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La politica, purtroppo, da nobile a decaduta

La politica, purtroppo, da nobile a decaduta

Disinteresse per Cosa pubblica

Robert L. Stevenson (1850-1894) scriveva: “La politica è forse l’unica professione per la quale non si considera necessaria alcuna preparazione specifica”. Infatti, per candidarsi, basta sapere leggere e scrivere. Guillermo Puerto sosteneva: “Ingannò senza mentire, cioè fece politica”. Per i greci la politica era: “L’arte di guidare, reggere e correggere la Polis”.
Riportiamo queste brevi citazioni per introdurre quale sia lo stato di coloro che reggono le istituzioni (nazionali, regionali e locali), nonché quell’enorme coacervo di enti pubblici e di società a controllo pubblico o in house pubblico e così via elencando, dentro cui lavorano 3,2 milioni di italiani.
All’interno di questo popolo vi sono persone di grandissimo valore, di principi e rettitudine ineccepibili e di grande capacità. Purtroppo, però, la maggior parte di esse non ha i requisiti elencati. Ed è preoccupante che proprio il personale politico non abbia bisogno di nessuno dei requisiti che sarebbero necessari a persone di alto livello, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

Astensionismo e sfiducia: le conseguenze della cattiva politica

La più vistosa conseguenza è l’astensione dal voto della maggioranza degli aventi diritto.
Scusate se battiamo su questo tasto nuovamente, ma è proprio la carenza, anche culturale oltre che professionale, dei responsabili delle istituzioni che crea una grande sfiducia nella popolazione e consente ai gruppi di potere, affamati, di depredare le risorse pubbliche attraverso mazzette, atti corruttivi, prebende non dovute e altre risorse. Con la conseguenza ulteriore che cittadine e cittadini meno abbienti soffrono sempre di più.
È infatti noto che la ricchezza del Paese si sposta sempre di più verso l’alto, concentrandosi in un numero di soggetti sempre minore. In tal modo si tradisce il principio costituzionale sancito dall’articolo 53, che prevede la redistribuzione equa della ricchezza, riducendo così il numero dei poveri e dei meno abbienti, cioè riducendo le disuguaglianze.
Quando i rapporti pubblici parlano di aumento di Pil del Paese ci ricordano la parabola dei due polli di Trilussa: se una persona mangia due polli al giorno e un’altra zero, le due persone mangiano un pollo al giorno a testa in media. Ecco la distorsione della statistica secondo Trilussa.

Disuguaglianze sociali, informazione e concentrazione della ricchezza

La tecnologia e la ricerca medica producono un forte avanzamento della qualità media della vita della Popolazione, però tale avanzamento non è proporzionato a tutto il Popolo perché, anche in questo caso, vi sono fasce sociali che progrediscono più rapidamente di altre in base al reddito: i ricchi si arricchiscono, mentre i poveri si impoveriscono.
Per evitare questo gap fra le fasce sociali servirebbe un’azione forte da parte delle istituzioni di tutti i livelli, che, invece, non se ne occupano o quasi, con la conseguenza che tale divario aumenta.
Di fronte a questo fenomeno di concentrazione della ricchezza e di aumento della povertà della massa dei cittadini, non sentiamo elevarsi, come dovrebbe essere, la voce dell’Informazione, la quale, appunto, dovrebbe informare tutti spiegando i fenomeni e chiedendo un intervento attivo delle persone. Mentre avviene il contrario, perché ognuno pensa a se stesso, ai propri affari e si disinteressa della Cosa pubblica, favorendo così coloro che la usano a proprio beneficio.

Media, fake news e perdita di spirito critico

Lo scenario descritto consente a coloro che “posseggono” i mezzi di comunicazione di fare ingoiare alla cosiddetta “massa” qualunque cosa. Per cui le notizie false aumentano di numero e di intensità, anche perché la gente comune diventa sempre più credulona e sempre meno colta, anche a causa di una riduzione delle risorse economiche verso quelle attività culturali che permettono di sviluppare uno spirito critico.
Infatti, per capire quali siano le verità rispetto alle falsità bisogna avere molto sale in zucca, oltre che possedere conoscenze e capacità di discernimento.

Una riflessione finale tra disincanto e speranza

Assistere, come me che ho ottantacinque anni, al decadimento della nostra società, crea un enorme dispiacere. Beninteso, vi sono anche tante cose positive: il benessere generale è aumentato; il Paese ha una visibilità a livello mondiale e ricchezze culturali, paesaggistiche e artistiche sempre più desiderate a livello mondiale; molti giovani mostrano la voglia di impegnarsi per la Comunità e così via.
Un po’ di ottimismo non guasta, anche perché domani è Natale.
Auguri a tutte e a tutti!