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La Sicilia e il turismo

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La Sicilia e il turismo

Giovanni Pizzo  |
domenica 05 Giugno 2022

Da noi la notizia del blocco dei treni ci ha lasciato indifferenti. Anche perché il siciliano ormai ritiene, e spesso a ragione, che la sua classe dirigente non conti nulla

Che la Sicilia, con l’enorme bellezza e cultura che ha, sia vocata al turismo è certo. Che ai siciliani, di qualunque estrazione, piacciano i turisti molto meno. La notizia è che i treni, tra cui l’incomprensibile Freccia Bianca, tra Palermo e Catania sono sospesi. Le Ferrovie dello Stato hanno deciso ora di fare i lavori di ammodernamento e ristrutturazione della rete su quel tratto quest’estate.

Abbiamo trascorso due anni di Pandemia con perdite rilevanti sul turismo ed ora, quando si prevede una ripresa, blocchiamo i trasporti. Qualcuno penserà che vogliamo favorire il gommato, ma non è così. Gli autobus a causa dei lavori a singhiozzo, il contratto di programma per l’adeguamento è di 7 anni fa, dell’ANAS sulla Palermo-Catania ci mettono un tempo infinito, superiore al treno spesso.

E cosa c’entrano i siciliani voi direte? C’entrano, c’entrano. Perché se la stessa cosa si facesse in Emilia Romagna, quelle miti popolazioni si solleverebbero in un moto di ribellione profonda, per loro i turisti sono pane e lavoro. Per noi siciliani, assolutamente improvvidi e autocentrati, sono il pane per alcuni, e gli altri, quelli che non guadagnano direttamente dal turismo, sono quasi contenti che gli operatori del settore vadano in difficoltà. Perché il sentimento prevalente dei siciliani è l’invidia. L’invidia di vedere un albergatore o un ristoratore “arricchirsi”. Come se si arricchisse alle sue spalle. Come se quei guadagni non circolassero poi per tutti. Noi siciliani siamo per il possesso della ricchezza non per la sua circolazione. Per noi Adam Smith è un eretico.

Da noi la notizia del blocco dei treni ci ha lasciato indifferenti. Anche perché il siciliano ormai ritiene, e spesso a ragione, che la sua classe dirigente non conti nulla. Per questo RFI e ANAS ci trattano come noi trattavamo gli Eritrei. Colonia.

È normale essere trattati così. È vero che la Sicilia viene superata da qualunque arcipelago del Mediterraneo riguardo ai flussi turistici, ma forse, anzi sicuramente, è colpa nostra. Possiamo avere un tale degrado rispetto a pulizia delle nostre città, trasporti pubblici, orari di apertura delle attrazioni turistiche?

A questo aggiungiamo che le caratteristiche di orgoglio e presunzione di cui i siciliani sono ampiamente dotati, mal si conciliano con lo spirito di servizio con cui il cliente deve essere servito ed accontentato. Se non gli va bene se ne vada da un’altra parte, pensano anche gli stessi operatori turistici. Noi che siamo i campioni del mondo dell’ospitalità privata nel chiuso delle nostre case,  difettiamo nei pubblici esercizi. Spesso siamo scorbutici o indolenti, disattenti e soprattutto poco furbi, pur pensando di esserlo.

Il turismo è quasi un peso estivo, “ma quando se ne vanno questi che fanno alzare i prezzi dei ristoranti”, che quasi con sollievo cerchiamo di scaricare. Il turismo, soprattutto alla parte pubblica, serve come vetrina, tra fotografi e costosissime manifestazioni a Cannes. Perché i registi amano l’isola questo è risaputo.

Ma loro non vanno in treno, hanno le limousine private, al contrario di quegli scappati di casa di tedeschi ed inglesi che si ostinano a venire qui da noi, nonostante facciamo di tutto per allontanarli.

Ma quando se ne vanno sti stranieri che c’è caldo e mi tolgono l’aria.

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