La ministra per le Pari Opportunità al QdS: "Dobbiamo costruire tempi e modalità di lavoro, di carriera, di presenza pubblica a misura di donna, la presenza femminile è un punto di forza"
Ministra Roccella, Meloni prima premier italiana.
“È un traguardo importantissimo, non solo perché Giorgia Meloni è una donna ma perché è arrivata alla presidenza del Consiglio senza aiuti e quote, grazie alla naturale affermazione di una leadership partita dalla militanza. Una svolta che certamente lascerà il segno. La vittoria della Schlein alle primarie del Pd, mi si passi il gioco di parole, è un primo effetto dell’’effetto Meloni’”.
L’Italia – secondo la classifica dell’Eige – è il Paese che fa peggio in Europa a proposito di inclusione femminile, da oltre dieci anni. Con quali misure tenterà di invertire la rotta?
“Per cambiare direzione bisogna partire dalla valorizzazione della differenza tra uomo e donna. è stato detto che c’è ingiustizia quando persone uguali vengono trattate in modo diverso, ma anche quando persone diverse sono trattate in modo uguale: questo è esattamente il caso delle donne. Per avere pari opportunità dobbiamo costruire tempi e modalità di lavoro, di carriera, di presenza pubblica a misura di donna, dimostrando che la presenza femminile è un punto di forza in ogni ambito. Ricordiamo che le donne non sono una minoranza o una categoria da proteggere, sono la metà dell’umanità”.
Codice deontologico per le imprese che vogliano porre maggiore attenzione alla maternità. Crede che possa effettivamente avere presa?
“Io sono fiduciosa. Le imprese prosperano se ci sono crescita e vitalità socio-economica. Il crollo demografico inizia a spaventare anche loro. La volontarietà può rendere meno immediate le adesioni, ma è più efficace in termini di promozione di una cultura. E comunque, il codice è solo uno degli strumenti in campo”.
Come far diventare realtà la legge sulla parità salariale?
“Il tema è cruciale e il problema non banale. Anche a fronte di un identico salario legale, sul salario effettivo incidono infatti diversi fattori – dai superminimi ai percorsi di carriera, dall’orario di lavoro ai premi – che possono cambiare di molto la situazione. Oltre a contrastare un gender gap purtroppo strutturale, bisogna dunque puntare anche a una parità di trattamento nella differenza di condizioni, che spesso è determinata dal carico familiare. E dunque promuovere il welfare aziendale, delle premialità e una rete di servizi che aiuti la conciliazione tra lavoro e famiglia. Per quanto riguarda la violenza economica, abbiamo finanziato il reddito di libertà, promosso un progetto di microcredito e abbiamo altre iniziative in cantiere”.
Durante un’audizione alla Camera Lei ha dichiarato di voler contrastare “l’inverno demografico” in Italia, dove uomini e donne sono sempre più restii a far figli per le precarie condizioni economiche, per le difficoltà nell’assistenza dei minori negli orari di lavoro, per la paura che la genitorialità possa pregiudicare le prospettive di carriera. Per aumentare il tasso demografico, sarebbe disposta ad appoggiare lo ius soli, riconoscendo la cittadinanza a tutti quei bambini nati in Italia da genitori stranieri?
“Innanzi tutto vorrei che si sfatasse un mito: l’Italia è un Paese molto generoso in termini di rilascio di cittadinanza, è il secondo Paese in Europa. E comunque non si può ragionare di un tema così delicato solo come espediente demografico, che peraltro sarebbe di dubbia efficacia. Non solo infatti anche i Paesi africani sono avviati verso una flessione delle nascite, ma è dimostrato che gli immigrati in breve tempo assumono le abitudini del Paese che li accoglie. In ogni caso, non possiamo pensare di risolvere la crisi demografica appaltando la natalità a Paesi terzi, non sarebbe neanche rispettoso”.
Con l’ultima legge di bilancio il Governo ha ridotto la misura Opzione donna, che consentiva la pensione anticipata alle lavoratrici che avessero maturato 35 anni di servizio e 58 anni di età anagrafica (59 nel caso delle autonome). Come valuta questa scelta politica?
“La ministra Calderone ha il dossier aperto e intende metterci mano. In ogni caso, in una situazione difficilissima come quella nella quale abbiamo varato la finanziaria, in piena emergenza bollette, abbiamo fatto il possibile e abbiamo dovuto operare delle scelte. Sapendo che arriveranno riforme strutturali e che quelle stesse scelte potranno essere ricalibrate alla luce delle contingenze”.