I due cancri del Paese sono la mafia, vale a dire l’insieme delle organizzazioni criminali, e l’evasione contributiva, vale a dire i milioni di cittadini che non corrispondono imposte (dirette ed indirette), contributi e non fanno fronte ad altre obbligazioni simili, anche a livello locale.
È ormai noto anche nella letteratura che la mafia in quanto tale non esiste, mentre esistono i mafiosi. È l’insieme della loro azioni, peraltro bene organizzate, che dà il nome a questa attività criminale.
Non è che essa ci sia sempre stata in Sicilia; forse la sua data di inizio risale a circa centocinquant’anni fa. Poi si è radicata, sviluppata e ha preso il filone degli assassini, delle uccisioni, delle bombe e, nei tempi più recenti, forse il fenomeno delle Brigate Rosse, che però fu contrastato ed eliminato dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, poi diventato prefetto di Palermo.
Ma la mafia non era l’Organizzazione rossa.
Cosicché, Dalla Chiesa, a Palermo, pensando di affrontare l’organizzazione criminale come aveva fatto con le Brigate Rosse, non mise nel conto le coperture politiche romane che lo lasciarono solo e quindi esposto all’assassinio che si verificò puntualmente il 3 settembre 1982.
Gli altri episodi tremendi furono gli assassinii di Falcone e Borsellino e degli uomini della scorta, nel 1992. Dopo di che, in questi trent’anni, i componenti dell’organizzazione criminale cambiarono modo di operare, abbandonarono gli atti violenti e fecero crescere figli e nipoti nelle università.
Così si sono introdotti nel sistema economico a tutti i livelli e hanno contribuito a diffondere la corruzione che oggi è il terzo cancro del nostro Paese.
L’organizzazione mafiosa ha successo perché il tessuto delle istituzioni, a tutti i livelli, è debole, fragile ed incompetente con la conseguenza che, per un verso o per l’altro, è permeabile dal sistema corruttivo, che danneggia fortemente tutto il Paese e soprattutto le parti più deboli e più fragili.
Dunque, la mafia non esiste, ma esistono i mafiosi. La prima è una rappresentanza quasi oleografica, i secondi sono invece persone fisiche che vanno combattute.
Il secondo cancro gravissimo è l’evasione fiscale. Perché nel nostro Paese essa è così elevata tanto da primeggiare in Europa? Forse perché ancora i cittadini non hanno digerito l’unificazione d’Italia in quanto tutto il Sud fu annesso con forza al Regno di Sardegna e Piemonte; fu depredato di tesori e ricchezze, soprattutto quelle depositate nel Banco di Napoli e nel Banco di Sicilia e la popolazione fu decimata a decine di migliaia di unità dall’esercito piemontese che chiamava quei ribelli con lo spregevole appellativo di briganti.
Le industrie furono smantellate, le concessioni dei trasporti marittimi dei Florio revocate e date agli inglesi, e via elencando tante altre nefandezze.
Neanche i cittadini centro-settentrionali si sentivano uniti in un ideale sotto la stessa bandiera e con un inno che è diventato nazionale solo nel 2017.
Vi è una ragione obiettiva di questa disunità e cioé la profonda differenza etnica, razziale e culturale fra tutti i cittadini, da Bolzano a Lampedusa.
Cosicché, lo Stato viene considerato un nemico e non il rappresentante di una Comunità nazionale che dovrebbe gestire con equità e giustizia.
La più grande iniquità è avere mantenuto il Sud in una condizione insopportabile di arretratezza, dimostrata da un dato per tutti: il reddito medio dei cittadini meridionali è circa la metà di quello dei cittadini settentrionali.
La mancanza di equità e giustizia nel gestire i sessanta milioni di italiani è forse la causa prima dell’avversione che questi hanno nei confronti del loro dovere – sì, è un dovere – di pagare imposte e contributi.
D’altro canto, viene rilevata giorno dopo giorno l’incapacità delle istituzioni di spendere bene i soldi che faticosamente i cittadini pagano e che dovrebbero essere indirizzati al progresso economico e sociale di tutta la popolazione e non essere utilizzati per dare assegni a destra e a manca come avviene.
Infine, la disfunzione della burocrazia non è in condizione di controllare le ricchezze (modeste o notevoli) dei cittadini, alimentando indirettamente l’evasione fiscale e contributiva.