Si fa sempre più fatica a capire qualcosa della complessa situazione medio orientale, dove nulla è come sembra, amici e nemici facilmente si confondono e il tradimento è la norma. L’attacco di Israele all’Iran è solo l’ultimo atto di un lungo percorso di cui, al di là delle dichiarazioni ufficiali, non è facile capire il senso. Qualunque ricostruzione è per forza di cose parziale, perché tralascia quanto avvenuto in precedenza, ma tornare indietro di secoli non aiuta la comprensione di cosa sta accadendo.
Con questa premessa si può comunque analizzare ciò che è successo dal 7 ottobre 2023, il giorno dell’attacco di Hamas a Israele, fino ad oggi. L’obiettivo di quell’operazione era evitare che i principali Paesi arabi riconoscessero Israele e che Gerusalemme diventasse il principale fornitore di sicurezza della regione in funzione anti-iraniana. Il duro colpo subito da Israele ha provocato una reazione inaspettata, una guerra di lunga durata. Infatti, normalmente lo Stato ebraico ha sempre concluso le operazioni militari in poche settimane, al massimo in pochi mesi.
Questa volta, invece, ha cominciato la guerra contro Hamas a Gaza per poi estenderla a Hezbollah in Libano, agli Houti in Yemen e ora all’Iran. Con la scusa di sventare una minaccia nucleare, ciò che realmente sta facendo Israele è cercare di interrompere il sostegno di Teheran a tutti i suoi proxy. Guardata in prospettiva si tratta di un’unica guerra che ha visto soccombere l’Iran sotto i colpi di Israele. Gaza distrutta, i territori della Cisgiordania sotto pressione, zone della Siria occupate, vertici delle organizzazioni legate a Teheran azzerati, e ora anche il potere teocratico iraniano sotto attacco. A prescindere da quali siano i veri obiettivi di Israele è chiaro che l’Iran esce da questa guerra indebolito e con il proprio peso politico a livello regionale ridotto. Alla fine, sarà solo forza di Israele, con l’appoggio di Washington, a ridefinire gli equilibri di questa zona calda del mondo.

