La Grande Riforma - QdS

La Grande Riforma

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Giovanni Pizzo  |
venerdì 12 Maggio 2023

Si inaugura il cantiere delle plurisbandierate Riforme. Fusse che fusse la volta bona?

Non vorrei parafrasare Sorrentino, ma la romanità a tutto tondo della Meloni mi ha fatto venire in mente il film premiato con l’Oscar. Speriamo però di trovare Bellezza, e non solo il grottesco di quel capolavoro. Si inaugura il cantiere delle plurisbandierate Riforme. Fusse che fusse la volta bona?

Ci provò Renzi, De Mita, la Bicamerale di D’Alema. San Leopoldo Elia ci guarda malinconico da lassù. Ci furono i Saggi e i Circonfusi. Ma alla fine la Carta, per fortuna o meno, è sempre lì quasi immutabile. A parte la riformetta di pessima fattura del Titolo V. La Meloni ha convocato le opposizioni ottenendo già l’effetto del divide et impera. È solo un trucco, uno stratagemma di distrazione di massa? È ovvio che spostare le guerre su altri piani e territori difende il castello Chigi, non c’è bisogno di studiare Sun Tse e l’Arte della guerra per capirlo. Ma è anche vero che la Governance di uno Stato in un mondo profondamente mutato, velocizzato, globalizzato, geostrutturato, va rivalutata e ripensata. Anche perché ora non siamo nemmeno più una democrazia parlamentare, visto che i cittadini non eleggono gli eletti ma le liste. Pertanto ne abbiamo la facciata e la lentezza, senza la rappresentanza democratica. Le opposizioni potrebbero chiedere questo. Una legge elettorale messa in Costituzione, e non cambi continui ad ogni tornata solo per fare vincere il vento di turno. Una legge che consenta ai cittadini non solo di scegliere una guida, ma anche degli eletti, che rappresentino idee e territori in Parlamento. C’è un Coro sul Quirinale, stringiamoci a corte, siam pronti alla morte. Ovvio che si difenda Mattarella, come Santo laico repubblicano, ma guarderei più al ruolo e funzione di garanzia, che alla persona. Le persone passano le istituzioni dovrebbero resistere a prescindere. Anche la personalizzazione di Mattarella fa parte della deriva personale della politica moderna.

Sembra che il punto di compromesso sia il Premierato, che trova Renzi favorevole, e quindi sponda repubblicana. Perfino Calenda, udite, udite è d’accordo con lui. Può essere la soluzione? Si vedrà. Però se la Meloni vuole fare sul serio deve scegliere un metodo. I Costituenti scelsero quello assembleare. E solo un metodo analogo potrebbe fare durare nel tempo una riforma, che non venga abolita da una successiva maggioranza. Eleggere un’Assemblea Costituente, per 18 mesi, con legge proporzionale, sarebbe l’unica strada legittima e duratura per fare sul serio, e non usare questo tema come arma di distrazione di massa. Cento persone elette con le preferenze dai cittadini, con solo rimborso spese, e possibilmente più qualificate umanamente, moralmente, socialmente ed intellettualmente dei nominati delle segreterie che siedono sugli scranni del Parlamento italiano.

Se la Meloni facesse questo sorprenderebbe tutti, e passerebbe, come De Gasperi, da politica a Statista. Che lo faccia una giovane donna volitiva sarebbe un esempio Continentale. Se no, invece dei posteri, ci guarderemo i soliti post, difendendo le posterga con un referendum. Film già visto.

Cosi è se vi pare

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