Il Rabbino Scialom Bahbout, già Rabbino capo di Napoli e del Sud Italia, oggi Rabbino della Comunità Ebraica di Catania, con una recentissima lettera indirizzata al sindaco del capoluogo campano Gaetano Manfredi, ha comunicato di rinunciare alla cittadinanza partenopea, a suo tempo ricevuta, e accolta con spirito di orgoglio e responsabilità. Il Rabbino, a chiarimento del suo gesto, ha ricordato che, al momento del conferimento, Napoli appariva come una realtà urbana che si affacciava al Mediterraneo con quel ruolo centrale che da sempre aveva avuto, propensa alla tolleranza e alla pacificazione, ricca di cultura e di meriti che la storia le riconosce, tra i quali quella di essere insorta, quando il secondo conflitto mondiale volgeva verso la conclusione, con le sole forze della propria gente, in occasione delle sue gloriose quattro giornate, riuscendo a liberarsi dalla oppressione nazifascista. Ha precisato ancora il Rabbino che in un recente Consiglio, presieduto dal sindaco Manfredi, è stato deliberato di promuovere il boicottaggio contro lo Stato d’Israele, unica democrazia del medio oriente, che combatte una guerra contro forze oscurantiste.
Il religioso ha evidenziato come, con certe scelte, il rischio sia quello di sostenere, indirettamente, organizzazioni criminali e terroriste. Realtà che hanno i medesimi scopi e metodi di quegli oppressori che la popolazione ha combattuto nel 1943, insorgendo allo scopo di cacciarli. Una rinuncia certamente sofferta e meditata, ma sostenuta dal sincero convincimento che – così facendo – si persegua l’opposto di quei valori di Libertà, Giustizia e Verità per i quali, la città di Napoli, è stata insignita della Medaglia d’oro. Con il boicottaggio di Israale, il rischio è quello di porsi a difesa di disvalori che non possono essere ritenuti compatibili con la civiltà occidentale e da cui, necessariamente, occorre prendere le distanze.
Chiunque voglia vedere nell’abdicazione del Rabbino un fatto di carattere esclusivamente personale, non è nel giusto, giacché vanno sconfessate pubblicamente tutte quelle iniziative che poi hanno come effetto una ricaduta sulla collettività intera o su una parte di essa. Il Rabbino Bhabout, con questo suo gesto, oggi è voce di tutti coloro che, anche se autorevoli esponenti del mondo della cultura e dell’arte, al dilagante antisemitismo oppongono un angosciato silenzio, perché non accettano una narrazione che attribuisce ogni colpa e ogni male allo Stato ebraico, al suo governo ed al suo esercito.
Questo popolo di silenziosi, facendo proprie, nello spirito, le parole del Salmo 137 , quando gli Ebrei, dopo la caduta di Gerusalemme del 587 a. C., erano stati deportati in terra di Babilonia ed in segno di dissenso avevano appeso le loro cetre ai salici che crescevano ai margini dei fiumi, per negare di intonare versi che potessero deliziare l’ascolto degli oppressori, oggi sono grati al Rabbino Bahbout.

