Roma, 29 mag. (askanews) – “La riapertura del mercato del Regno Unito alle piante ornamentali italiane è un’ottima notizia, frutto del costante lavoro che abbiamo messo in campo per scongiurare una decisione che avrebbe potuto causare ingenti danni al settore florovivaistico italiano”. Così il sottosegretario al ministero dell’Agricoltura, con delega al florovivaismo, Patrizio Giacomo La Pietra, dopo posizione ufficiale con cui le autorità britanniche stabiliscono che questo insetto non rappresenta un vero rischio fitosanitario per questo Paese, riaprendo alle piante ornamentali italiane.
“Non includere la Pochazia Shantungensis tra gli organismi da quarantena per le piante e la riapertura delle importazioni dall’Italia è un segnale importante per tutto il settore – spiega La Pietra – Istituzioni e mondo della ricerca, con un grande impegno del Crea, hanno lavorato insieme a supporto del sistema produttivo per scongiurare il rischio di gravi danni economici per il comparto florovivaistico, eccellenza italiana e leader delle esportazioni e il risultato premia l’impegno del Masaf, del ministro Lollobrigida e di tutto il governo Meloni”.
Dall’ottobre 2024 partite di piante di interesse ornamentale di grande valore spedite da vivaisti italiani in Gran Bretagna sono state distrutte in seguito al ritrovamento di pochi esemplari della Pochazia shantungensis, un insetto di origine asiatica, che l’Efsa nel 2023 consigliava di inserire tra gli Organismi da Quarantena per i quali si adottano provvedimenti drastici.
Subito dopo il Comitato Fitosanitario Nazionale coordinato dalla DISR 5 del Masaf e il Crea hanno affrontato il problema, redigendo un dossier che sottolinea la mancanza di informazioni e dati scientifici. Il lavoro svolto dal Crea ha evidenziato la necessità di un serio studio prima di esprimere pareri affrettati con pesanti ricadute economiche per il nostro Paese. Il nostro comparto florovivaistico, infatti, è terzo in Europa, con 15.000 aziende che generano valore per circa 3,2 miliardi di euro e che destinano all’export fino al 70% della produzione.
Dopo il primo ritrovamento di Pochazia in Italia nel 2022, altre segnalazioni si sono succedute in Turchia, Russia meridionale, Francia e Paesi Bassi, senza però che in nessuna di queste aree emergessero situazioni tali da suscitare l’attenzione di chi si occupa di protezione delle piante. Dal canto suo, il Crea ha da subito avviato le indagini su questa specie, in preparazione di uno specifico programma di valenza nazionale.
“La decisione delle Autorità britanniche – spiega Andrea Rocchi, presidente Crea – è una riprova del lavoro di squadra. E’ anche un segnale positivo in attesa del parere ufficiale dell’Eppo. Inoltre, il Crea avvierà a breve la costruzione della avanzata e avveniristica piattaforma Custos Plantis, con lo scopo di mettere a disposizione del Sistema Italia un Laboratorio all’avanguardia tra quelli Europei per contrastare le invasioni di specie aliene dannose all’agricoltura”, conclude Rocchi.

