ROMA – Una beniamina del grande pubblico. Poliedrica, versatile, di talento. In questi anni non ha esitato a uscire dalla propria zona di comfort cimentandosi con successo nella recitazione, nella conduzione televisiva e nel doppiaggio. Alla costante ricerca di nuovi stimoli per mettersi alla prova, decide di portare in scena uno show, coraggioso e affascinante, per raccontare una città leggendaria dalle mille contraddizioni e dall’anima femminile.
Ideato e interpretato da Serena Rossi, nasce lo spettacolo “Serenata a Napoli”. Scritto da Maria Sole Limodio e Pamela Maffioli, per la regia di Maria Cristina Redini con la direzione musicale e gli arrangiamenti curati dal M° Valeriano Chiaravalle, è prodotto da Agata Produzioni e da Savà Produzioni creative. La tournée, che sta incantando l’Italia intera, farà tappa venerdì 1 agosto 2025 ore 21 al Teatro di Verdura di Palermo, una data promossa da Agave Spettacoli.
“In Sicilia mi sento a casa, è una terra che mi accoglie. Un amore che è nato ai tempi in cui giravo ‘Il commissario Montalbano’ e non volevo più tornare perché lì stavo proprio bene. Tanto è vero che legherò alla data di Palermo un paio di giorni di vacanza con mio marito e mio figlio Diego per fargli conoscere la magia di questo luogo così straordinario”.
Alzato il sipario, è un po’ come fare l’amore con i musicisti e il pubblico. “Prima di iniziare lo spettacolo urlo sempre: ‘Andiamo a fare l’amore’. Perché fare teatro è un profondo atto d’amore, tra di noi che siamo sul palco e con il pubblico. È un circolo virtuoso di emozioni che condividiamo in una maniera speciale, intima: piangiamo tutti insieme, ridiamo tutti insieme, cantiamo tutti insieme… con la gente che partecipa dall’inizio alla fine, perché sono canzoni popolari della tradizione, conosciute in tutta Italia e nel mondo. E poi, stare in scena a cielo aperto, sotto la luna e le stelle, è semplicemente meraviglioso”. Con la delicatezza della sua voce e la forza delle sue interpretazioni, riporta in vita l’essenza immortale di una città che risuona di luci e ombre, di storia e di futuro.
Qual è l’insegnamento più grande che continua a darle questa controversa realtà?
“Uno dei valori che noi napoletani ci portiamo dentro, perché fa parte storicamente della nostra terra, così come della Sicilia, è sicuramente l’inclusione, l’accoglienza, l’abbraccio, il non vedere le diversità come un limite bensì come un’enorme ricchezza. E, di questi tempi, in cui i diversi e gli altri fanno paura, è un grandissimo insegnamento”.
Questo nello spettacolo viene fuori…
“È la storia che, ahimè, si ripete sempre uguale. Parlo, ad esempio, degli emigranti che eravamo noi più di cento anni fa e di come adesso siano altri ragazzi, neri, che arrivano dall’Africa… Ci sono molti riferimenti, delicati, velati. Tanti spunti di riflessione partendo dalla nostra storia, dalle nostre ferite antiche, per aprire lo sguardo e allargarlo ai giorni d’oggi, nel tentativo di riaccendere una luce sul sociale. Sentivo di doverlo fare e l’ho fatto”.
Com’è il mondo visto dal Sud?
“Non è certamente visto dal basso, anche se nello sguardo c’è sempre quella voglia di rivincita. Mi piace pensare che questa rivalsa non passi attraverso un incattivimento, ma per l’ingegno, unico e speciale, che appartiene al Sud del mondo, non solo al sud Italia. Napoli, poi, in questo momento, sta vivendo uno stato di grazia da un punto di vista musicale, cinematografico, sportivo, turistico, letterario. C’è un grandissimo fermento culturale che ci fa sentire di non essere secondi a nessuno. Anzi”.
“Le canzoni come gli odori, e più della vista, affilano i ricordi”, scrive Erri De Luca. Se chiude gli occhi, qual è la prima immagine che annusa?
“Erri De Luca lo cito durante lo spettacolo, così come Massimo Troisi ed Eduardo De Filippo… La prima immagine che annuso è l’odore di sudore e dignità di un popolo che non si è mai perso d’animo, industriandosi con geniale creatività. Un’immagine che mi restituisce quella dolce malinconia legata ai valori in cui credevano tante persone che vivevano in disagi veramente profondi, in stato di grande miseria, però a testa alta”.
Il treno dei bambini, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Viola Ardone, in cui lei è coprotagonista, ne è un manifesto.
“In un periodo di grande disperazione, le donne, le mamme si ingegnano per dar da mangiare ai propri figli, non cercando aiuti dall’alto ma facendoli partire dal basso, rimboccandosi le mani e organizzando un evento epocale, salvando così più di 70.000 bambini. Dunque, quella dignità, quella fatica, l’ingegno, la voglia di stare insieme dandosi una mano reciprocamente, vengono subito fuori”.
Una straordinaria pagina di solidarietà dimenticata ingiustamente. A lei è stata raccontata dalla viva voce di una testimone.
“Mia nonna Concetta è una di quei bimbi saliti sui treni diretti al nord Italia, a volte mi raccontava di quei fatti degli anni Quaranta. È una storia che mi scorre nelle vene e sono davvero contenta che, grazie al film di Cristina Comencini, sia arrivata a così tante persone. In un momento delicato, come quello che stiamo vivendo, dove non si fa che parlare di salvare l’infanzia, mentre dalla cronaca ci arrivano notizie sempre più tragiche e agghiaccianti”.
In un mondo di fake news e filtri che distorcono la realtà, c’è una favola a cui non ha mai smesso di credere?
“La mia storia è una favola. Molto dritta, pulita, lineare. Fatta di grandi sacrifici, di impegni, di studio ma anche di fortuna. Continuavo a ripetermi che, senza ‘santi in paradiso’, non sarei mai riuscita a raggiungere determinati traguardi. Eppure sono arrivati i film, le fiction, il doppiaggio, il teatro. Sono la testimonianza vivente che, a volte, le storie semplici possono funzionare. Perché, se si semina bene, prima o poi si raccoglie. È questa la favola in cui credo e crederò sempre, e la sto insegnando a mio figlio”.
C’era una volta… Scugnizzi, Un posto al sole, Mina Settembre, Uonderbois, la svolta impersonando Mia Martini. Le tante sfaccettature artistiche di Serena Rossi. Lei, invece, davanti allo specchio come si vede?
“Mi guardo e vedo una quasi quarantenne, una mamma, una moglie. Una donna appassionata di sentimenti”.

