La politica e il salto quantico - QdS

La politica e il salto quantico

La politica e il salto quantico

lunedì 07 Febbraio 2022

Il discorso di Matterella bis contiene il fulcro della nostra democrazia: dovere, dignità, Costituzione, Repubblica, Parlamento, giovani, lotta, lavoro, ambiente e, in ultimo, la parola compito.

Il Presidente ha insegnato una grande lezione: quanto sia necessario a volte saper dire di “No” con la giusta determinazione, ma saper dire “Sì” se necessario con la giusta umiltà. Quanto sia indispensabile costruire una classe politica seria, competente, laboriosa, che si fondi sui valori di una democrazia europea e su una capacità di costruire percorsi, alleanze, strategie per perseguire con la tenacia più profonda e coerente gli obiettivi utili al bene della collettività.

Esiste un vuoto generazionale ormai sotto gli occhi di tutti tra i cinquantenni e i settantenni/ottantenni. Un “buco dell’ozono” che si ingrandisce giorno dopo giorno mentre noi stiamo lì a guardarlo. Essi, i Leoni degli anni Quaranta e Cinquanta, sono forti nel corpo e nello spirito, hanno vissuto il dopoguerra e partecipato alla ripresa del Paese, posseggono doti di lucidità, equilibrio, determinazione e il senso delle cose della vita. Hanno un’aura che coinvolge e avvolge facendo sentire al sicuro chi gli sta accanto, credono in un modo concreto e fattivo di costruire le cose. Sono magnifici e magici, ma una pecca esiste anche in loro: non aver voluto o potuto creare una classe dirigente di cinquanta/sessantenni che potesse sostituirli. Da dare hanno ancora molto e gli appalusi a Mattarella di un Parlamento in piedi anche da parte dell’opposizione ne è la dimostrazione. Senza voler generalizzare, Draghi e Mattarella sono la prova provata di questo ragionamento. Ma anche Berlusconi lascerà il partito di Forza Italia allo sbando, senza un leader e deputati e senatori andranno disperdendosi qua e là tra le altre forze politiche.

Così anche in Sicilia, i “grandi vecchi” che hanno gestito e gestiscono ancora se si guardano indietro non troveranno qualcuno che abbia la capacità e la forza di sostituirli in un lontano futuro. La politica nazionale riflette almeno in parte quella regionale, perché si è verificato un salto quantico generazionale a prescindere dalla territorialità.

Ma perché tutto questo, mi chiedo e ci chiediamo noi della generazione invisibile? Abbiamo forse la responsabilità di avere costruito la nostra strada lasciando quel vuoto che è più che evidente? Forse ci siamo occupati delle nostre cose senza occuparci della Cosa pubblica? O forse l’impresa di competere con i grandi vecchi era troppo ardua, nessuno spazio ci è stato dato e nessuno sforzo per conquistarlo abbiamo fatto? E i magnifici settanta/ottantenni hanno la responsabilità di credere ancora, senza la pausa di un respiro, nella propria forza e nel proprio destino. Hanno avuto poca fiducia nelle generazioni di mezzo, che vivono a metà tra l’essere e l’avere, tra il compiuto e l’incompiuto, tra la libertà di pensiero e la dipendenza dalla parola. Infine, seppur felici del risultato del combinato disposto Mattarella-Draghi, vista la qualità dell’uomo e del politico, abbiamo consapevolezza che la politica dei cinquanta/sessantenni ha fatto una pessima figura, ha bruciato e umiliato nomi di persone capaci, con ruoli istituzionali fondamentali. Ha giocato al bluff senza saper bluffare. Si deve ripartire dalle parole del Presidente, iniziando dal DOVERE e finendo col COMPITO. Il Dovere di realizzare il Compito assegnato.

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