli alla popolazione destinataria, verso cui non hanno interesse. La Flotilla è pronta a partire e questo è certo, ma che possa giungere a destinazione è assolutamente incerto, giacché Israele non ha manifestato in alcun modo la volontà di allentare il blocco navale e di consentire il passaggio. Comunque, anche se in ipotesi ciò avvenisse, a destinazione non esiste un porto così grande da consentire l’approdo di tante imbarcazioni, né tantomeno la logistica necessaria per la distribuzione e soprattutto una protezione dai prevedibili saccheggi da parte di gruppi terroristici armati. Malgrado tutto ciò, le imbarcazioni sono partite, anche con la benedizione di alcune alte autorità religiose, con l’evidenza che l’impresa, di natura esclusivamente politica, costerà un mucchio di soldi, di cui secondo alcune tesi sembrerebbe dubbia, al meno in parte, la provenienza. Fondi che, probabilmente, potevano essere spesi con maggiore oculatezza, inoltrando gli aiuti per le vie già esistenti, e per alleviare concretamente le sofferenze della popolazione di Gaza.

Ma chi tira le fila di questa spedizione è ben consapevole che più grande sarà il fallimento, meglio se con incidenti, più grande sarà la vittoria mediatica e più grande sarà agli occhi del mondo il danno per Israele, perché, ancora una volta, nella guerra mediatica che Hamas sta stravincendo, potrà affermarsi che Israele, Stato che viene visto come affamatore, uccisore di bambini ed inermi civili, si sarà macchiato di un’altra incancellabile colpa, che riesca di riverlarsi utile a compattare l’opinione pubblica mondiale a favore di una entità terroristica, Hamas, che persegue il solo fine di distruggere lo Stato di Israele. Paradosso possibile quando si combatte una guerra ibrida: Hamas sebbene sconfitta sul campo, risulta vincente, alla grande, nella propaganda di guerra, contro l’unico Stato democratico del Medio Oriente.

Tornando alla canzone, questa proseguiva paragonando la nave all’Arca di Noè, per l’eterogeneità dei trasportati, il cane ed il gatto, eterni antagonisti, io e te, come dire uno, nessuno e centomila. Nulla di più vero, giacché la Flottilla ha imbarcato attivisti, uomini dello spettacolo, politici, anche parlamentari e altri volontari di ogni provenienza sociale, tra cui e l’attivista svedese Greta Tumberg – che proprio in queste ore ha lasciato il comito direttivo della Flottilla – da sempre impegnata nella lotta contro il cambiamento climatico, ormai alla seconda esperienza, nel tentativo di forzare il blocco navale. Moltissimi dei naviganti sono ispirati da sinceri e soggettivi ideali di pace ed umanitari, ma tutti certamente non adatti al fine politico e dimostrativo che si sono proposti. Peraltro è significativo che, come detto, tra gli slogan più ricorrenti in questo evento non si inneggi a due Popoli e due Stati, a cui Hamas non ha alcun interesse, bensì “dal fiume al mare, la Palestina sarà libera”. Uno slogan che fa pensare alla cancellazione dello Stato d’Israele.