Le parole della dottoressa Paola Iacono sulla terribile vicenda che ha sconvolto una famiglia e la comunità.
Dal rapimento all’omicidio da parte della madre reo confessa: questa l’improvvisa svolta nel caso della piccola Elena Del Pozzo, il cui cadavere è stato ritrovato la mattina del 14 giugno scorso nel catanese. Una vicenda amara ancora tutta da chiarire, a partire dal movente e dall’eventuale partecipazione di altri attori al delitto: a fornire al Quotidiano di Sicilia il proprio parere autorevole su un caso che si prospetta interessante e inquietante la dottoressa Paola Iacono, neuropsichiatra infantile e direttore f.f. Asp Siracusa.
Dottoressa Iacono, in attesa di conoscere maggiori dettagli, è possibile dare un parere scientifico su questa vicenda?
“Ritengo molto prematuro fare delle ipotesi sul caso, l’unico evento certo è la confessione di Martina Patti, madre della piccola Elena, ricordiamolo di appena cinque anni. Abbiamo questo minimo dato attuale, la cui attendibilità è demandata in ogni caso ai giudici, e non ai clinici, a cui si aggiunge un elemento clinico che appare, a mio avviso, indicativo, ovvero la giovane età della madre. La madre della piccola, di 23 anni, ricade, infatti, nel profilo tipico della famiglia maltrattante, in cui appunto solitamente la madre è di giovane o giovanissima età, mentre sul movente emerso al momento, la gelosia, non mi sbilancerei e attenderei ulteriori accertamenti”.
La comunità è sconvolta, tanti sono i dubbi e le domande: è possibile spingersi verso la formulazione di un giudizio clinico?
“Sicuramente resta da valutare attentamente lo stato psichico della donna, ma al momento abbiamo davvero pochi elementi per poter formulare un giudizio clinico, come un possibile stato dissociativo dell’omicida – conclude Iacono – Tante le domande da analizzare: in che momento della vita della madre si inserisce il delitto? La storia della famiglia era conosciuta dai servizi? La bambina era tenuta pulita, era regolarmente condotta a scuola? Che tipo di attaccamento emotivo esisteva con Elena? Esistevano precedenti segni di trascuratezza? Riguardo le capacità genitoriali cosa è possibile dire con precisione?”.
Domande a cui attualmente nessuno può, ovviamente, fornire una risposta esauriente, per un caso amaro in cui l’unica vittima degna di nota resta una minore il cui unico diritto era quello di vivere una vita spensierata, all’insegna delle cure familiari e dell’amore protettivo di un solido nucleo affettivo.
Angela Ganci