Roma, 29 mag. (askanews) – Diventa Presidio Slow Food la Lumachella orvietana, un prodotto da forno che rappresenta un vero e proprio simbolo gastronomico della città umbra. Proprio in virtù della sua notorietà e diffusione, la lumachella non è un prodotto a rischio d’estinzione, come lo sono invece molti altri Presìdi Slow Food: “c’era però bisogno di ristabilire l’autenticità del prodotto e di mettere la lumachella al sicuro dal rischio di standardizzazione, effetto anche dei flussi turistici in crescita nella città”, spiega Alessandra Cannistrà, referente Slow Food del Presidio. Per questo motivo, il Presidio si è prefissato l’obiettivo di individuare la materia prima originale e di definire la ricetta della tradizione.
La lumachella un tempo si produceva nei giorni in cui si cuoceva il pane, usando l’impasto che avanzava e ciò che si trovava in casa: pancetta, guanciale, ritagli di scarto del prosciutto crudo, e poi pecorino, sale, pepe, un po’ di olio extravergine di oliva e un po’ di strutto. Il tutto veniva impastato fino a ottenere piccoli rotoli che successivamente venivano avvolti su sé stessi, fino a ottenere una pagnotta di circa 7-10 centimetri di diametro a forma chiocciola.
Oggi le cose sono cambiate, e la lumachella è una presenza irrinunciabile sui tavoli degli aperitivi. Oggi i produttori del Presidio utilizzano varietà di grani utilizzate già un tempo, come il Gentil Rosso, il Verna, il Senatore Cappelli. Il Presidio Slow Food della lumachella orvietana è sostenuto dal Comune di Orvieto e dal GAL Trasimeno-Orvietano.

