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“La parola data è scritta sulle pietre”

“La parola data è scritta sulle pietre”

Una volta c’era l’onore, quello vero – non quello mistificato della malavita organizzata – vale a dire il rispetto della persona che si impegnava sulla parola data e che manteneva il suo impegno a qualunque costo ed in qualunque modo.
Giovanni Ranocchi (1944-2020) sosteneva che: “La parola data è scritta sulle pietre”. Ma questo accadeva nei secoli scorsi, compresa la prima parte del Ventesimo. Poi, via via, il principio si è annacquato ed in questo Ventunesimo ha perso di significato.

Non solo la parola data non viene mantenuta, ma spesso neanche la parola scritta, ovvero i contratti che diventano ogni giorno più minuziosi e particolari nel tentativo di prevedere tutte le anomalie e le variazioni che possano verificarsi rispetto all’accordo.
Anche Alessandro Manzoni (1785-1873) sosteneva che: “Le parole sono pietre”. Con la conseguenza che ognuno, prima di dar fiato alla bocca, dovrebbe pensare a quello che dice.

Ricordiamo che è importante dire quello in cui si crede e non credere in quello che si dice.
In che cosa ognuno di noi dovrebbe credere? Negli insegnamenti che trae dai libri di tutti i secoli e di tutte le materie della cultura occidentale e della cultura orientale, che è ancora più antica, oltre che attingere alle culture più recenti come quelle americane.
C’è sempre da imparare e poco da insegnare. Per farlo bisogna avere la voglia, senza di che ognuno resta come un troglodita.

La parola è un mezzo e non un fine. Essa è figlia di un ragionamento logico oppure è solo fiato. La parola deve essere ben congegnata in frasi che funzionino, che rappresentino la realtà e possibilmente la verità, in modo da esprimere concetti concreti, ragionevoli e proporzionati.
Non sempre siamo nelle condizioni di comportarci nella maniera dianzi descritta; più spesso pensiamo di convincere gli altri con vuote frasi e ancora più spesso usiamo argomenti privi di contenuto che hanno solo il compito di creare immagini fasulle.
Un comportamento deprecabile che ognuno di noi dovrebbe condannare.

Il comportamento corretto e lineare si basa su pazienza e tenacia, che sono le virtù dei forti, di quelli veri, non dei bruti che usano la forza fisica.
Pazienza perché bisogna dotarsi di una grande tolleranza e tenacia perché occorre insistere a dare spallate alla porta finché questa non si abbatte. Per avere pazienza e tenacia, che non sono virtù gratuite, bisogna avere molta buona volontà e credere nelle cose che si fanno e fare le cose in cui si crede.

Come si vede da quanto descritto, stare sul binario dei principi etici non è facile, né confortevole; mantenere gli impegni che si sottoscrivono con la parola e non con la penna è ancora più difficile; ragionare in modo positivo perché le cose funzionino è impegnativo.
Insomma, si tratta di una scelta sulla propria vita, se utilizzarla bene e con pienezza, oppure male, cioé in modo vuoto.

Tutto ciò riguarda la propria coscienza ed il confronto con gli altri, che possono pensarla in maniera diversa, in modo più o meno legittimo.
La parola data, dunque, non può essere non mantenuta, ne va appunto del proprio onore, che è un sentimento interiore nostro, che si intende rispettare a qualunque prezzo e a qualunque costo.

Non è facile agire in questo modo, ma chi lo fa dice che è semplice. Con un gioco di parole potremmo affermare però che il semplice non è facile, per dire che chi sente di vivere la vita in un certo modo, fare quanto indicato è quasi automatico; chi, invece, non ci pensa per niente, fa anche fatica a comprendere il senso di quanto precede.
A causa degli impegni verbali disattesi sono scoppiate guerre e rivoluzioni.

Non è il caso di pensare a queste reazioni traumatiche, mentre bisogna essere sempre pronti a trovare le soluzioni ai problemi senza complicazioni possibili, ma seguendo un filo logico che si basi su fatti certi e assodati, guardando avanti sempre con ottimismo e fiducia e senza curarsi delle difficoltà che ci vengono incontro e che possono essere superate con impegno e buona volontà.