Il cameriere non avrà pronunciato il famoso “pran pron” ma la scena era egualmente gattopardesca.
Allo stesso desco catanese si sono seduti a tavola Gianfranco Miccichè e i due Raffaele, Lombardo e Stancanelli.
In considerazione del fatto che, come costume delle agapi politiche siciliane non era presente neanche una donna, potremmo definirlo, dopo il pranzo degli arancini ed altre famose tavolate , il patto dei mascolini. Trattasi di pasta con le sarde in variante tipicamente catanese, quindi con sugo di pomodoro, alici, piselli e muddica ‘atturrata’, oltre al fondamentale finocchietto.
Riteniamo che il conto sia stato pagato per indole da uno dei due Raffaele, ma la portata principale è stata sicuramente il pasticcio alla Musumeci. Il vertice prandiale è stato preceduto da un confronto a quattr’occhi tra Miccichè e il Presidente della Regione. Il cui contenuto è chiaro pure ai migranti appena sbarcati a Lampedusa. “Gianfranco io voglio da parte vostra la riconferma, e la giunta si farà in base a questa indicazione. Scegliete chi volete come assessori ma prima lealtà e fiducia nella mia persona. Già quello sciamannato di De Luca si è dimesso ed è il tempo delle scelte!”.
Il nostro Miccichè arrivato al pranzo spiega ai suoi commensali. “Ragazzi che vi devo dire, gliel’ho spiegato che non è il momento, che prima c’è il Quirinale, poi bisogna vedere se il governo romano rimane uguale o si va al voto, troppe variabili. Nello non ti ci mettere pure tu con i tuoi ultimatum, ma niente, non ascolta. Si è chiuso da solo nella pentola a pressione. E ora che facciamo?”
“Lasciamolo frollare nella pentola per una decina di giorni, tanto né Meloni né Salvini, e tantomeno Berlusconi, hanno testa alle sue paturnie”. Dice uno dei due Raffaele, quello meno caloroso.
“E poi?” Chiede quello meno indulgente, per precedenti frequentazioni.
“E poi accendiamo il fuoco!” dice l’altro, addentando un tovagliolino. Miccichè che si è ritagliato il ruolo di Cassandra politica sbotta. “Gliel’ho detto mille volte a Nello di ascoltare i partiti che lo hanno eletto. Lui si è chiuso nel bunker con il suo ministro della propaganda, senza nemmeno una Eva Braun di conforto, certamente doveva sclerare.”
“Si ma chi ci mettiamo al suo posto?”
“Ragazzi lasciatevi consigliare da uno che ne ha viste tante. È presto per la scelta, intanto vagliamo e apriamo dei dossier di candidati, stimoliamo qualcuno, bruciamo qualcun altro. Ci rivedremo e facciamo un altro pranzo per poi decidere”.
“Si ma la prossima volta pagate voi!”. Dichiara tra il sorriso compiacente degli altri l’arcangelo buono.
Ovviamente non sono le testuali parole, ed ogni fatto e riferimento a persone conosciute è destituito di fondamento, ma ca va sans dire, è precipuamente verosimile.
Così è se vi pare.
Giovanni Pizzo