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La politica, la musica, la ruota, i moti del mare

La politica, la musica, la ruota, i moti del mare

Armonia nella politica, tra metafore musicali, consenso elettorale e responsabilità dei partiti nel confronto interno.

Ogni volta che si verifica una qualche polemica tra esponenti politici della stessa coalizione, ripenso a una similitudine cui feci riferimento alcuni anni addietro in un mio intervento svolto durante uno dei tanti congressi cui ho partecipato nella mia vita. Si trattava di congressi in cui si sviluppavano, e in alcuni casi si contrapponevano, tesi che avevano a che vedere con le politiche del Governo, con le scelte economiche, con quelle energetiche, con quelle fiscali, ecc… Che tuttavia venivano esposte con grande rispetto verso quelle che erano le posizioni opposte o comunque diverse e soprattutto con una certa armonia nell’ambito di quelli che erano gli ideali comuni.

Politica e musica: la metafora dell’armonia

Ecco, desidero riferirmi soprattutto all’armonia per sviluppare una similitudine, che può apparire fuori luogo, ma che non lo è affatto, tra la musica e la politica. La musica è l’espressione di sette note, tutte differenti l’una dall’altra, di cinque semitoni, anch’essi differenti tra loro, di una serie di ottave, ma anche di tempi: allegro, allegro ma non troppo, lento, andante con brio, ecc… Ebbene, nonostante la musica rappresenti l’insieme delle differenze di cui si è detto, essa diventa unica grazie all’armonia, attraverso la quale le sette note, i cinque semitoni, le numerose ottave ed i vari tempi riescono a stare insieme, esprimendo un brano completo, che è l’unica cosa che conta ai fini del risultato finale. Quel brano, poi, può riscuotere successo o meno, può essere arrangiato in un modo o nell’altro, ma ha una sua originalità che non offende nessuna delle sue componenti, siano esse note, ottave, tempi o altro.

Le stonature della politica senza armonia

Ecco, in politica bisognerebbe trarre spunto proprio dalla capacità di armonizzare le varie componenti per produrre un brano, esattamente come accade con la musica. Purtroppo, però, non sempre questa magia si realizza, non sempre si riesce a produrre armonia ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti: solenni stonature. A quel punto conta poco se si è rappresentato una nota, un semitono, un tempo, uno stile, un arrangiamento, o altro, perché il risultato non sarà un’armonia, ma un grande incomprensibile e fastidioso chiasso.

Consenso politico e cicli: la metafora del mare

C’è un’altra similitudine che mi è capitato di fare in passato, anch’essa durante uno dei tanti congressi ai quali ho avuto modo di partecipare. Si tratta del paragone tra i cicli del consenso politico e il moto dei mari. Anche questo esempio potrebbe apparire azzardato, ma come vedremo non lo è affatto. Il consenso politico, come il mare, ha delle proprie fasi che dipendono da tanti fattori: il contenuto ideale, il successo delle scelte che vengono compiute, il carisma dei leader, l’organizzazione, gli errori che vengono compiuti, ecc… Come accade nel moto dei mari, il consenso politico va e viene e per provare a conservarlo, onde evitare che si abbassi eccessivamente, bisogna costruire dei contenitori capaci di riempirsi quando le onde arrivano, ma facendo in modo che essi possano trattenere un po’ d’acqua, ovvero di consenso, quando l’onda affronta la fase della risacca. In politica i contenitori possono assumere le forme più disparate: quella di organizzazioni collaterali, di natura sportiva, ricreativa o sindacale, quella di centro studi, quella di organi di informazione, ecc…

Fidelizzazione e strutture politiche

Qualunque sia la loro forma sostanziale, i contenitori politici servono a trattenere consenso ed a creare fidelizzazione. Non comprendere questa sorta di regola può essere davvero pericoloso, come dimostrano i cali repentini dei consensi di molti “partiti” che non hanno mai badato a costruire simili contenitori.

Politica e visione: non girare su se stessi

C’è un’ultima similitudine che desidero ricordare e che fa riferimento alla stagione politica che stiamo attraversando. Essa trae origine da un verso di una canzone di Claudio Rocchi, un cantautore della mia generazione, che dice: “Quando vivi tu sei un centro di ruota e i tuoi raggi sono raggi di vita. Puoi girare solo intorno al tuo centro o puoi scegliere di correre e andare”. Non credo che per comprendere queste parole e la relativa similitudine servano particolari spiegazioni, basta dire che la politica non deve commettere l’errore di girare su se stessa, in maniera spesso autoreferenziale o peggio, ma deve compiere costanti spostamenti in avanti nella direzione voluta, cioè deve percorrere tratti di strada utili ai fini del raggiungimento di un determinato obiettivo prefissato.