“È il momento della natura”, la base che sostiene tutta la vita sulla terra e sott’acqua.
Questo slogan della Giornata Mondiale per l’Ambiente – che si celebra come ogni 5 giugno dall’istituzione da parte dell’Onu nel 1973 -, ricorda quanto sia importante la biodiversità, tema centrale della Giornata quest’anno.
La biodiversità, spiegano le Nazioni Unite, riguarda “ogni aspetto della salute umana, fornendo aria e acqua pulite, cibi nutrienti, fonti di medicina, resistenza naturale alle malattie e mitigazione dei cambiamenti climatici”.
L’Onu sottolinea come “La modifica o la rimozione di un elemento di questa rete influisce sull’intero sistema di vita e può produrre conseguenze negative”.
E la pandemia di coronavirus che ha colpito il mondo sta a dimostrarlo senza ombra di dubbio.
Governi e lobbies fingono di non vedere la realtà
Ma i governi e soprattutto le lobbies internazionali, non sembrano rendersene conto, nonostante la Scienza abbia da tempo messo spesso in guardia sul drammatico declino della biodiversità del pianeta.
Circa un milione di specie animali e vegetali (su un totale stimato di circa 8,7 milioni) potrebbe sparire e qualcuno ritenere che siamo vicini alla sesta grande estinzione massa.
L’Onu, distruggere la biodiversità è distruggere la vita umana
Il covid-19, ricordano le Nazioni Unite, ci ha detto che “quando distruggiamo la biodiversità, distruggiamo il sistema che supporta la vita umana”.
Oggi si stima che, a livello globale, “il 75% di tutte le malattie infettive emergenti nell’uomo sono zoonotiche, cioè trasmesse alle persone dagli animali”.
L’Onu, la Natura ci manda un messaggio
La Natura, avverte dunque l’Onu, “ci sta inviando un messaggio”.
Un messaggio colto dai ragazzi di Fridays For Future – il movimento ambientalista ispirato dalla giovane attivista svedese Greta Thunberg che due anni fa ha lanciato lo sciopero del venerdì dalla scuola per il clima – che in Italia tornano nelle piazze per chiedere che “la ripartenza dopo il coronavirus non sia un ritorno alla normalità, ma un salto verso un mondo nuovo. L’unico in cui la vita sia possibile”.
Il ritorno dei ragazzi di Greta
Rispettando le norme di sicurezza anti coronavirus, in oltre trenta città d’Italia si svolgeranno flash-mob e manifestazioni.
“Le riempiremo con centinaia di scarpe e cartelli, per ricreare simbolicamente una manifestazione, e organizzeremo dei ‘bike strike’ in giro per le nostre città”, annunciano spiegando che “rispetteremo le norme per la prevenzione del contagio”.
Il mondo non sarà più quello di prima dopo la pandemia e dunque da più parti arrivano appelli a guardare avanti in modo diverso.
Il Wwf e “Il Mondo che Verrà”
Come sintetizza il Wwf Italia nel lanciare la consultazione su “Il Mondo che Verrà”.
“La maniera in cui affronteremo questa grave crisi, sanitaria, sociale ed economica, attraverso le scelte di governi, aziende e cittadini, indicherà la direzione che abbiamo deciso di percorrere e che deciderà del nostro destino comune”.
Intanto, per tutelare la biodiversità, invertire il degrado del suolo, adattarsi al cambiamento climatico, salvaguardare i mari e promuovere sistemi alimentari sostenibili, il Fondo Mondiale per l’Ambiente ha deciso di finanziare programmi della Fao a favore di trenta Paesi dal Brasile allo Yemen: 176 milioni di dollari per ventiquattro progetti rivolti al complesso rapporto tra agricoltura e ambiente.
Allarme in Siberia per il disastro come la Exxon in Alaska
Intanto, proprio ieri, si è appreso di un gravissimo danno ambientale in Russia avvenuto il 29 maggio.
Un serbatoio di carburante di una centrale termoelettrica vicino Norilsk, in Siberia settentrionale, è crollato e nel fiume Ambarnaya si sono riversate oltre ventimila tonnellate di gasolio, provocando quello che secondo gli ambientalisti è il più grave incidente di questo tipo nell’Artide.
Greenpeace considera la portata del disastro analoga a quella dell’incidente della petroliera Exxon Valdez, avvenuto in Alaska trent’anni fa.
Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato lo stato di emergenza.
Legambiente, il 60% di fiumi e laghi italiani inquinati dalla chimica
A proposito del rapporto tra coronavirus ed emergenza ambientale, c’è da registrare la denuncia di Legambiente sull’inquinamento, in Italia, di fiumi, laghi, falde acquifere e del mare lungo le coste.
Solo qualche settimana fa, sottolinea Legambiente, “l’effetto del lockdown aveva restituito acque più limpide, a causa della chiusura di molte attività” ma “con le riaperture l’effetto sembra essere svanito, come emerge dagli sversamenti illeciti nel fiume Sarno, in Campania, ‘il più inquinato d’Europa’, o quello del bacino padano, area di maggiore utilizzo europeo di antibiotici negli allevamenti, i cui residui si ritrovano nelle acque”.
Legambiente punta il dito accusando quelle aziende che da decenni utilizzano i fiumi come discariche dove smaltire i reflui delle lavorazioni industriali a cui si aggiungono oggi nuove sostanze chimiche: dai pesticidi agli antibiotici, dalle microplastiche alle creme solari.
Nel dossier “H2O – la chimica che inquina l’acqua”, l’ong rileva che circa il 60% delle acque di fiumi e laghi nello Stivale non è in buono stato e molti di quelli che lo sono non sono ben protetti.
“Quarantasei storie di ordinaria follia sull’inquinamento delle acque in Italia”
In occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente, l’associazione ricorda “Quarantasei storie di ordinaria follia sull’inquinamento delle acque in Italia”, siti che da decenni aspettano bonifiche e riqualificazioni: da Porto Marghera in Veneto, primo sito nazionale da bonificare individuato nel 1998, passando per la Sardegna con i metalli pesanti nella zona industriale di Portoscuso e sostanze organiche, solventi clorurati e idrocarburi nella zona industriale di Porto Torres.
A Milazzo, Gela, Augusta Priolo e Melilli aree devastate
Per arrivare in Sicilia, a Milazzo, Gela, Augusta Priolo e Melilli, aree devastate dalle industrie del petrolchimico.
Su dati del registro europeo degli inquinanti E-Prtr (European Pollutant Release and Transfer Register), Legambiente calcola che dal 2007 al 2017 gli impianti industriali abbiano immesso, secondo le stesse aziende, 5.622 tonnellate di sostanze chimiche nei corpi idrici.
Dai metalli pesanti a materiali organici l’Ue ha individuato 45 sostanze prioritarie che gli Stati membri sono tenuti a monitorare.
Oltre 2.700 i contaminanti emergenti non ancora regolamentati, dai potenziali effetti avversi su salute e ambiente derivanti da prodotti che si usano ogni giorno.
Sono centotrentamila all’anno, le tonnellate di pesticidi usate in agricoltura che si ritrovano in acque superficiali (67%) e sotterranee (33%) secondo l’Ispra. Altro rischio sanitario, riferisce Legambiente, deriva dai contaminanti nelle attività agrozootecniche: in Italia avviene un terzo delle 33mila morti annue nell’Ue da infezioni da Amr (agenti resistenti agli antimicrobici).
Nel 2019, l’Agenzia Europea del Farmaco ha evidenziato un uso di antibiotici sproporzionato nei nostri allevamenti: 1.070 tonnellate all’anno, il 16% dei consumi Ue, con il bacino padano area di maggiore utilizzo europeo.
Legambiente invita tutti i cittadini a denunciare
Legambiente invita tutti i cittadini a denunciare eventuali casi di fossero a conoscenza e suggerisce al governo che “una parte considerevole dei mille miliardi di euro stanziati dall’Ue per le politiche ambientali e climatiche finanzi il Green New Deal italiano” per interventi infrastrutturali idrici e fognari.