Home » Askanews » La “remise en cercle” dietro il “Pierre Blue” di Chartron et Trébuchet

La “remise en cercle” dietro il “Pierre Blue” di Chartron et Trébuchet

La “remise en cercle” dietro il “Pierre Blue” di Chartron et Trébuchet

Un nuovo Crémant de Bourgogne in bottiglie numerate

Milano, 7 dic. (askanews) – Dietro il Crémant de Bourgogne “Pierre Bleue” di Chartron et Trébuchet non c’è solo il debutto di una nuova cuvée ma un insieme di elementi tecnici e territoriali poco diffusi in questo segmento: una pratica di assemblaggio come la “remise en cercle”, un richiamo diretto alla natura geologica dei suoli da cui proviene, l’uso della barrique nella base spumante e la scelta di numerare ogni bottiglia. Il nome “Pierre Bleue” deriva dai terreni scistosi dell’area di Leynes, nel Maconnais, dove sono situati i vigneti di Chardonnay selezionati per la cuvée. Suoli metamorfici a matrice argilloso minerale, caratterizzati da tonalità blu-grigie e citati come tratto distintivo del profilo del vino. L’uso esplicito del riferimento geologico nel nome della cuvée segue una tendenza crescente in Borgogna, dove l’evocazione del suolo diventa sempre più parte del racconto enologico.

Dal punto di vista produttivo, la cuvée nasce da una selezione dei mosti ottenuti dalla prima pressatura, il cosiddetto cuore della cuvée, che viene poi vinificato in barrique. È un dettaglio non comune nel mondo dei Crémant, solitamente legato alla vinificazione in acciaio, e viene richiamato dalla maison come fattore che contribuisce alla struttura e alla complessità della base spumante prima dell’affinamento sui lieviti. L’aspetto più specifico del progetto è però rappresentato dalla tecnica del “remise en cercle”, l’assemblaggio della cuvée dell’annata con una parte proveniente da annate precedenti, conservate sur lattes con almeno sessanta mesi di affinamento. Il metodo rientra nella logica delle riserve perpetue e permette di introdurre nella cuvée una memoria del tempo, mantenendo continuità stilistica e aggiungendo profondità aromatica. Dopo l’assemblaggio, l’affinamento prosegue in bottiglia per altri trenta mesi.

La numerazione delle bottiglie introduce invece un tema tra tracciabilità e collezionismo. Ogni esemplare è numerato, l’edizione è limitata, un’impostazione che negli ultimi anni si è diffusa nel mercato delle microselezioni francesi, dove l’identificazione univoca della bottiglia risponde sia a esigenze di controllo sia all’interesse di un pubblico collezionista.

Chartron et Trébuchet accompagna il lancio del “Pierre Bleue” con una descrizione che richiama le caratteristiche tipiche della zona: freschezza, finezza del perlage e note che spaziano dagli agrumi alle sfumature derivanti dall’affinamento sui lieviti. Anche in questo caso il racconto si mantiene nel solco delle pratiche adottate dalla maison, che da tempo lavora su cuvée destinate a una distribuzione internazionale.

Chartron et Trébuchet opera dal 1984 nella zona del cosiddetto Triangolo d’Oro della Cote de Beaune, tra Meursault, Puligny Montrachet e Chassagne Montrachet, dove la produzione di Chardonnay rappresenta una delle tradizioni più radicate della Borgogna. La maison, nata dalla collaborazione tra Jean René Chartron e Louis Trébuchet, combina attività di vinificazione e selezione di uve provenienti da diversi terroir della regione, secondo un modello che unisce la dimensione del produttore a quella del négociant. Le informazioni disponibili indicano una gamma oggi molto ampia, che comprende bianchi, rossi e Crémant, distribuiti anche sui mercati internazionali.

Foto di Michel Joly