La violenza contro le donne è inaccettabile e che la società intera deve lavorare per garantire pari diritti, sicurezza e rispetto, indipendentemente dal genere
Nei giorni scorsi, in tutta Italia, migliaia di studenti hanno manifestando nelle scuole contro la violenza sulle donne, indossando un indumento o un accessorio di colore rosso. Il messaggio è che la violenza contro le donne è inaccettabile e che la società intera deve lavorare per garantire pari diritti, sicurezza e rispetto, indipendentemente dal genere. I casi di femminicidio nel 2024 in Italia sono, ad oggi, 99. Un numero sconcertante, che ci ricorda quanto questo problema sia urgente e diffuso. A ciò si aggiungono violenze fisiche, psicologiche, domestiche, sessuali, emotive, economiche e digitali.
Qui a Catania i racconti sono quelli che si ascoltano ovunque: partner che fanno uso di stupefacenti o abusano di alcolici, e sfogano il loro malessere personale su quella che dovrebbe essere l’amata compagna di vita, e i suoi familiari. Le ragioni più banali, come per esempio un’uscita con le amiche, si trasformano in occasione di lite e violenza. Quella domestica che non si limita solo agli atti fisici: spesso include il controllo. Come quando si costringe la donna a rimanere a casa, isolandola dal mondo esterno.
La violenza psicologica invece, avviene attraverso minacce, stalking, manipolazione, ingiurie, svalutazioni, che minano l’autostima e la salute mentale della vittima. Per non dimenticare la violenza sessuale, una violazione dell’intimità e del corpo della donna. Brucia forte il ricordo di Vanessa Zappalà, di 26 anni uccisa nel 2022 da suo ex fidanzato, Giovanni Rizzo, che non accettava la fine della loro relazione. Questa vicenda, che ha suscitato grande attenzione mediatica, ha messo in evidenza quanto sia importante dare ascolto alle vittime di abusi per fermare queste tragedie.
Abbiamo chiesto a Viviana Lombardo, assessore del Comune alle Pari Opportunità, alle Politiche Giovanili e ai Beni Confiscati, quali siano le iniziative per il contrasto alla violenza sulle donne che il Comune di Catania ha posto in atto finora. Il Comune ha messo a disposizione delle associazioni alcuni beni confiscati alla mafia, per creare spazi dedicati a sportelli di ascolto psicologico per le donne in stato di bisogno, ma anche per veri e propri rifugi in cui le donne vittime di violenza possono vivere insieme ai propri bambini per sfuggire al loro carnefice. “Si tratta di una piaga sociale purtroppo trasversale che coinvolge tutti gli strati della nostra società” ci ha detto, ma – oltre a intervenire sulle emergenze – si spera che “piccoli passi, come anche Inaugurare le panchine rosse, le pensiline rosse, e parlare apertamente di questo tema in ogni ambiente, possa portare, nel futuro, a vedere una diminuzione dei numeri che, purtroppo, la cronaca ogni giorno ci rassegna”.
Le politiche scolastiche contro la violenza sulle donne, possono essere un modo efficace per prevenire il fenomeno. La scuola, infatti, è un ambiente in cui si formano le idee e le convinzioni degli studenti, e dove possono essere promossi valori come il rispetto, la parità di genere e l’empatia. Insegnare fin da giovani l’importanza di relazioni basate sul rispetto reciproco tra i sessi può prevenire comportamenti violenti. Insegnare il concetto di “consenso”, specialmente in relazione alla sessualità e alle relazioni affettive, è fondamentale per prevenire la violenza. Nell’I.O.S. Pestalozzi, nell’ultimo quinquennio, si sono tenute conferenze ed incontri, anche aperti alle famiglie, che hanno visto protagoniste le mamme di Giordana e di Laura, due ragazze Catanesi uccise “per amore”, rispettivamente dall’ex e dal padre.
Un operatore del N.U.E. 112 ha illustrato le peculiarità dell’APP “112 Where Are U”. È stata anche allestita una panchina rossa, in memoria delle vittime di violenza di genere, nel cortile del plesso centrale. Ma, come ci ha detto la Dirigente dell’Istituto omnicomprensivo, la scuola non deve limitarsi agli incontri istituzionali di sensibilizzazione a tali dolorose circostanze: “L’azione di presa di consapevolezza è continua, quotidiana: avviene in classe, nei corridoi, in palestra”.
Le politiche della scuola dunque possono essere efficaci per prevenire i crimini di cui troppo spesso abbiamo notizia. “La Scuola ha il grande privilegio di poter accompagnare le studentesse e gli studenti in un percorso di formazione umana, prima ancora che culturale – ha risposto Di Blasi -. Nelle giornate che trascorriamo tutti insieme, l’esempio e l’assertività che i docenti lasciano trasparire sono essenziali: si apprende per imitazione”.
Rispetto ai prossimi passi che la scuola dovrà intraprendere insieme agli studenti, la Dirigente ha aggiunto che “è essenziale dare vita a un movimento pacifico di sensibilizzazione. Sarebbe interessante un utilizzo consapevole dei social media, la creazione con gli studenti di spot o campagne mirate, o la divulgazione dei segnali di richiesta di aiuto, come il pollice racchiuso tra le dita o la domanda ‘C’è Agata?’, o ancora la chiamata al 112, per ordinare una pizza. A volte possono salvare la vita”.
Possiamo affermare dunque che per combattere la violenza di genere nella scuola e fuori, in primo luogo è importante la formazione su temi come il rispetto, il consenso e le relazioni sane e offrire spazi sicuri in cui parlare apertamente dei propri problemi. Solo con l’impegno di tutti, studenti, insegnanti, famiglie e comunità, si può davvero combattere la violenza di genere.
Annarita Arena, Rosy Battaglia, Virginia Caruso, Natalia Gerbino
I.O.S. “Pestalozzi” di Catania