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giovedì 25 Marzo 2021

Non aprite quella porta era il titolo di un film horror. I coraggiosi, perché di coraggio oltre che di senso del dovere si tratta, magistrati di Caltanissetta, quella porta l’anno aperta.

Non aprite quella porta era il titolo di un film horror. I coraggiosi, perché di coraggio oltre che di senso del dovere si tratta, magistrati di Caltanissetta, quella porta l’hanno aperta. E vi hanno trovato il solito orrore che inquina da sempre la nostra non bellissima, per colpa nostra, isola. Dalla prima inchiesta su Montante, arrivata alla prima condanna a 14 anni per associazione a delinquere, si è passati all’inchiesta Bis, Montante e politica, ed oggi ter, con il fascicolo sull’ex senatore Lumia.

Nella ter troviamo l’innominato, il senatore della Porta Accanto,
l’idolo dell’antimafia nazionale, l’Amico di tanti, per fortuna non tutti,
magistrati, il Senatore Beppe Lumia.

Perché senatore della Porta Accanto? Perché era il volto del
potere amicale, che puoi trovare bussando alla sua porta, quella di un luogo in
cui c’era non solo la luce dell’onestà, ma anche del contatore allacciato
abusivamente, a sua insaputa.

La Porta Accanto è anche quella del corridoio che arriva
direttamente alla stanza del potere, la stanza del Presidente della Regione,
saltando trafile e occhi indiscreti. Era il corridoio in cui i comunisti, senza
essere visti, arrivavano al potente di turno DC per conferire. Era il corridoio
frequentato in particolare da Michelangelo Russo.

Ed era quella utilizzata dal Senatore Innominato, soprattutto
nelle riunioni pre giunta.

Tanto innominato non è, visto che la commissione antimafia
regionale ha verbalizzato il suo nome decine di volte nelle sue audizioni.

Il Senatore ha fatto e disfatto governi e carriere negli
ultimi lustri in Sicilia. Questo sistema ha dato patenti di onestà ad alcuni ed
ha mascariato altri, quelli che non gli stavano a genio, quelli che non si
facevano intimidire.

Ma la sua forza di pressione in cosa si differenziava da
quella di coloro che a parole combatteva?

La mafia mette in pericolo la vita delle persone, il sistema
in cui erano, a detta degli inquirenti, coinvolti Montante e Lumia, metteva in
pericolo o santificava la dignità degli esseri umani che entravano nella loro
orbita. Decidevano sulla esistenza in vita di carriere professionali o
politiche.

In questa rete sono finiti molti pesci, stando alle
intercettazioni ed alle risultanze processuali. Fior di alti ufficiali degli
apparati di sicurezza dello Stato, fino ai vertici superiori, tanti magistrati
plaudenti e deferenti, tanta politica, tante categorie sociali.

Ma c’era anche chi diceva no e per questo veniva intimidito
o infangato.

Io, nel mio piccolo, nel periodo in cui ho avuto l’onere e
l’onore di rappresentare istituzionalmente la Regione, ho detto no. Ricordo
perfettamente il momento, la stanza. Ricordo perfettamente il senatore e la
porta accanto. Ricordo perfettamente le richieste che mi venivano fatte ed i
miei rifiuti. So perfettamente che questo sistema non mi riteneva affidabile alle
sue logiche ed era contrario al mio ingresso in giunta. Ci furono conciliaboli
e riunioni di maggioranza, addirittura, per impedire la mia nomina nella giunta
regionale.

E come me hanno detto no diversi altri. Forse ancora troppo
pochi per risollevare la dignità dell’isola dalla coltre del ricatto e della
“mafiosa” prepotenza.

Giovanni Pizzo

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